FRACANZANI (Fracanziano, Fraganzan, Tracanziano), Antonio
Nacque quasi certamente a Vicenza intorno alla metà del sec. XV. Terzo figlio del conte Baldassare di Nicola e della contessa Lucia Da Schio, ebbe altri due fratelli, il conte Gaspare, medico e filosofo, e Franceschino.
Secondo quanto narra il Partenio, suo panegirista, in una orazione funebre, il F. compì i suoi primi studi in famiglia e, raggiunta l'età adatta, si recò a Padova per iscriversi alla facoltà delle arti, dove ebbe a maestro Nicoletto Vernia e addottorò nel maggio 1489. Nell'autunno del 1492 fu chiamato dal Senato veneto alla lettura di dialettica come risulta da documenti dell'Archivio della Curia vescovile di Padova (ora editi in Acta graduum acad. Gymnasii Patavini…, a cura di G. Brotto - G. Zonta, Padova 1922, vol. 44, ff. 246v e 290r) e, altresì, dalla lettera di dedica a Francesco Bragadin delle sue Quaestiones in consequentiis Strodi, stampate nel 1494, dove il F. fa riferimento alla sua attività di insegnante presso la cattedra di dialettica, alla quale era stato appunto designato dal padre del Bragadin, Alvise, nel periodo in cui questi svolgeva a Padova le funzioni di capitano tra il gennaio del 1492 e il maggio o giugno del 1493. Nel 1495 conseguì la laurea in medicina e tenne per un anno la lettura straordinaria di filosofia col titolo di sostituto e fu testimone agli esami per il dottorato in medicina di L. Vernia; l'anno successivo passò a quella ordinaria di filosofia, secundo loco con lo stipendio iniziale di 80 ducati d'argento, in seguito elevato a 130.
In questi anni, frutto forse della sua attività di insegnamento, il F. veniva commentando la Metaphysica di Avicenna, come sembra dedursi dall'edizione di quest'opera da lui curata, apparsa nel 1495 a Venezia. Alla sua attività accademica si riferiscono quasi esclusivamente le notizie che di lui abbiamo relativamente a questo periodo. Il 24 giugno 1499, secondo quanto apprendiamo dai Diarii del Sanuto (II, p. 845), il F. si trovava al centro di una controversia con due suoi colleghi dell'università di Padova, maestro de Starniti e maestro Cabriel [sic] Zerbo, lettori di filosofia e medicina che, insieme con il "rector di scolari artista", si recarono a Venezia presso la Signoria, mentre il F. era a Padova, per protestare in quanto questi non li accettava come suoi contraddittori, ritenendoli inferiori, mentre essi, dal canto loro, non volevano che il F. entrasse nel Collegio dei dottori. La controversia non trovò né immediata né facile soluzione, anche se non sembra, come sostiene il Franceschetti (1896), che il F. per non recedere dai suoi intenti abbia abbandonato la cattedra e si sia recato a Roma al seguito del cardinale Marco Corner, di cui era grande amico. Infatti il 25 maggio del 1500 lo troviamo ancora nel palazzo episcopale patavino come testimone al magistero "in sacra pagina" del venerabile francescano Sebastiano da Padova. La presenza del F. a dottorati è segnalata fino al 24 di luglio, come risulta da documenti dell'Archivio della Curia vescovile di Padova.
