GALLI, Antonio
Nacque a Viggiù, presso Varese, il 5 genn. 1812 da Marco Antonio e Maria Somaini. Nel 1828 si trasferì a Milano, dove passò gran parte della sua vita, per iscriversi alla scuola di ornato dell'Accademia di belle arti di Brera. Contemporaneamente frequentò la bottega dello zio materno, lo scultore F. Somaini.
Il primo lavoro del G. a noi noto è costituito dai tre genietti realizzati nel 1833 per il fregio dell'arco della Pace di Milano. Nel 1834 inaugurò una lunga serie di presenze all'Esposizione di belle arti di Brera, presentando due busti eseguiti su commissione.
La notizia di un suo soggiorno a Roma in quegli anni, dove sarebbe stato allievo di B. Thorvaldsen, è priva di riscontri documentari. Il primo ad assegnargli tale ruolo, sostenendo inoltre che il G. sarebbe stato influenzato dallo stile dello scultore danese, è il Wurzbach (1859), che, probabilmente, fece confusione con il romano Pietro Galli, effettivamente allievo del Thorvaldsen. In realtà il G., pur avendo eseguito agli inizi della carriera alcuni lavori d'impronta neoclassica, si colloca in un contesto di naturalismo in chiave romantica.
Nel 1838-39 presentò numerosi ritratti all'Esposizione di Brera, tra i quali quello del musicista F. Liszt a quei tempi residente in Lombardia (dell'opera, come della maggior parte dei lavori del G., si sono perse le tracce). Con la realizzazione di due angeli per l'altare maggiore della chiesa di Caslino d'Erba, nei pressi di Como, il G. iniziò la collaborazione con l'architetto F. Moraglia e, nel contempo, diede il via a una ricca produzione di soggetti religiosi. Negli anni 1842 e 1843 partecipò all'Esposizione di Brera, presentando numerosi lavori su commissione. È invece del 1844 la statua rappresentante l'architetto Domenico Fontana, situata nel palazzo civico di Lugano, progettato dal Moraglia.
Nel 1845 venne chiamato a scolpire quattro statuette per il duomo di Milano: S. Domitilla, S. Teodora, S. Onesimo e S. Major. Ancora a Brera, nel 1846 presentò quattro sculture di soggetto femminile, tra le quali una prima versione della Susanna esposta a Londra nel 1851. Nel 1850, nell'ambito della ristrutturazione dell'ospedale S. Matteo di Pavia, destinato a sede dell'Università, eseguì la decorazione del frontespizio e realizzò il grande bassorilievo con Alessandro Volta che distribuisce le lauree, posto nel timpano dell'aula magna. Nello stesso anno collaborò con il pittore e architetto P. Palagi per la villa Tittoni Traversi di Desio, per la quale realizzò la colossale statua dell'Amicizia. Sempre nel 1850 presentò numerose sculture all'Esposizione di Brera, tra le quali Paesanella devota, Bimbo gettato sulla spiaggia da un'onda e Bimbo che dorme sulla croce; inoltre espose il busto dell'abate G. Giudici, amico di A. Manzoni, oggi conservato presso il municipio di Viggiù, e quello di A. Sanquirico, pittore e scenografo, ora presso il Museo del Teatro alla Scala.
Nel 1851 ottenne fama internazionale alla prima Esposizione universale di Londra, con la statua di Susanna al bagno, che fu premiata con la medaglia d'oro. L'opera venne acquistata da Napoleone III ed è oggi conservata nei depositi del Musée d'Orsay di Parigi. Nel 1852-53 il G. realizzò i ritratti dell'attrice F. Sadowsky, tra le grandi dell'epoca, del magistrato T. Besozzi e del chimico G.A. Kramer, uno dei fondatori della Scuola di arti e mestieri; inoltre lo scultore lavorò al monumento a G. Cattani, benefattore dell'orfanotrofio maschile dei "martinitt" di Milano, oggi presso la sede dell'istituto.
Incessante fu il lavoro di ricerca e rinnovamento operato dall'artista attraverso coraggiosi tentativi di realizzare opere dai temi insoliti per la scultura e attraverso rappresentazioni che si distaccano dall'iconografia convenzionale. Per questi motivi il G. incontrò una certa opposizione da parte della critica più conservatrice. Nel 1853, per esempio, realizzò ed espose a Brera quella che è tra le sue opere più interessanti e nel contempo più discussa, La pazza per amore (ubicazione ignota).
