PAMPANI, Antonio Gaetano
PAMPANI, Antonio Gaetano. – Compositore, organista, maestro di cappella, nacque a Modena il 21 febbraio 1706 da Francesco e Anna Rasori.
Nelle fonti il cognome compare in varie forme (Pampini, Pampino, Pampano, Pampana), senza che ciò giustifichi i dubbi, talvolta emersi in passato, circa l’identità del musicista (cfr. ad esempio Eitner, 1902, pp. 307 s.).
Oscuri i primi anni; dopo un periodo trascorso al servizio del cardinal Alamanno Salviati a Urbino, dal luglio 1726 Pampani fu maestro nel duomo di Fano, incarico che assunse con breve ritardo – era impegnato a dirigere un’opera a Urbino – e tenne sino al luglio 1734. Negli stessi anni fu attivo come concertatore nel teatro del Sole a Pesaro, dove per il Crispo di Giovanni Bononcini (1730) fornì arie sostitutive e l’intermezzo Delbo mal maritato (e forse nel 1733 un altro intermezzo, Madama Dulcinea o Tiberio cuoco del maestro del bosco; cfr. Cinelli, 1898).
Lasciati tali incarichi, esordì nell’opera seria a Venezia con L’Anagilda (testo attribuito ad Antonio Zaniboni) nel carnevale del 1735 al teatro di S. Cassiano, sotto la protezione del conte Leopoldo Ottavio della Torre di Valvassina e Taxis. (Nel libretto il compositore è denominato Pampino in omonimia con l’impresario Francesco e la cantante Teresa Fortunata.)
Di nuovo nelle Marche, produsse un primo dramma sacro, Sedecia, dato ad Ascoli Piceno nel 1736 e a Fermo nel 1737, testo di Ottavio Turchi, nobile di Camerino, canonico nella collegiata di S. Urbano di Apiro (Macerata). Di questo storico e poeta arcade Pampani mise in musica altri due drammi sacri, Susanna e Assalonne, dati a Fermo rispettivamente nel 1738 e nel 1739: in questa città il compositore si era stabilito dal 26 agosto 1737 come maestro nella chiesa metropolitana, dopo aver prodotto un altro dramma per musica per le scene di Venezia (Artaserse Longimano, libretto di Giovanni Boldini, teatro di S. Angelo, carnevale 1737).
Vivaldi incluse un’aria di Pampani in una versione del Siroe re di Persia metastasiano destinata a Ferrara per il carnevale 1738; sfumato il progetto, presentò l’opera ad Ancona in estate e riutilizzò l’aria con altro testo nel ‘pasticcio’ Rosmira dato a Venezia nel carnevale seguente (cfr. Strohm, 2008).
I libretti di Fermo qualificano Pampani come «virtuoso del cardinale Pietro Ottoboni», all’epoca governatore della città, insigne mecenate di artisti e musicisti. Il compositore produsse altri drammi sacri, cantati a Fermo e altrove tra Marche e Umbria; ebbe ampia circolazione il S. Maurizio e compagni martiri, ascoltato a Perugia (1738), Macerata (1740), Pergola (1744), Venezia (1752) e Monaco di Baviera (1753); Pampani fu anche maestro della Congregazione filippina a Fermo, dove fu dato Il Giefte (1746). A Macerata concertò l’Artaserse di Leonardo Vinci per il carnevale 1740 (già diretto a Fano nel 1731); partiture di Pampani figurano nella biblioteca dei nobili maceratesi Compagnoni Marefoschi (oggi nella Biblioteca Casanatense di Roma), che nel loro palazzo tenevano trattenimenti musicali.
