GANGERI, Antonio
Figlio di Giovanni e di Anna Bonsignore, nacque a Messina nel 1835. Frequentò la locale scuola di disegno della Regia Università dove fu allievo di Michele Panebianco. A diciott'anni seguì il maestro a Roma, dove si trattenne per circa tre anni. Qui fu ammesso all'Accademia di S. Luca e frequentò i corsi di scultura tenuti da Pietro Tenerani, partecipando con buoni risultati ai concorsi annuali (nel 1855 vinse il primo premio della scuola del nudo con una copia del Gladiatore) e, in ossequio agli insegnamenti di Tenerani, orientandosi verso una scultura di rigorosa tradizione accademica con accenti puristi che caratterizzerà tutta la sua produzione.
Rientrato a Messina, eseguì due Cariatidi, ispirate a modelli di Bertel Thorvaldsen e di Tenerani, per il casino della Borsa: sullo zoccolo di una di esse, di recente rintracciata in collezione privata, è la dicitura: "Gangeri da Messina dedica due Cariatidi alla sua patria. Suo primo lavoro anno 1857". Negli anni immediatamente successivi gli vennero commissionati alcuni monumenti funerari di esponenti della ricca borghesia messinese. È databile intorno al 1857-58 il Monumento funebre a Gaetano Grano, ora al Museo regionale di Messina, proveniente dalla chiesa di S. Niccolò dei Cistercensi, che segue lo schema eclettico della stele funeraria classica, con un grande bassorilievo allegorico della Carità, sormontato da un medaglione con il ritratto dell'estinto e con coronamento a ogiva ed elementi architettonici e motivi decorativi di gusto rinascimentale toscano. Il tema della Carità, raffigurata come una giovane donna in abiti romani, affiancata da un fanciullo, nell'atto di porgere l'obolo a un vecchio mendicante, derivato certamente da modelli teneraniani, viene riproposto dal G. nel Monumento funebre ad Antonio Catania, firmato e datato 1865 (Messina, Museo regionale, già nella chiesa dei cappuccini), di grande finezza esecutiva. Presso il Museo messinese si conservano, inoltre, una piccola lastra rettangolare con una Testa di giovane di profilo (1864) e un bassorilievo con l'Angelo piangente, che il G. realizzò per il Monumento funebre a Domenico Amodio (1866), proveniente dalla chiesa dell'Annunziata dei Teatini.
Nel Gran Camposanto di Messina sono del G. il Monumento funerario a Francesco Antonio Ottaviani e quello a Giovanni Mauromati, firmato e datato 1863, che contiene "il medaglione dell'estinto con accanto la figura intera, a rilievo, del Commercio" (La Corte Cailler). Va segnalata, nella villa Mazzini di Messina, collocata ora sul prospetto della casa del custode, una lapide frammentaria con un trofeo di bandiere e di lance, eseguita dal G. nel 1862 a ricordo dell'ospitalità offerta dalla guardia nazionale di Messina a quella di Palermo il 14 ag. 1861. Saccà e Oliva ricordano, inoltre, una statua raffigurante Androne che suona il flauto nella villa Bellini di Catania, ispirata al Fauno che suona la tibia di Tenerani (Palermo, villa del conte Lucio Tasca), e, fra le sue ultime opere, oggi irreperibili, una statua di Donna romantica, oltre ai gessi di Giulietta e di Ofelia.
Il G. morì il 14 sett. 1867 a causa dell'epidemia di colera che colpì Messina, e venne sepolto nella chiesa del villaggio Annunziata.
Fonti e Bibl: G.B. Impallomeni, Orazione in memoria degli illustri estinti nel cholera del 1867 in Messina. Orazione funebre, Messina 1868, pp. 12-14; B. Barbagallo, Michele Panebianco. Studii biografici, Venezia 1869, p. 70; O. Biasini, Cenni biografici degl'illustri contemporanei messinesi, Messina 1877, pp. 60 s.; V. Saccà, La cattedra di belle arti nell'Università di Messina, Messina 1900, pp. 83 s.; G. La Corte Cailler, Ricordi di cittadini eminenti, in Archivio storico messinese, XVIII (1917), p. 131; G. Attard, Messinesi insigni del sec. XIX sepolti al Gran Camposanto (1926), a cura di G. Molonia, Messina 1992, p. 19; E. Mauceri, Il Museo nazionale di Messina, Roma 1929, p. 62; P. Longo, Messina città rediviva, Messina 1933, p. 215; G. Oliva, Annali della città di Messina, VIII, Messina 1954, pp. 253 s.; L. Paladino, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, III, Palermo 1994, pp. 144 s.; Id., La scultura dell'Ottocento nelle collezioni del Museo regionale di Messina, in Miscellanea di studi e ricerche sulle collezioni del Museo, Messina 1995, pp. 82, 87 s.; Id., Aspetti della scultura a Messina nell'Ottocento. I monumenti sepolcrali, in F. Chillemi, I casali di Messina. Strutture urbane e patrimonio artistico, Messina 1996, pp. 454 s.; La scultura a Messina nell'Ottocento (catal.), a cura di L. Paladino, Messina 1997, pp. 22, 92-102, 129 s.