"La pazza merita d'osservarsi particolarmente come un'espressione difficile a rappresentarsi eppur benissimo indovinata" si legge nel volume dedicato all'Esposizione di belle arti (Milano, 1853, p. 78), mentre per A. Zoncada (Gemme delle arti italiane, Milano 1855, pp. 55-57) "leggiadra è la mossa generale della persona, grazioso, elegante il panneggiato, soave ed espressiva a un tempo l'attitudine del destro braccio […] ma tant'è, quella faccia con quel riso tra il beffardo e l'insensato, con quegli occhi spiritati, non può dirsi bella".
È del 1855 la grande statua del numismatico C.O. Castiglioni, collocata nel cortile del palazzo di Brera a Milano mentre del 1856 è il Ritratto del medico C.A. Calderini, per la collezione dei benefattori dell'ospedale Maggiore di Milano.
A proposito di questo ritratto bisogna notare, con Fiorio (1988), che "nell'impostazione del busto, esposto con successo a Brera, il Galli si attiene allo schema introdotto nei monumenti ospedalieri dal Puttinati e ripreso dal Somajni, che svincolava l'immagine da un certo sentore di accademismo neoclassico per accedere a una resa più naturalistica del personaggio […]. Tuttavia l'intensità dell'espressione vigorosamente accentuata, la modellazione nervosa e ricca di contrasti costituiscono un tratto peculiare dell'artista".
Tra il 1856 e il 1857, lo scultore modellò le statue di S. Giovanni da Bristol e S. Sebastiano per il duomo di Milano, che furono collocate all'esterno del tamburo del tiburio. Gli ultimi anni di attività videro il G. impegnato con le statue A te devota e S. Giovanni dormiente, entrambe esposte a Vienna nel 1858, mentre l'anno seguente a Brera presentò Fate la carità, Giovane sposa e S. Pietro l'Eremita. Nel 1860 eseguì la S. Anna per il duomo di Milano e il monumento a F. Bellotti, letterato, attualmente situato nel portico superiore di Brera.
Causa il peggioramento delle condizioni di salute il G. poté soltanto abbozzare la statua S. Eduardo re d'Inghilterra per il duomo di Milano.
Morì a Viggiù il 23 sett. 1861.
La statua del santo monarca anglosassone fu ultimata, sotto la supervisione di G. Strazza, dal figlio Rizzardo, che il G. aveva avuto, insieme con Emilia e Amalia (nate nel 1838 e 1842), da Rosa Camelli, sposata intorno al 1832.
Nato a Milano nel 1836, Rizzardo fu allievo del padre, dello Strazza e di A. Tantardini. Operò a lungo, e con un certo credito, a Milano. Il suo stile si richiama a quello del padre per avvicinarsi, più avanti negli anni, a quello della scapigliatura. I suoi lavori e la sua attività vengono spesso confusi con quelli dello scultore Riccardo Galli, nato a Nizza nel 1839 e attivo a Milano. La documentazione relativa alla vita e all'opera di Rizzardo, che, insieme con diverse sue sculture oltre a qualcuna del G., si trova conservata a Milano presso gli eredi, permette di delineare con esattezza il pur esiguo percorso espositivo dell'artista. Rizzardo nel 1859 partecipò all'annuale Esposizione di Brera (dove tornò nel 1866 e nel 1867) esponendo un busto (ubicazione ignota, come la maggior parte dei suoi lavori). Nel 1865 a Dublino, nell'ambito dell'Esposizione universale, presentò Fate la carità, un gruppetto in marmo che andò venduto in quella occasione. Di nuovo a Brera, nel 1872 espose numerosi ritratti e, per l'Esposizione universale di Filadelfia (1876), inviò negli Stati Uniti tredici opere, tra le quali alcune aventi come tema soggetti già affrontati dal padre (Cristoforo Colombo, S. Giovanni Battista, La devota, La rassegnazione). Nel 1877 risulta partecipare all'Esposizione nazionale di belle arti di Napoli e nel 1883 a quella di Roma (Armonia, L'orfanella). Nel 1889 realizzò il monumento funebre della famiglia Finzi per il cimitero Monumentale di Milano. Sempre nell'archivio di famiglia si trova notizia di una Giovane con fiori realizzata nel 1907 per l'avvocato Amedeo Bucci. Rizzardo ebbe anche alcuni allievi, tra cui C.O. Grossoni.
Morì a Milano il 24 luglio 1914.
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