Nel 1746 venne ammesso all’Accademia filarmonica di Bologna. Il 7 ottobre rinunciò a Fermo per stabilirsi a Venezia, dove ebbe un incarico in S. Bartolomeo, chiesa della comunità germanica; l’attività di organista in questa sede è documentata anche in anni successivi (almeno nel 1751 e 1754). Il 29 maggio 1747 fu eletto maestro delle ‘figlie’ del pio Ospedale dei SS. Giovanni e Paolo (detto dei Poveri Derelitti, ossia l’Ospedaletto) per insegnarvi canto, dirigere il coro, suonare l’organo nelle solennità. Ai Derelitti l’attività musicale pubblica decorava soprattutto le feste mariane, in primis l’Assunzione (15 agosto, con prosieguo il 16, commemorazione di s. Gioachino), per cui veniva composto un intero ciclo di salmi, e la Natività della Vergine (8 settembre). Benché si dovesse confrontare con la reggenza di Nicola Porpora, che nei tre anni precedenti aveva rivitalizzato l’attività musicale dell’istituto, l’esordio pubblico di Pampani nell’agosto 1747 riscosse successo e fruttò un aumento di stipendio da 200 a 300 ducati, in seguito ulteriormente accresciuto; nell’occasione vennero stampati i Modulamina sacra col programma delle celebrazioni, l’elenco delle nuove composizioni, i testi di sette mottetti da eseguirsi in diversi momenti liturgici; vi figurano anche i nomi delle musiciste, che compariranno quasi regolarmente (dapprima solo le cantanti, poi anche le strumentiste) nelle successive 15 analoghe edizioni. La propensione è allo stile concertato più che al coro solo (o «pieno»), con prevalenza delle sezioni solistiche, anche con strumento obbligato; i mottetti a voce sola e le arie presentano la consueta forma col da capo, salvo due ariette monostrofiche nella raccolta del 1755 (Gillio, 2006, p. 241 s.). Secondo quanto riferisce Jean-Benjamin de La Borde, «il aimait à donner de la besogne aux instrumens»; né mancarono le critiche di chi giudicò il suo stile «bruyant et tourmenté» (1780, p. 211). Nelle edizioni per i Derelitti sono compresi dialoghi (così nei Modulamina sacra del 1748 e nei Concentus armonici del 1761), una cantata allegorica (Messiæ præconium) e oratorii latini (Sofonea, Triumphus Judith, Prophetiæ evangelicæ).
Alla Congregazione filippina veneziana Pampani fornì oratorii italiani, come L’Innocenza rispettata del 1749 (4 voci, coro e orchestra; ripresa nel 1765, e a Roma forse nel 1760). Altri oratorii furono eseguiti anche in Germania: L’obbedienza di Gionata (Venezia 1756, Monaco 1764) fu scritto su libretto e commissione del duca Clemens Franz de Paula di Baviera, aggregato all’Arcadia romana; nella lista delle opere e degli oratorii già posseduti dal nobile figurano il citato S. Maurizio, alcuni drammi per musica e un Martirio di s. Cecilia di cui non si hanno altre notizie.
Il compositore non rinunciò al teatro: nel carnevale 1747 andò in scena al S. Angelo La caduta d’Amulio (testo di Carlo Gandini); nel carnevale successivo La clemenza di Tito (Metastasio), inscenata per due sole sere a fine stagione; tra il 1750 e il 1757 produsse otto drammi per musica, in massima parte su testi del Metastasio, ottenendo licenze dai Derelitti per seguire quelli rappresentati fuori Venezia. Qui, al S. Giovanni Grisostomo, con «universale plauso» (Selfridge-Field, 2007, p. 527) fu dato un nuovo Artaserse metastasiano nel carnevale 1750, replicato nel 1756; l’Eurione (testo di Antonio Papi), composto per il teatro Capranica di Roma nel carnevale 1754 e ripreso in primavera a Padova, circolò anche all’estero (Brunswick 1761, Barcellona1766). Dopo il Demofoonte (Metastasio), dato al teatro delle Dame di Roma nel carnevale 1757 e poi al S. Cassiano di Venezia nel carnevale 1764, per oltre 10 anni il musicista non coltivò più il genere teatrale.
Pampani svolse le mansioni affidategli nei Derelitti «con indefessa attenzione nel comporre ed insegnare» (Gillio, 2006, p. 303), suscitando crescente interesse nel pubblico (venivano messi a noleggio oltre 300 sedili) e ulteriori riconoscimenti economici. Ma dal 1761 circa l’istituto conobbe una fase di difficoltà, che nel febbraio 1766 comportarono il licenziamento dei maestri ivi impiegati, Pampani compreso; superata la congiuntura, già in maggio il compositore concorse per un rinnovo dell’incarico, ma gli venne preferito Tommaso Traetta. In 19 anni di prolifico servizio aveva prodotto per i Derelitti (secondo quanto egli stesso dichiarò) più di 400 composizioni, tra le quali 112 mottetti solistici. A quanto pare, Pampani rimase comunque a Venezia, dove nel carnevale 1767 concorse a un’Olimpiade metastasiana a più mani, data al S. Benedetto.
Il 27 dicembre 1767 Pampani fu nominato maestro di cappella al Duomo di Urbino, nel quale era stato richiesto già anni prima (almeno dal 1754), «ma si era sentito dire che doveva andare in Germania» (Ligi, 1925, p. 156); che i rapporti con la città non si fossero completamente interrotti durante il soggiorno veneziano lo dimostra la rappresentazione dell’Eurione nel teatro dei Pascolini (carnevale 1759). L’incarico in Duomo decorse di fatto dal 1° luglio 1768, poiché si concesse al compositore di presentare un’ultima opera a Venezia, il metastasiano Demetrio, al S. Benedetto per l’Ascensione. Il mandato annuale alla cattedrale fu rinnovato regolarmente e cessò solo con la morte del compositore, annunciata al Capitolo il 27 dicembre del 1775.
