GHIVIZZANI, Antonio
Figlio di Cesare, appartenente a ricca famiglia patrizia, nacque a Lucca il 19 ott. 1808. Laureatosi in giurisprudenza, si inserì nell'ambiente intellettuale lucchese di tendenze liberali che annoverava fra gli altri C. Massei e F. Carrara e che fin dal 1831 dette luogo a qualche fermento. Nel luglio 1835 fu con il marchese A. Mazzarosa fra i principali fondatori della locale Cassa di risparmio, della quale fu poi eletto segretario generale, carica che ricoprì fino al 1849, allorché dovette lasciare la città natale. Fu in virtù dei successi ottenuti alla guida della Cassa di risparmio che negli ultimi anni del governo borbonico il duca Carlo Ludovico decise di affidargli il compito di riordinare le locali istituzioni di beneficenza, nominandolo nel 1841 direttore generale degli ospizi e degli ospedali. In tale veste e come membro ordinario dell'Accademia lucchese prese parte al quinto Congresso degli scienziati italiani che si tenne a Lucca nel settembre 1843. Fu inoltre fra i promotori dei primi asili d'infanzia che si costituirono in questi anni a Lucca e a Pisa e che ebbero in Matilde Calandrini, nata in Svizzera da una famiglia lucchese, una fra le più strenue sostenitrici.
Nell'ottobre 1847, in seguito alla reversione anticipata di Lucca al Granducato di Toscana, il G. fece parte con N. Giorgini e S. Lucchesi della Commissione provvisoria incaricata di reggere la città durante la fase di transizione necessaria per predisporre la fusione degli organi amministrativi locali con quelli del Granducato.
Tale commissione restò in vita fino al marzo 1848, quando venne istituita la prefettura di Lucca. In questo periodo il G. ebbe rapporti di amicizia con il cenacolo politico e intellettuale che ruotava intorno a G.P. Vieusseux, il quale nel 1847 lo volle fra i collaboratori di un giornale, La Fenice, che egli aveva progettato ma che non riuscì mai a pubblicare.
Al ritorno dei Lorena dopo le vicende tumultuose del 1848-49, il G. fu inviato come consigliere del governo a Livorno, dove si dedicò fra l'altro a risollevare le sorti delle locali istituzioni ospedaliere. Promosso consigliere di Stato nel 1852, il G. mantenne tale carica anche dopo la nascita del Regno d'Italia e dopo l'unificazione amministrativa del 1865, raggiungendo infine, con l'avvento al potere della Sinistra, il ruolo di presidente della sezione dell'Interno.
In questi anni il G. continuò a coltivare l'interesse per i problemi della pedagogia. Fin dal 1862 collaborò al giornale La Gioventù, fondato da R. Lambruschini e M. Cellini, e in seguito diretto da suo figlio Gaetano. Nel 1872 e 1873 levò poi la propria voce contro l'inchiesta sull'istruzione secondaria promossa dal ministro A. Scialoja, che ritenne affatto inconcludente, e ribadì l'utilità delle teorie sviluppate dalla scuola pedagogica toscana sul nesso inscindibile fra istruzione ed educazione. Sostenne inoltre la necessità di mantenere il carattere laico della scuola, sviluppando convincimenti che già aveva avuto modo di manifestare nel 1867 in un articolo apparso sulla Gazzetta di Firenze e dedicato alle questioni connesse alla liquidazione dell'asse ecclesiastico.
Liberale di orientamento piuttosto avanzato, non nascose la propria ammirazione per G. Mazzini, in memoria del quale nel 1872, subito dopo la scomparsa, dettò un'epigrafe che fu molto apprezzata e riprodotta da numerosi giornali. Candidato dalla Sinistra nelle elezioni suppletive che si tennero nell'agosto 1871 nel collegio di Capannori, risultò sconfitto prima da G.B. Giorgini e poi da U. Bini. Nel 1872 alcuni amici decisero di presentarne la candidatura a deputato nel collegio di Lucca, ma egli raccolse soltanto una manciata di voti e non fu ammesso neppure al ballottaggio. Fortemente osteggiato dagli ambienti moderati e clericali, incapace di raccogliere intorno al proprio nome i consensi delle varie forze di sinistra, subì il medesimo destino, di nuovo nel collegio di Capannori, anche nella tornata elettorale del 1874.
Soltanto il 15 febbr. 1880, su proposta di B. Cairoli, presidente del Consiglio e suo buon amico, il G. venne nominato senatore. Dedicò la sua ultima battaglia politica alla riforma del sistema elettorale, proclamandosi fin dall'inizio convinto sostenitore dell'allargamento del suffragio e soprattutto dell'introduzione dello scrutinio di lista.
Morì a Roma il 24 genn. 1884.
Opere: Primi rendimenti di conto e statistica della Cassa di risparmio di Lucca, Lucca 1840; Parole dette dal direttore generale dei Rr. Ospizi e Ospedali di Lucca ai giovani delle scuole infantili dei due orfanotrofi il 27 ag. 1843, ibid. 1843; Rapporti sullo stato morale, sanitario ed economico degli asili infantili di Pisa…, Pisa 1844; A proposito dell'asse ecclesiastico. Lettera al direttore della Gazzetta di Firenze, Firenze 1867; Dell'istruzione secondaria. Lettera del comm. A. Ghivizzani, consigliere di Stato, al direttore del Diritto, Roma 1872; Della inchiesta per la istruzione secondaria. Lettera… al prof. Cremona, Napoli 1873; Ai miei amici di Lucca e di Capannori. Una digressione elettorale, Roma 1874; Elezione di Capannori. Una preghiera finale, ibid. 1874; Della riforma elettorale. Lettera al comm. Correnti, ibid. 1881.
Fonti e Bibl.: Alcuni dei necrologi apparsi sui giornali italiani sono riprodotti in appendice al vol. Alcune lettere del comm. A. Ghivizzani, senatore del Regno, presidente di sezione al Consiglio di Stato, a cura di C.A. Ghivizzani, Firenze 1888; C. Ridolfi - G.P. Vieusseux, Carteggio, III (1846-63), a cura di M. Pignotti, Firenze 1996, ad indicem; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea, Milano 1844, p. 238; A. Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848, V, Firenze 1852, p. 199; Notizie storiche e statistiche della Cassa di risparmio di Lucca, dalla fondazione, anno 1837, al 31 dic. 1910: contributo all'Esposizione internazionale di Torino nel 1911, Lucca 1911, ad nomen; C. Sardi, Lucca e il suo Ducato dal 1814 al 1859, Firenze 1912, pp. 276-278, 293-295; La Cassa di risparmio di Lucca nel primo centenario, 1835-1935, Lucca 1935, ad nomen; A. Mancini, Storia di Lucca, Firenze 1950, p. 332; R. Ciampini, Gian Pietro Vieusseux. I suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici, Torino 1953, pp. 402 s.; F. De Feo, La reversione del Ducato di Lucca del 1847, in Arch. stor. italiano, CXXIV (1966), pp. 170, 191; Id., L'integrazione burocratica del Ducato di Lucca nel Granducato di Toscana, in Lucca archivistica, storica, economica: relazioni e comunicazioni al XV Congresso naz. archivistico, Lucca… 1969, Roma 1973, pp. 69-86; P.G. Camaiani, Dallo Stato cittadino alla città bianca. La "società cristiana" lucchese e la rivoluz. toscana, Firenze 1979, pp. 33, 44, 225; Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena (1824-1859), a cura di F. Pesendorfer, Firenze 1987, p. 312; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce.