FROVA, Antonio Giuseppe Nicola
Nacque a Vercelli il 13 giugno 1715 da Carlo Antonio, stimato medico, e da Anna Teresa (Vercelli, Arch. della parrocchia di S. Maria Maggiore, Battesimi, sub die).
Entrò giovanissimo nella Congregazione dei canonici regolari lateranensi, che dal 1460 avevano sede nell'abbazia di S. Andrea in Vercelli; non si conosce però la data della sua professione, e poco si sa anche dei suoi studi. Si può ritenere che abbia svolto quelli superiori a Roma, perché è noto che in quella città strinse amicizia con il canonico E. Amort, il quale vi risiedette dal 1733 al 1735 e iniziò il F. alle ricerche sull'autore dell'Imitazionedi Cristo. Circa la durata di questo soggiorno romano, un manoscritto di G.M. Marchini dei minori osservanti nella Bibl. civica di Vercelli, datato 1762 (v. catal. delle opere del F. in Ordano, n. 86, c. 283), afferma che egli fu insegnante di teologia alla Sapienza, e che soggiornò a Roma molto a lungo; ma già nel 1743 il F. risulta presente a Vercelli nel capitolo di S. Andrea, dove venne definito "lettore", e nel 1749 a Gattinara, nella canonica regolare di S. Pietro, dove alcune fonti sostengono che fosse prevosto, anche se ciò è smentito da documenti. Nel periodo romano era entrato in Arcadia, assumendo il nome di Filadelfo Libico, con il quale firmò alcuni dei suoi lavori.
Dopo il 1762 egli viene citato come "abate privilegiato", titolo che nella sua Congregazione, dopo il concilio di Trento, il capitolo generale accordava ai predicatori di fama, ai maestri dei novizi e ai lettori più qualificati.
Il primo scritto del F. fu la De sacris imaginibus dissertatio (Venetiis 1750), pubblicata a sostegno di un teologo amico, attaccato per aver sostenuto che l'evangelista Luca non era stato mai pittore.
La dissertazione indirizzata all'erudito Giovanni Lami è articolata in due parti: nella prima il F. indagava se nei primi secoli fosse o no consentito il culto delle immagini sacre, pervenendo a una conclusione negativa; nella seconda affrontava il problema se s. Luca potesse essere veramente autore delle immagini mariane che gli erano state attribuite, rispondendo negativamente e ipotizzando che un altro santo di nome Luca, pittore, fosse stato nel Medioevo confuso con lui. Queste tesi, sostenute da uno straordinario apparato erudito e da una minuziosa conoscenza delle fonti, suscitarono interesse: il Lami ne recensì la prima parte sulle Novelle letterarie (nn. 24 e 25 del 1750) con ampie lodi, e la Storia letteraria d'Italia di F.A. Zaccaria ne divulgò la conoscenza (II, Venezia 1751, pp. 41-47; III, ibid. 1752, p. 579). Nel IV volume della Storia letteraria (ibid. 1752, p. 318) apparve qualche critica, che il F. tentò di respingere in una lettera indirizzata al Lami (questi la pubblicò nel n. 19 del 1752 delle Novelle letterarie con il titolo Lettera di Filadelfo Libico all'autore della Storia letteraria d'Italia in risposta alla sua che si trova alla pagina 318 del volume IV…), cui la Storia letteraria d'Italia controreplicò (VII, Modena 1755, p. 399).
Esaurita questa polemica, il F. fu coinvolto in un'altra assai vivace sull'Imitazione di Cristo, fra chi sosteneva che autore di essa fosse Giovanni Gersen e chi ne attribuiva la paternità a Tommaso da Kempis. Stimolato da C. Cagna, abate di S. Andrea dal 1755 al '60, il F. si rivolse all'abate F. Toepsl, prevosto di Polling in Baviera, con una lettera del 6 dic. 1760 che l'Amort, a sua volta decano e bibliotecario di Polling, pubblicò nella sua Deductio critica qui iuxta saniores criticae leges moraliter certum redditur ven. Thomam Kempensem librorum "De imitatione Christi" authorem esse (Augustae Vindelicorum 1761, pp. 260-266).