Molte partiture di Pampani sono perdute. L’archivio musicale dei Derelitti, come quello di altri Ospedali veneziani, è andato in gran parte disperso, e sebbene il compositore lasciando Venezia avesse ottenuto eccezionale licenza di portare con sé le sue musiche, non senza averne fatte delle copie, esse non risultano conservate a Urbino, e in minima parte si trovano ora nella biblioteca capitolare della vicina Urbania. Fonti più copiose sono disperse in altri archivi e biblioteche italiane, europee e statunitensi. Dei drammi per musica e degli oratorii rimangono le partiture (in parte autografe) di Eurione (Wolfenbüttel, Niedersächsisches Staatsarchiv; l’attribuzione a Pampani di un’Anagilda conservata nello stesso archivio è invece probabilmente erronea), Antigono (Stoccolma, Musik- och Teaterbiblioteket), L’obbedienza di Gionata (Monaco, Bayerische Staatsbibliothek e Amburgo, Staats- und Universitätsbibliothek), S. Maurizio e L’innocenza rispettata (Venezia, Biblioteca dei Padri Redentoristi di S. Maria della Consolazione, detta della Fava), Demofoonte, Demetrio e Olimpiade (tutte a Lisbona, Biblioteca da Ajuda), una fonte adespota e incompleta per Il Giefte (Fermo, Fondazione Cassa di Risparmio, manoscritti), una decina di arie da Artaserse; sono scarse le fonti relative ad Andromaca, Astianatte, Semiramide, La clemenza di Tito, Venceslao.
L’unica fonte a stampa nota riguarda una sonata (forse per organo) nella Raccolta musicale contenente VI sonate per il cembalo solo d’altretanti celebri compositori italiani … Opera I (Norimberga 1756). Tra le altre composizioni strumentali si ricordano 3 sinfonie (Stoccolma, Musik- och teaterbiblioteket; Bruxelles, Conservatoire royal; Bergamo, Civica Biblioteca; Venezia, Fondazione Levi), un concerto per clavicembalo e uno per flauto; 1 capriccio, 4 toccate e 9 sonate per clavicembalo; una sonata e una toccata per organo (edizioni moderne in 18 composizioni clavicembalistiche italiane, a cura di R. Silvestri, Milano 1937, e in Musiche per gli organi della Serenissima, Padova 1997).
Delle composizioni tardive resta l’autografo della cantata per soprano, contralto e orchestra Amor divino e Urbania composta nel 1768 (Archivio della Curia vescovile di Urbania, attualmente irreperibile), cui si aggiunge il libretto della metastasiana Morte d’Abele, composta a Venezia nel 1758 e riproposta nel settembre 1769 a Urbino.
Opere: oltre quelle già indicate, tra le composizioni drammatiche si ricordano (stagione di carnevale se non diversamente indicato, salvo drammi sacri), Semiramide riconosciuta (Metastasio; Fermo 1741); Intermezzi in derisione della setta maomettana (per Il Giefte; G. Gigli; Fermo 1746); Adriano in Siria (Metastasio; Milano, dicembre 1750); Venceslao (Apostolo Zeno; Venezia 1752); Andromaca, con Antonio Aurisicchio (Antonio Salvi; Roma 1753); Astianatte (Salvi; Venezia 1755); Antigono (Metastasio; Torino, dicembre 1756). Oratorii in volgare: Ester (Giulio Cesare Cordara; Amandola 1740); La vocazione di s. Francesco d’Assisi (Ataulfo Scardavilla; Gubbio 1740).
Tra le composizioni sacre si ricordano: due messe, una per coro e organo (s.d.), l’altra a più voci concertata (1764) e diversi salmi e mottetti concertati.
