GIOIOSI (Gioioso), Antonio
Nacque a Camerino nel 1527. Il padre era un certo "mastro" Francesco. Nella prima fase della sua vita il G. è indicato come Antonio "di Milana" e solo in un secondo tempo come Gioiosi o Gioioso, e così si trova nominato nelle sue edizioni.
Iniziò a lavorare come tipografo a Napoli ma, desiderando ritornare in patria, accettò l'offerta del Comune di Camerino di impiantare lì una stamperia per dare alla luce gli statuti della città.
L'arte della stampa era stata introdotta a Camerino nel 1523 dal bolognese G.G. Benedetti, che ebbe poca fortuna e chiuse ben presto la sua officina. Il 25 febbr. 1548 il Consiglio comunale decise di impiantare una nuova tipografia. Per questo lavoro si era offerto il mantovano L. Bini, che esercitava a Foligno e aveva già stampato gli statuti di Spoleto, Cascia e di altre cittadine; le trattative con Bini si interruppero quando si presentò il giovane Gioiosi.
Trascorsero due anni senza che nulla accadesse e solo nel giugno del 1550 fu accolta dal Consiglio generale di Camerino la proposta di affidare l'incarico al G., che era nel frattempo tornato da Napoli. Gli fu concessa in prestito una somma di 100 scudi, pari a 200 fiorini, di cui la metà doveva essere restituita al Comune entro dieci mesi.
Il G. abitava in via Muralto e impiantò la tipografia nei pressi di Borgo San Venanzio. Era sposato con Francesca Amorosa Aspri, appartenente a una nobile famiglia camerinese, da cui ebbe cinque figli, tre maschi e due femmine.
Iniziò l'attività nel 1552 con gli Statuti del Comune di Santa Anatolia (Esanatoglia) usando il carattere corsivo aldino per il testo e il carattere romano per l'Indice. Sul frontespizio è l'incisione di s. Anatolia e in fondo al testo quella di s. Venanzio: entrambi tengono in mano il paese.
Gli Statuti di Camerino uscirono solo nel 1563-64. Dal 1552 al 1563 il G. stampò anche l'opera di G.A. Delfino, De matrimonio et caelibatu (1553), il De temperatura vini sententia, di G. Fracastoro (1553), Li meravigliosi et ingeniosi sonetti di Ganimede Panfilo da Sanseverino (1557), Nascimento, vita et martirio del s. Pontiano da Spoleti (1561), di cui fu sottoscrittore L. Bozetti, editore e tipografo attivo a Spoleto dal 1561 al 1564. Nel 1563 furono presentate al Comune le prime tre copie degli Statuti, una delle quali su pergamena con il frontespizio miniato da O. Puccisanti, pittore di Camerino.
Di questa edizione, interamente in latino, furono stampati 170 esemplari. Il frontespizio, riccamente decorato, indica la data 1563; in fondo al testo è, invece, la data 1564 e un'incisione rappresentante s. Venanzio che tiene nella mano destra uno stendardo e nella sinistra la città di Camerino.
L'attività tipografica del G. continuò fino agli ultimi anni di vita. Stampò poche edizioni, tra le quali i Duedialogi di G.A. Giglio (1564), gli Statuti di Belforte del Chienti (1567) e il De medendis calculosis et exulceratis renibus liber dell'illustre medico marchigiano O. Augenio (1575). Dal 1567 al 1573, anno in cui stampò i Capitoli della Compagnia del Salvatore di San Severino, non risultano sue edizioni.
La marca usata dal G. rappresenta una stella cometa a sei punte che lascia cadere scintille su un ceppo ardente dal quale escono due rami, uno di palma e uno di ulivo, con il motto "Quo rarius appareo, eo fulgeo et ardeo magis". Gli è stata attribuita un'altra marca: una donna, la Carità, che allatta un bimbo, circondata da altri due bambini, con il motto "Corporis ipsa cibo, natos, se pascit amore". Questa marca si trova sul frontespizio dell'opera di G. Amato, Breve discorso del principe della Republica di Venetia, priva di note tipografiche ma attribuibile al G. in quanto è presente, in fondo al testo, la sua abituale marca. L'immagine della Carità ritorna anche, insieme a marche di altri tipografi, nel ricco frontespizio dell'edizione degli Statuti di Camerino.
Il G. morì in luogo imprecisato nel 1577.
Dopo la morte del G. il lavoro della tipografia proseguì per volere della moglie, che chiamò da Verona lo stampatore G. Strengari. Nel 1584 il figlio del G., Francesco, raggiunta la maggiore età, assunse la direzione della stamperia, che fu attiva con lui fino al 1633, anno della sua morte. Dopo di lui l'officina dei Gioiosi continuò fino ai primi anni del secolo XVIII.
Fonti e Bibl.: V.E. Aleandri, La stampa degli statuti di Camerino e il tipografo A. G., Camerino 1902; M. Santoni, L'arte della stampa in Camerino, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche, VI (1903), pp. 95-102; Catalogo della raccolta degli Statuti, a cura della Biblioteca del Senato della Repubblica, II, Roma 1950, pp. 25-27, 355 s.; G. Boccanera, L'arte della stampa a Camerino, in Studi sulla Biblioteca comunale e sui tipografi di Macerata, a cura di A. Adversi, Macerata 1966, pp. 237-246; E. Vaccaro, Le marche dei tipografi ed editori italiani del secolo XVI nella Biblioteca Angelica di Roma, Roma 1983, pp. 74-76; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento. Repertorio di figure, simboli e soggetti e dei relativi motti, Milano 1986, I, pp. 96 s., 124 s.; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 199 s.