In questo lavoro il F., sfruttando alcune pergamene del suo archivio abbaziale, fornisce diverse utili argomentazioni alle tesi dell'Amort; in seguito, con altra lettera al Toepsl, dell'11 genn. 1761, arricchì di nuovi documenti e informazioni la difficile ricerca. Contemporaneamente egli aveva sostenuto una ulteriore controversia storico-erudita, questa volta con il canonico vercellese Francesco Innocenzo Fileppi. Questi, provicario della diocesi, in occasione del sinodo tenuto dal vescovo di Vercelli, G.P. Solaro, nel 1749, aveva pubblicato, in appendice agli atti sinodali (Acta Synodi Diocoesanae Vercellensis, Torino 1749, pp. 245-279), una dissertazione sull'antica chiesa vercellese e una cronologia dei primi vescovi (che faceva risalire addirittura a s. Pietro), entrando nel 1754 in vivace contrasto col domenicano P. Triveri e con N. Sormano, dispute che vennero ampiamente divulgate e illustrate dalla Storia letteraria d'Italia (X, Modena 1757, pp. 530 ss.; XIII, ibid. 1758, pp. 363 ss.).
Nel gennaio 1757 un non individuabile Eusebius Apollineus con l'opuscolo Ad amicum Lybicum epistola (Treviri 1757) tirò in ballo il F., sollecitandone il giudizio sulla questione; questi, pur limitando il suo intervento solo all'episcopato più controverso, quello di S. Teonesto, pubblicò, sotto il nome di Filadelfo Libico, la Lettera al sig. canonico teologo Francesco Innocenzo Fileppi diretta, in cui si espongono vari dubbi intorno al vescovato di S. Teonesto il Vercellese da lui sostenuto… (Venezia 1761). Il Fileppi replicò aspramente con la pubblicazione di Lettere al rev.mo p. abate d. Giuseppe Frova in cui si risponde ad alcuni dubbi contro l'episcopato di S. Teonesto vercellese… (Lucca 1761), cui il F. a sua volta oppose una Lettera apologetica in risposta alle due a lui dirette dal sig. can. teologo priore Innocenzo Fileppi (Novara 1762), seguita da una Lettera terza in risposta… del Fileppi (Lucca 1762).
Entrambi i contendenti fecero uso di dottrina e di molta erudizione, senza però mai pervenire a una conclusione certa, anche se la critica storica successiva mostrò propensione per l'ipotesi del F. (basata principalmente su prove numismatiche) che si fosse confuso il santo martire vercellese di quel nome, laico e guerriero, con l'omonimo vescovo di Altino.
Nella Miscellanea di opere edite e inedite della Biblioteca civica di Vercelli (ms. 81-86 del catalogo Ordano, cc. 281-284) è conservata una lettera al F. di G.M. Marchini, Rev.mo patri et d.no Josepho Frovae Vercellensi, can.co Lateranensi…, datata 22 ag. 1762, con la quale lo esortava ad approfondire l'indagine sull'autore dell'Imitazione di Cristo attraverso una ricerca sul primo abate vittorino di S. Andrea, il francescano Tommaso Gallo, maestro di s. Antonio da Padova. Poiché anche il gesuita F.A. Zaccaria, di passaggio per Vercelli, aveva pregato il F. di fornirgli notizie e una descrizione particolareggiata del mausoleo di quello stesso personaggio, egli si applicò diligentemente a tale ricerca, scrivendo la Lettera al chiarissimo padre Zaccaria… (in Miscell. di opere edite…, cit., cc. 285 ss.) che venne poi pubblicata postuma a Vercelli nel Diario vercellese, diocesano, provinciale e statistico per l'anno 1846 (pp. 210-233).
Comunque l'opera edita più organica e soddisfacente del F., ancora firmata Filadelfo Libico, resta Gualae Bicherii presbyteri cardinalis S. Martini in Montibus vita, et gesta (Mediolani 1767).
In essa egli difende il cardinale, fondatore dell'abbazia e ospedale di S. Andrea, dall'accusa di "tendenze antiromane" rivoltagli da Ettore Boezio e da Matteo Parisio, servendosi di tutte le fonti che gli riuscì di raccogliere, anche con la collaborazione di G.A. Irico e dei già citati confratelli di Polling, ma soprattutto valendosi dei documenti originali dell'archivio di S. Andrea. Il testo latino del F. venne tradotto in italiano dal conte G.M. Olgiati (nn. 90 e 91 del citato catalogo Ordano).
Vi sono fondati motivi per ipotizzare che anche l'adespoto Sommario o indice dell'Archivio et monastero di S. Andrea di Vercelli ordinato l'anno 1769 esistente nell'Archivio del capitolo del Duomo sia opera del Frova. Potrebbe, infatti, rappresentare il lavoro preparatorio di un'ampia storia di quell'abbazia cui egli si dedicò alacremente dal 1777 al 1794, parte di un disegno ancora più ambizioso, e cioè delle Memorie per la storia della città di Vercelli, delle quali nella Biblioteca civica sono conservati molti frammenti e una prima stesura (ms. 86, cc. 7r-229r, del cat. Ordano). Molti dei manoscritti originali furono sfortunatamente dispersi nel 1798, quando l'8 marzo i canonici lateranensi vennero soppressi a Vercelli, e il convento di S. Andrea venne poco dopo trasformato dalle truppe francesi in quartiere militare.
