FOSSATI, Antonio
Nato a Milano il 25 luglio 1806 da Carlo e da Vittoria Corbetta, si laureò in medicina a Pavia nel 1831 discutendo la tesi Del suicidio nei suoi rapporti colla medicina legale, colla filosofia, colla storia e colla statistica (pubblicata a Milano nello stesso anno).
Nel lavoro, l'analisi dell'impulso al suicidio, condotta essenzialmente sulla base di una rassegna bibliografica, non fornisce elementi di particolare interesse; ma in quella che oggi diremmo "parte sperimentale" della dissertazione, contenente un "prospetto dei suicidi accaduti in Milano dal 1821 al finire dell'agosto 1831" con casistica illustrata in precise e sintetiche tabelle, già si delinea un atteggiamento di grande attenzione verso l'elaborazione delle notizie statistiche.
A. Pettinari scrive che il F. fu maestro di veterinaria nell'ateneo ticinese e anche più volte, dal 1835, professore supplente nella Scuola veterinaria di Milano. Secondo G. De Sommain, si diplomò in veterinaria a Milano nel 1837 e nell'anno successivo subentrò ad A. Zanetti, deceduto l'8 settembre dello stesso anno, in qualità di docente interinale di anatomia, fisiologia ed esteriore. Ebbe anche l'incarico di medico nelle carceri criminali milanesi e, a detta della Pettinari, si distinse nel regolare il servizio sanitario nella maggior parte dei Comuni lombardi interessati dal colera nel 1836.
Nel 1842 il F. ottenne la cattedra delle epizoozie nell'università di Pavia: in questo ateneo infatti, secondo V. Chiodi, sin dal 1817 veniva impartito ai medici un insegnamento sulle malattie trasmissibili dagli animali all'uomo e sui provvedimenti per evitare il contagio dell'uomo (polizia sanitaria). Il F. tenne questo insegnamento fino al 1848.
Durante le Cinque giornate, il 18 marzo 1848, il F., già sospetto al governo austriaco per i suoi sentimenti patriottici, si recò a Milano per arruolarsi nella guardia civica, ma, sorpreso al Broletto dai soldati austriaci, venne arrestato e portato al Castello, dove rimase fino a che le truppe del maresciallo Radetzky lasciarono Milano.
Egli stesso narra la cattura da parte degli Austriaci e il brutale trattamento al quale fu sottoposto con gli altri prigionieri rinchiusi nel Castello in una relazione che C. Cattaneo pubblicò quasi integralmente, anonima, nell'Archivio triennale delle cose d'Italia dall'avvenimento di Pio IX all'abbandono di Venezia (II, Capolago 1851, pp. 40-50, 423-433), con altri memoriali concernenti la preparazione e i primi momenti della insurrezione milanese del marzo 1848 (la pubblicazione completa della relazione del F. è stata in seguito curata da L. Ambrosoli, La insurrezione milanese del marzo 1848. Memorie di Cesare Correnti,… A. F., Milano-Napoli 1969).
Scoppiata la guerra tra il Regno di Sardegna e l'Austria, il F. divenne maggiore del 2° battaglione di studenti e prese parte ai combattimenti presso Mantova; dopo l'armistizio Salasco (agosto 1848), costretto a lasciare l'insegnamento a Pavia, emigrò a Torino insieme con il fratello Francesco, ingegnere e anche lui impegnato nei combattimenti delle Cinque giornate. Negli anni trascorsi a Torino, non venne meno al suo impegno politico; dopo il fallito moto mazziniano avvenuto a Milano il 6 febbr. 1853 prestò la sua opera insieme con V. Crivelli, altro combattente delle Cinque giornate, per condurre in salvo gli esuli.
Meno noto è l'impegno scientifico del F. in questo periodo: la Pettinari accenna vagamente a un "modesto impiego come docente". Poiché si hanno notizie certe di un incarico di insegnamento presso la Scuola superiore di medicina veterinaria di Torino soltanto dall'anno accademico 1860-61, per i dodici anni precedenti non sono disponibili precise informazioni e ci si deve limitare ad alcune deduzioni sulla base delle pubblicazioni scientifiche da lui redatte in tale periodo. Il F. non concepiva la veterinaria come zooiatria, ovvero come mero intervento terapeutico su di un singolo animale malato: il suo interesse scaturiva dal desiderio di prevenire la trasmissione di infezioni, mortali o molto gravi, dagli animali all'uomo. Ancora molto vicino al clima culturale pavese, il F. sentì l'influsso della formazione scientifica austriaca, dominata dalla scuola di J.P. Frank, autore di un autorevole trattato di polizia medica in sei volumi (System einer vollständingen medicinischen Polizey, Mannheim-Stuttgart-Wien 1779-1819), e rimproverava apertamente la mancanza di questo tipo di studi nelle università piemontesi.