Per Roma, dunque, al seguito dell'illustre prelato egli partì probabilmente solo nell'autunno, visto che il Corner fu creato cardinale il 28 settembre di quell'anno. Il Franceschetti (1896, p. 216) cita una bolla di Alessandro VI, datata 1° febbr. 1501, dalla quale apprendiamo che il F., all'epoca già vedovo e con prole, entrò nella carriera ecclesiastica e ottenne un chiericato semplice: ciò sembra tuttavia in contraddizione con quanto lo stesso autore riferisce subito dopo: "Nacque il conte Antonio Fracanzani juniore [il celebre medico] sull'esordire del XVI secolo, dal matrimonio contratto dal padre suo con Marietta Todeschini donna di bassi natali". Con lo stesso atto papale gli veniva anche assegnata una pensione annua di 50 fiorini. Sulla durata del soggiorno romano e sull'epoca del ritorno del F. a Padova abbiamo notizie discordi. B. Nardi parla di un periodo di tre anni e afferma che già nel 1502 il F. aveva ripreso possesso della sua cattedra. Il Franceschetti (1896) sostiene invece che il F. era ancora a Roma allorché il 15 ott. 1503 si presentarono alla Signoria di Venezia maestro Girolamo Della Torre di Verona e il rettore degli artisti perché si provvedesse a ricoprire la lettura di filosofia ordinaria, vacante per la morte di maestro Onofrio. Oltre al F. venne segnalato come lettore anche Agostino Nifo, ma avendo gli scolari dimostrato una propensione per il F., il 18 dello stesso mese i Savi decisero di attribuirgli la cattedra di filosofia ordinaria con un salario di 140 fiorini, che gli venne aumentato di 40 fiorini l'anno successivo.
Non abbiamo altre notizie sulla vita e l'attività del Fracanzani. Rimase probabilmente a Padova a insegnare avendo nel 1504 a concorrente Pietro Pomponazzi. Di una disputa sostenuta dal F. con il Pomponazzi a proposito del tema delle intelligenze, se fossero o meno formae dantes esse ai corpi, abbiamo notizia da Gasparo Contarini, discepolo del Pomponazzi, che racconta appunto di avervi assistito allorché era studente a Padova. L'attività di medico svolta dal F. è ricordata nelle fonti e dalla letteratura erudita solo per alcuni brevi cenni (Partenio, Mantese).
Il F. morì il 28 apr. 1506, forse a Padova come si apprende da una nota di una sua opera manoscritta, il Tractatus proportionalitatum, redatta da un suo allievo, Gerolamo Accoramboni (Bibl. apost. Vaticana, ms. Vat. lat. 10728, c. 110).
Le opere del F. risultano quasi tutte legate alla sua attività didattica e riflettono le discussioni e le polemiche in corso fra i filosofi dell'epoca. Alcune di esse furono da lui pubblicate, altre sono rimaste manoscritte. Tra le prime ricordiamo innanzitutto le Quaestiones in consequentiis Strodi, che apparvero una prima volta a Venezia nel 1494, presso G. Duranti (cfr. Ind. gen. degli incunaboli [IGI], n. 4052), ristampate poi a Venezia "sumptibus Heredum… Octaviani Scoti… et sociorum" nel 1517. Nella dedica il F. ripercorre le circostanze della pubblicazione dell'opera e afferma che la sua composizione risaliva ai primi anni del suo insegnamento della dialettica.
A parere del F. il testo di Strodo, così come veniva letto e commentato nelle scuole, era notevolmente scorretto e soprattutto veniva frequentemente confuso con i commenti che gli erano stati sovrapposti. Bisognava dunque nuovamente "fondare" il testo strodiano per poter distinguere la voce dell'autore da quella dei suoi commentatori, spesso critici nei suoi confronti. La dottrina delle "conseguenze" di Strodo è infatti per il F. un'acutissima trattazione dialettica che, conosciuta nella sua originale versione, poteva risultare utilissima agli studenti di filosofia.
Le quaranta Quaestiones sono dall'autore distribuite secondo un ordine che egli ritiene, tra l'altro, assai proficuo per gli studenti che devono studiare l'argomento: nelle prime sette questioni sono esposte le "sequentiarum deffinitiones" di Strodo, che si cerca di difendere da errate interpretazioni; dall'ottava alla ventesima si pone il quesito se le regole generali da lui proposte siano vere o false; nelle successive tre si chiamano in causa le regole del secondo libro del De interpretatione di Aristotele. Seguono quattordici quesiti relativi alle regole speciali dei giudizi categorici; infine, nell'ultima parte, si tratta delle regole dei ragionamenti ipotetici. A questa prima sezione segue una seconda, nella quale il F. si occupa "de sensu composito et diviso" e tratta "delle compositioni", seguendo la dottrina di Paolo Della Pergola; infine il F. indaga su quale sia il numero perfetto della "composizione".