Edizioni dei testi musicati per i Derelitti (Venezia): Modulamina sacra (7 mottetti), 1747; Modulamina sacra (5 mottetti e 1 dialogo), 1748; Rhytmi sacri (5 mottetti) 1749; Rhytmi sacri (6 mottetti), 1750; Musicales rhytmi (5 mottetti), 1751; Recurrente festo deiparæ in coelum assumptæ (4 mottetti), 1752; Carmina sacra (4 mottetti), 1753; Messiæ præconium carmine complexum (cantata), 1754; Carmina sacra (5 mottetti), 1754; Carmina sacra (6 mottetti), 1755; Sofonea id est Joseph pro Rex Aegypti typus Cristi (dramma sacro), 1755; Carmina sacra (6 mottetti), 1756; Triumphus Judith (con 7 mottetti), 1757; Carmen sacrum, 1758; Sacrorum carminum contexta corolla (6 mottetti), 1758; Prophetiæ evangelicæ ac mors Isaiæ (dramma sacro), 1760; Concentus armonici (5 mottetti e 1 dialogo), 1761; Concentus armonici (disperso), 1762; Pro solemni die B.V.M. in coelum assumptæ (6 mottetti) 1764.
Fonti e Bibl.: Modena, Archivio storico diocesano, Parrocchie soppresse nel 1768-1774, Parrocchia di S. Vincenzo, Battezzati 1701-1713, c. 159v; Fermo, Archivio storico arcivescovile, Decreti 1738-57, cc. 115 s.; Venezia, Archivio della parrocchia di S. Bartolomeo (ora nella parrocchia di SS. Salvatore), Scritture diverse spettanti alla chiesa, filza U, Registri di spese (1747- 1789), fasc. n. 4; Libri di cassa fabbrica n.6 (Cassa rubrica 1751-1760); J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, III, Paris 1780, p. 211; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, Leipzig 1902, pp. 307 s.; C. Cinelli, Memorie cronistoriche del teatro di Pesaro dall’anno 1637 al 1897, Pesaro 1898, p.53; B. Ligi, La cappella musicale del duomo di Urbino, in Note d’archivio per la storia musicale, II (1925), pp. 156, 160 s., 340; R. Paolucci, La Cappella musicale del duomo di Fano, ibid., III (1926), pp. 52 s.; U. Gironacci, Quadro cronologico dei maestri ed organisti appartenuti alla cappella metropolitana di Fermo, in L’archivio storico arcivescovile di Fermo, Fermo 1985, p. 65; K. Kindler, Findbuch zum Bestand Musikalien des herzoglichen Theaters in Braunschweig 18.-19. Jh., Wolfenbüttel 1990, ad ind.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800. Indici, I, Cuneo 1993, p. 427 s.; G. Rostirolla - M. Szpadrowska, Una biblioteca musicale del Settecento: il fondo Compagnoni Marefoschi della Biblioteca casanatense di Roma, Roma 1995, ad ind.; L. Moranti, La cappella musicale del SS. Sacramento nella Metropolitana di Urbino, Urbino 1995, p. 88; La musica negli archivi e nelle biblioteche delle Marche, a cura di G. Moroni, Firenze 1996, p. 219; Archivio musicale capitolare, Cividale del Friuli, Catalogo, a cura di A. Zanini, Udine 2000, CD-rom; Udine, Archivio capitolare, Biblioteca civica «V. Joppi» - Catalogo dei fondi musicali, a cura di A. Zanini, Udine 2001, CD-rom; G. Ellero, La riscoperta della musica dei quattro Ospedali-Conservatori veneziani nel ventesimo secolo, in Musik an den venezianischen Ospedali/Konservatorien vom 17. bis zum frühen 19. Jahrhundert, a cura di H. Geyer - W. Osthoff, Roma 2004, pp. 5, 14; H. Geyer, Beobachtungen an einigen Vertonungen des 112. Psalms Laudate Pueri, ibid., pp. 155 s., 158-161, 164-169, 175, 186-189; J. Scarpa, Una dinastia di napoletani all’Ospedaletto da Traetta a Cimarosa, ibid., pp. 300-305; G. Gillio, L’attività musicale negli Ospedali di Venezia nel Settecento, Firenze 2006, ad ind.; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, pp. 256, 268, 444, 454, 457, 486, 499, 527, 538, 557, 562, 620, 640; R. Münster, Herzog Clemens Franz von Paula von Bayern (1722-1770) und seine Münchener Hofmusik, Tutzing 2008, ad ind.; R. Strohm, The operas of Antonio Vivaldi, Firenze 2008, pp. 445, 626 s., 641; E. Quaranta, San Bartolomeo: prassi musicali e liturgiche di una chiesa parrocchiale veneziana, in La Chiesa di San Bartolomeo e la comunità tedesca a Venezia, a cura di N. Bonazza - I. di Lenardo - G. Guidarelli, Venezia 2013, ad ind.; Diz. enciclopedico della musica e dei musicisti. Le Biografie, V, p. 559; The New Grove of music and musicians (ed. 2001), XIX, pp. 20-22; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, 2005, coll. 66 s.