Indicativa della sua moderna e lungimirante concezione dello studio delle malattie infettive e della polizia sanitaria, è la breve introduzione all'opuscolo Sulla idrofobia e sui provvedimenti politico-legislativi contro la stessa. Lezioni di polizia sanitaria… (Torino 1852), dove sono raccolte le sue lezioni all'università di Pavia. L'argomento stava molto a cuore al F.: già in una lettera indirizzata al Cattaneo nell'agosto 1844 egli diceva di volere scrivere un articolo sulla rabbia o idrofobia, terribile e incombente pericolo per l'uomo contro il quale la medicina non disponeva ancora di alcun efficace mezzo terapeutico o preventivo: "se avvi istante in cui il medico possa imprecare alla propria scienza, è questo che lo fa impossente al cospetto di tanto strazio" (Sulla idrofobia…, p. 7). Per una efficace prevenzione delle malattie infettive, il F. apertamente auspicava un adeguamento degli studi della Scuola veterinaria di Torino che "attende ordinamento conforme al progresso dei tempi" (ibid., pp. 86 s.). Questa sua forma mentis appare di grande modernità e anticipatrice della attuale concezione della veterinaria pubblica.
Convinto dello stretto legame tra medicina e diritto per l'attuazione di valide ed efficaci disposizioni, il F. insisteva sul ruolo dello Stato nella prevenzione delle malattie infettive, scrivendo le Norme fondamentali per la compilazione e per l'organizzazione delle magistrature sanitarie. Considerazioni medico-politiche-giuridiche, Torino 1850, e le Norme fondamentali per la compilazione delle leggi sanitarie, ibid. 1853.
La prevenzione delle malattie infettive, oltre alle misure coercitive, doveva secondo lui essere attuata mediante l'educazione sanitaria della popolazione, e nel 1854, in concomitanza con l'epidemia di colera che interessò il Piemonte e altri Stati italiani, il F. redigeva un opuscolo divulgativo: Mezzi a preservarsi con facilità dal cholera e da malattie congeneri proposti e spiegati al popolo, Ivrea 1854.
Il F. come docente era chiaro, conciso e schematico; conduceva una lucida analisi critica della bibliografia, rivolgeva grande attenzione agli studi statistici e auspicava una sperimentazione su larga scala. Come già ricordato, nell'anno accademico 1860-61 ebbe un incarico ufficiale presso la Scuola superiore di medicina veterinaria di Torino, quando fu nominato professore d'igiene e materia medica, insegnamento lasciato vacante appunto da D. Vallada, passato alla cattedra di clinica medica veterinaria. È di questo periodo Della peste bovina, pubblicato a Torino nel 1861 (l'indicazione dell'anno 1863, ivi riportata, si riferisce forse a una seconda edizione).
Il F. partecipò in modo assai limitato alla vita della scuola veterinaria torinese e non fu coinvolto nel vivace dibattito allora sorto intorno al riordino del programma di studio nelle varie scuole veterinarie del Regno d'Italia. Nel 1864, dietro sua domanda, venne collocato a riposo e ritornò a Milano; nel 1873 commemorò l'amico V. Crivelli con lo scritto Alla memoria di V. Crivelli. Sunto biografico, discorsi e cenni necrologici, Milano 1873. La Pettinari ricorda anche un suo Nuovo sistema di reclutamento…, senza fornirne però le date.
Il F. fu vicepresidente del Comizio dei veterani lombardi e venne decorato della medaglia commemorativa delle Cinque giornate, istituita con deliberazione del 7 genn. 1884. Morì a Milano il 3 giugno 1885.
Fonti e Bibl.: Mem. e doc. per la storia dell'Univ. di Pavia…, Pavia 1878, pp. 203, 286; A. Pettinari, F. A., in Diz. del Risorgimento naz., III, Milano 1933, p. 123; A. Monti, Il 1848 e le Cinque giornate di Milano dalle memorie ined. dei combattenti sulle barricate, Milano 1948, p. 245; P. Vaccari, Storia dell'Univ. di Pavia, Pavia 1957, p. 258; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, p. 450; G. De Sommain, La storia della facoltà di medicina veterinaria di Torino, in Annali della facoltà di medicina veterinaria di Torino, XVIII (1969), pp. 81, 156.