Nel 1495 il F. pubblicò a Venezia, presso G. Duranti, una traduzione latina - da lui "castigata" in collaborazione con il teologo Francesco da Macerata - della Metaphysica di Avicenna (IGI, n. 1130). Resta manoscritta l'opera De casu et fortuna fatoque quaestiones in 9 capitoli, composta nel 1502 (ms. Ashb. 1048 della Biblioteca Laurenziana di Firenze, ff. 1-38v; ms. T.77 sup. della Biblioteca Ambrosiana di Milano, ff. 1-81; quest'ultimo manoscritto contiene ai ff. 81-102 un'altra copia del già ricordato Tractatus proportionalitatum).
Fonti e Bibl.: I. Burchardi Liber notarum…, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXXII, 2, pp. 408 s.; P. Parthenius, Laudatio in Antonii Fracantiani… funere, Venetiis [c. 1506]; G. Contarini, De immortalitate animae, in Opera omnia, II, Venetiis 1589, p. 214; M. Sanuto, I Diarii, Venezia 1879-1903, II, p. 845; V, pp. 171, 178 s.; VI, pp. 92, 104; I.P. Tomasini Gymnasium Patavinum, Utini 1645, p. 306; N.C. Papadopoli Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, p. 318; J. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, II, Patavi 1757, pp. 110, 302, 363; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, p. 424; E. Franceschetti, Le famiglie nobili della città d'Este, Bari 1894, pp. 20 s.; Id., La famiglia dei conti Fracanzani di Verona…, in Giornale araldico-geneal.-diplomatico, XXIV (1896), pp. 216-218 e tav. XV; P. Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani…, Roma 1925, p. 11; L. Thorndike, History of magic and experimental science, V, New York 1941, pp. 39, 94; E. Garin, Storia dei generi letter. italiani. La filosofia, II, Milano 1947, p. 15; M. Th. D'Alverny, Avicenne et les médecins de Venise, in Studi in on. di B. Nardi, II, Firenze 1955, ad Ind.; B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano, Firenze 1958, pp. 164-166, 288; G. Di Napoli, L'immortalità dell'anima nel Rinascimento, Torino 1963, p. 97; G. Mantese, Mem. stor. della Chiesa vicentina, III, 2, Vicenza 1964, pp. 838 s.; E. Garin, Storia della filosofia ital., Bari 1966, I, p. 452; II, pp. 516, 569; A. Maierù, Terminologia logica della tarda scolastica, Roma 1972, p. 31 n. 90; L. Sbriziolo, Magistri in sacra pagina della seconda metà del Quattrocento, in Quaderni per la storia dell'Univ. di Padova, VI (1973), pp. 180 s.; P. Sambin, Professori di astronomia e matematica a Padova nell'ultimo decennio del Quattrocento, ibid., VII (1974), p. 60; B. Marx, Handschriften paduaner Universitätsdozenten und Studenten aus S. Bartolomeo di Vicenza, ibid., X (1977), p. 159; M.R. Pagnoni Sturlese, I corsi universitari di Pietro Pomponazzi ed il Ms. Neap. VIII D 81, in Annali della Scuola norm. super. di Pisa, s. 3, VII (1977), 2, pp. 802 s.; D. De Bellis, La vita e l'ambiente di Niccolò Leonico Tomeo, ibid., XIII (1980), p. 41; T. Pesenti, Professori promotori di medicina nello Studio di Padova dal 1405 al 1509, Padova 1984, pp. 198, 200; L. Hain, Repertorium bibliographicum, I, nn. 7312-7313; D. Reichling, Appendices ad Hainii Copingeri Repert. bibliographicum, n. 1020; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, III, n. 3130; M.E. Cosenza, Dict. of Italian humanists, II, p. 1464; VI, p. 121; Diz. biogr. degli Ital., I, p. 112; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 93, 235, 315, 327, 426; II, pp. 151, 597.