GIUGLINI, Antonio
Nato a Fano tra il 1826 e il 1827, non si hanno notizie della sua famiglia. Intraprese gli studi musicali sotto la guida di F. Cellini a Fermo, ove fece parte della cappella della chiesa metropolitana, in quel periodo tra le più rinomate della penisola. Dotato d'una bella voce tenorile, esordì in teatro a Fermo nel 1849 in un'opera non precisata; il 26 dicembre di quell'anno si presentò al teatro Comunale di Bologna ne La vestale di F.S. Mercadante (Decio), quindi, in gennaio, in Un'avventura di Scaramuccia di L. Ricci. Dopo essersi esibito a Mantova e al teatro S. Benedetto di Venezia, nel dicembre 1850 ottenne una scrittura per il Poliuto di G. Donizetti, rappresentato alla Pergola di Firenze. Nel 1852 si esibì a Lucca e, in autunno, al teatro Argentina di Roma, protagonista nel Buondelmonte di G. Pacini. I successi riportati gli valsero nuovamente una scrittura per il teatro Comunale di Bologna, dove interpretò il ruolo del duca di Mantova nel Rigoletto di G. Verdi (26 dic. 1852), presentato con il titolo di Viscardello, accanto a Virginia Boccabadati; fu quindi Elvino in una non fortunata edizione de La sonnambula di V. Bellini (18 genn. 1853).
Nel 1853 si esibì al teatro S. Carlo di Napoli nella Linda di Chamounix di Donizetti (16 maggio), con grande consenso di pubblico e di critica, cui fecero seguito l'Alina, o La spregiata di G. Braga (7 agosto), e il Don Checco di N. De Giosa (7 settembre). Non si hanno notizie circa la sua attività artistica nel 1854. Lo ritroviamo nell'autunno del 1855 al teatro della Canobbiana di Milano ne La favorita di Donizetti (12 settembre), e ne I puritani e i cavalieri di Bellini (29 settembre) che riscosse grande successo; quindi ne La sirena di L. Rossi (11 ottobre); con Gli ugonotti di J. Meyerbeer, allestita il 6 novembre, si concluse il contratto con la Canobbiana. Quest'ultima opera ebbe un successo senza precedenti, e contribuì ad accrescere la fama del G. che, nel marzo 1856, si esibì al Carlo Felice di Genova nella Lucia di Lammermoor di Donizetti, per passare poi al teatro alla Scala di Milano, ove inaugurò la stagione quale protagonista nella prima rappresentazione assoluta del Sordello di A. Buzzi (26 dic. 1856). L'esito dell'opera fu mediocre, ma il G. si riscattò nei panni di Manrico ne Il trovatore di Verdi, andato in scena il 6 genn. 1857 con un successo trionfale. Seguì, nella stessa stagione alla Scala, L'elisir d'amore di Donizetti (9 febbraio, Nemorino), e Gli ugonotti (15 febbraio, Raoul); quindi concluse la stagione quale protagonista nella prima rappresentazione dell'opera Pergolesi di S. Ronchetti-Monteviti (16 marzo).
Consacrato dai successi scaligeri, il G. fu scritturato dal Her Majesty's Theatre di Londra, ove esordì il 14 apr. 1857 come protagonista ne Lafavorita. Al ritorno in Italia nel 1858, fu al teatro Comunale di Trieste per Lucia di Lammermoor, I puritani e La sonnambula. Nel 1860 tornò alla Scala ancora per La favorita (24 gennaio), con rinnovato successo, e ne La sonnambula (29 marzo).
Nello stesso periodo si cimentò anche nella composizione: il 26 febbraio dello stesso anno fu eseguito alla Scala, alla presenza di Vittorio Emanuele II, l'inno Il grido d'Italia, su parole di M. Marcello. Tornato a Londra nel 1861, fu Riccardo alla prima londinese di Un ballo in maschera di Verdi, allestito al Lyceum Theatre, quindi, dopo varie apparizioni in teatri italiani, nel 1863 fu nuovamente al Her Majesty's Theatre, ove cantò nel Faust di Ch. Gounod, e nel 1864 in Dielustigen Weiber von Windsor di O. Nicolai e nella Mireille di Gounod.
Tra il 1864 e il 1865 si recò a Madrid, e in Russia, a San Pietroburgo, dove cantò al teatro Imperiale con grandissimo successo. Fu durante questo soggiorno che apparvero i primi segni dell'alienazione mentale che lo portò alla morte. I sintomi si manifestarono nuovamente a Londra: ricondotto in patria, fu ricoverato in una casa di salute di Pesaro, ove si spense il 12 ott. 1865.
Il G. fu cantante di grandi meriti, apprezzato soprattutto per lo stile elegante e la presenza scenica. Nonostante talune critiche mosse alla scarsa potenza della voce, gli vennero tuttavia sempre riconosciute ottime doti tecniche e un timbro caldo e soave.
Fonti e Bibl: Notizie e critiche in Cosmorama pittorico, 16 febbr. 1857; L'Italia musicale, 18 febbr. 1857; Gazzetta musicale di Milano, 22 febbr. 1857; H.F. Chorley, Thirty years' musical recollections, London 1862, passim; P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei Reali Teatri di Milano, 1778-1872, Milano 1872, pp. 60 s., 110 s.; Id., La Scala, Milano 1851, p. 86; V. Levi - G. Botteri - G. Bremini, Il Comunale di Trieste, Udine 1962, pp. 1857 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Milano 1964, I, pp. 129 s., 133; II, Cronologia, a cura di G. Tintori, pp. 50, 52; Due secoli di vita musicale. Il teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, p. 75; J.H. Mapleson, The Mapleson memoirs, London 1966, p. 89; G. Pintorno, Le prime, Milano 1982, p. 59; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, p. 319; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1980, I, pp. 220 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 633; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1349 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 217; Grosses Sängerlexikon, I, Bern 1987, col. 1104; The New Grove Dict. of opera, II, p. 434.