GIOVANOLA, Antonio
Nacque a Cannobio, sulla riva piemontese del lago Maggiore, il 2 febbr. 1814, da Andrea e Anna Zaccheo, appartenenti entrambi ad antiche e stimate famiglie di agricoltori. Laureatosi in giurisprudenza a Torino nel 1836, tornò nella città natale, dove ricoprì diversi incarichi (capitano della guardia nazionale, provveditore agli studi e delegato scolastico mandamentale); due volte sindaco e per tutta la vita consigliere comunale, "fu tra i promotori di un asilo per la povera infanzia e sindaco legale dell'O[pera] P[ia] Uccelli. Qui riordinò le imposte con la ricostituzione degli opportuni ruoli e registri; e dié anche miglior aspetto alla distribuzione delle acque pubbliche" (Negroni, p. 11).
Della sua spiccata tendenza e attitudine all'esame e agli studi sul funzionamento delle amministrazioni locali - fu anche consigliere della provincia di Pollanza, nonché consigliere divisionale di Novara - diede prova con varie pubblicazioni, rivelando una notevole affinità di pensiero con Silvio Spaventa sia in materia di "organamento degli enti comunali e provinciali, […] giustizia amministrativa e […] funzione dei partiti politici" (Brissa, p. 45), sia per la concezione rigida e illuminata dei doveri dell'uomo pubblico. Eletto deputato nella terza legislatura (22 luglio 1849) per il primo collegio di Novara, intervenne soprattutto nelle discussioni di natura economica e finanziaria, collocandosi nella vasta area moderata e liberale della maggioranza cavouriana. Sarebbe poi risultato eletto dalla V all'VIII legislatura, le prime due volte in rappresentanza di Romagnano, le altre due di Biandrate.
Nel gennaio 1856, quale relatore del disegno di legge per il prestito di 30 milioni per far fronte alle spese per l'intervento in Crimea, il G. dette al Cavour un appoggio totale e incondizionato. Segretario generale dei Lavori pubblici nel 1858, con regio decreto 18 ag. 1860 ottenne lo stesso incarico al ministero delle Finanze, mantenendolo fino all'11 febbr. 1861. Infine, il 1° apr. 1861 fu nominato senatore del Regno, e in tale veste continuò a occuparsi di pubblica amministrazione e di questioni economiche e sociali.
Già relatore alla Camera del trattato di navigazione e di commercio con il Belgio (febbraio 1858) e di una nuova riforma del debito pubblico (abolizione del Consiglio generale e del Consiglio ordinario di amministrazione del debito pubblico: gennaio 1859), al Senato lo fu per la legge di riforma delle tasse marittime (luglio 1861), per la costruzione di un carcere cellulare a Sassari (luglio 1861), per la riforma postale (aprile-maggio 1862), per la legge sulle ferrovie di Sardegna e Sicilia (dicembre 1862) e per una condotta d'acqua potabile a Cagliari (luglio 1863). Nel giugno 1864, nominato presidente della commissione per il progetto di conguaglio provvisorio dell'imposta fondiaria, se ne fece difensore, "benché politicamente fosse più vicino all'opposizione che al ministero" (Moscati, p. 308).
Con il secondo ministero Rattazzi, il G. fu chiamato a reggere il portafoglio dei Lavori pubblici (10 aprile - 27 ott. 1867). In quel periodo, mentre maturavano gli avvenimenti che avrebbero condotto alla crisi di Mentana, effettuò una missione a Roma e si oppose con tutti i mezzi possibili a qualsiasi atto che avesse potuto violare la Convenzione di settembre (1864), facendo pressione su B. Cairoli perché fermasse eventuali azioni garibaldine. Cattolico praticante, il G. vedeva la religione come "compagna ed alleata dei governi civili e dei buoni ordinamenti sociali" (Negroni, p. 37) e sosteneva che l'unico rimedio nella lotta tra capitale e lavoro fosse nei dettami di fratellanza proclamati dal Vangelo.
Questa, e altre idee sui problemi morali, economici e amministrativi del suo tempo, il G. espose in alcuni opuscoli e in discorsi pubblici. Tra i principali si segnalano: Delle Casse di risparmio, del credito fondiario e del credito popolare, Novara 1865; Del riscatto delle acque del canale Cavour: lettera all'avv. C. Negroni, Roma 1872; Discorso circa il capitolo del codice sanitario concernente le risaie, ibid. 1873; Del mantenimento dei mentecatti poveri. Relazione, Novara 1875; Sulle spese comunali, Roma 1876 (estr. da Il Diritto); Delle cause degli scioperi e dei mezzi di evitarli, Novara 1877; Commemorazione di Garibaldi svolta dal Consiglio provinciale di Novara. Discorsi del comm. Q. Sella e del comm. A. Giovanola, ibid. 1882.
Il suo ultimo intervento pubblico di rilievo fu nel gennaio 1880, in occasione della discussione del disegno di legge per l'abolizione della tassa sul macinato: benché contrario, il G. dette voto favorevole per evitare un conflitto con l'altro ramo del Parlamento.
Morì a Milano il 22 dic. 1882 a seguito di un'operazione chirurgica.
Fonti e Bibl.: Per il G. deputato e senatore vedi Atti del Parlamento subalpino, dal 1848 al 1861, e Atti del Parlamento italiano, dal 1861 al 1880. Notizie e testimonianze coeve in C. Negroni, In memoria del senatore A. G., Novara 1888, e G. Thaon di Revel, Sette mesi al ministero. Ricordi ministeriali, Milano 1895, passim. Qualche riferimento in R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa, II, Roma 1906, p. 306; M. Rosi, I Cairoli, II, Bologna 1929, pp. 233 s.; un più approfondito ritratto è quello di A. Brissa, Un ministro taciturno e obliato del Risorgimento, in Il Risorgimento, IV (1952), pp. 43-48; A. Moscati, I ministri del Regno d'Italia, II, pp. 306-309; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, pp. 523 s.; Diz. del Risorg. nazionale, III, s.v.; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, II, sub voce.