Il conte G.M. Olgiati e l'abate G. Belgrano riuscirono a recuperare copie di molti di quei manoscritti, che oggi costituiscono tre volumi al n. 87 del catalogo citato (I, proemio e Memorie fino all'anno 1191; II, dal 1192 al 1214; III, dal 1215 al 1244), mentre altri due volumi, donati per testamento da C. Dionisotti nel 1899, rappresentano il ms. n. 88 (I, fino al 1209; II, dal 1210 al 1244). La Biblioteca Agnesiana, infine, ne possiede un'altra copia in quattro volumi intitolati Annali vercellesi, ceduti alla raccolta Gorini dall'avvocato P. Stroppa (I, fino al 1167; II, dal 1168 al 1194; III, dal 1195 al 1202; IV, dal 1203 al 1210).
Nonostante la frammentarietà e l'incompletezza questo lavoro del F. rappresenta un notevole progresso nella storiografia di quella parte del Piemonte, apprezzato da molti storici successivi, sia per il rigoroso metodo critico impiegato nell'esame dei documenti, di cui fornisce sempre la collocazione, il testo, la traduzione e un commento, sia per la straordinaria conoscenza delle fonti antiche e per la diligenza nello spoglio di esse.
La nomina ad "abate privilegiato" aveva dato al F. maggior agio di dedicarsi agli studi, ma un decreto della congregazione dei Vescovi e regolari emanato in Roma il 4 genn. 1771 gli concesse una libertà di movimento ancor maggiore, consentendogli di uscire dalla sua Congregazione per vivere all'esterno, come un membro del clero secolare, sia pur con alcune limitazioni; tale situazione durò tuttavia solamente per tre anni, dopo i quali egli riprese il suo posto tra i canonici lateranensi.
Frattanto il F. aveva assunto l'impegnativo incarico di direttore spirituale e confessore delle domenicane di S. Margherita, per incarico delle quali nel 1781, in occasione di una visita a Vercelli dei reali di Sardegna, compose le iscrizioni latine esposte per i festeggiamenti. Nel 1782 fu eletto "abate di governo" a S. Andrea, e lo rimase fino al 1788. In quegli anni partecipò alle dispute contro i giansenisti, schierandosi apertamente contro le tesi del sinodo di Pistoia del 1786, con una lettera indirizzata A mons. S. de Ricci vescovo di Pistoia e Prato, Dissertazione intorno al sinodo del medesimo (ms. n. 86 del catalogo cit., cc. 369r-409r).
Il F. morì a Vercelli il 25 giugno 1796.
Fonti e Bibl.: Oltre ai manoscritti conservati nelle biblioteche Civica, Agnesiana e Capitolare di Vercelli citati nel testo, v. Novelle letterarie di Firenze, V (1744), coll. 273-276; XI (1750), coll. 369 s.; XII (1751), coll. 291 s.; XXIII (1762), col. 378; XXVII (1766), col. 761; G.B. Piacenza, Dissertazione settima, sopra l'error popolare che s. Luca fosse pittore, in F. Baldinucci, Notizie de' professori di disegno…, II, Torino 1770, p. 119; Ragguaglio delle cose più singolari fattesi nella città di Vercelli per l'arrivo degli augusti sovrani…, Vercelli 1781, pp. 12 s.; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, IV, Milano 1823, pp. 85, 124; G. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, III, Torino 1824, pp. 191 s.; L. Bruzza, Sugli storici inediti vercellesi, Vercelli 1844, pp. 13 ss.; G. Casalis, Dizionario geografico, storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, XXIV, Torino 1853, p. 585; C.E. Arborio Mella, Cenni storici sull'abbazia di S. Andrea, Torino 1856, p. 111; C. Dionisotti, Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella 1862, pp. 124 ss.; R. Pasté, L'abbazia di S. Andrea in Vercelli, Vercelli 1907, pp. 398-401; A.C. Jemolo, Il giansenismo in Italia…, Bari 1928, p. 232 e n.; C. Calcaterra, Il "nostro imminente Risorgimento", Torino 1935, p. 114; E. Crovella, Teonesto santo martire a Vercelli, in Bibliotheca sanctorum, XII, Roma 1969, coll. 358 s.; R. Ordano, I manoscritti della Biblioteca civica di Vercelli, Torino 1974, pp. 47-50; M. Capellino, G.A. F. abate di S. Andrea, Vercelli 1982; Biogr. universale, XXII, pp. 339 s.; Nouvelle biographie générale…, XVIII, p. 954.