FOSCHINI, Antonio
Nacque a Venezia il 14 giugno 1741 da Gaetano, imprenditore agrario, e da Lucrezia Guanciatti. Trasferito in giovane età a Ferrara, fu indirizzato agli studi matematici, meccanici e idraulici. Nel 1757 ottenne l'ammissione all'Accademia del disegno di figura e architettura. Furono suoi maestri gli architetti A. Santini, A. Poggi, G. Barbieri; seguì inoltre gli insegnamenti di G. Facchinetti, quadraturista, e di G.B. Freguglia, noto soprattutto come geometra e cartografo. Nel 1761, nonostante la giovane età, il F. entrò nel ruolo degli accademici, ricoprendo più volte in seguito le cariche di direttore della scuola di architettura e di principe dell'Accademia, ruoli cui era riservato lo svolgimento della didattica (Fiocchi, 1983-84, pp. 243 s.).
Dopo il rifacimento della parrocchiale di Vigarano Pieve (1763-70) e dopo il progetto (1765), non realizzato, per il completamento della facciata della chiesa ferrarese di S. Maria della Pietà dei teatini, nel 1766 il F. iniziò la costruzione della parrocchiale di Gambulaga; qui le suggestioni accademiche produssero una nitida planimetria ellittica, ricca di enfasi soprattutto nella volumetria esterna. Tra il 1769 e il 1770 fu impegnato a Ferrara nei rifacimenti interni delle chiese di S. Giustina, del Corpus Domini e nella costruzione della cappella nel palazzo del vecchio seminario.
Il F. fu autore di una proposta per la trasformazione delle scuole di pittura e architettura dell'Accademia in vere e proprie facoltà universitarie, con programmi definiti e insegnanti stabili cui competesse il giusto titolo di lettore; il suo piano fu inserito all'interno della riforma dell'università di Ferrara (1771), patrocinata dal presidente, monsignor G. Riminaldi. Il F. resse la nuova cattedra di architettura civile e militare dalla sua istituzione, nel 1774, fino al 1803, anno in cui l'università fu soppressa e sostituita da un regio liceo, nel quale il F. continuò a insegnare.
Finalizzata all'insegnamento è gran parte della sua produzione teorica, rimasta inedita (tutti i suoi scritti sono conservati a Ferrara, Archivio storico del Comune, Magistrati, cart. 57); la parte più cospicua è dedicata all'architettura civile (ad esempio: Idea generale dell'architettura civile e delle sue parti; Riflessi sugli ordini architettonici; Sulla simmetria architettonica), ma trovano ampia trattazione anche altri argomenti (Trattato di architettura militare; Sulla prospettiva; Istruzioni pratiche di meccanica).
Nel 1771 il F. assunse la carica di architetto dell'università, carica istituita contemporaneamente alla riforma universitaria. In tale ruolo diresse per oltre un decennio un'importante serie di lavori a palazzo del Paradiso, già sede dell'università e oggi della Biblioteca comunale Ariostea.
Gli interventi del F. perseguono l'obiettivo del Riminaldi che mirava a rendere chiaro e razionale l'assetto distributivo e stilistico del palazzo riorganizzando gli spazi per l'insegnamento attorno al teatro anatomico, al museo e alla biblioteca (Fiocchi, in Palazzo…, 1993, p. 69). Oltre a un organico progetto di ripristino e riqualificazione degli ambienti preesistenti, nel 1780 il F. realizzò il nuovo scalone, fulcro distributivo del palazzo. Eseguì anche una serie di progetti per un nuovo oratorio dell'università collegato al palazzo del Paradiso; la costruzione, avviata nel 1781, fu abbandonata per mancanza di fondi (ibid., p. 77).
Nel 1774 lavorò al ripristino della facciata e alla costruzione del nuovo scalone di palazzo Giglioli (1774), unico intervento documentato per la committenza privata (Ferrara, Istituto di studi rinascimentali, Archivio Giglioli, scat. 46, n. 26). Nel 1778, e sino al 1787, si occupò del rifacimento della chiesa parrocchiale di Masi Torello. Dal 1778 fu inoltre impegnato a Comacchio nella costruzione dell'ospedale di S. Camillo. Oltre a questo intervento, concluso dall'allievo G. Genta che contribuì alla definizione del prospetto posteriore, a Comacchio il F. condusse negli anni successivi anche una serie di importanti lavori urbani.
Grazie al ruolo pubblico e alla notorietà raggiunta, fu protagonista di molti interventi su edifici religiosi realizzati in questi anni. La ricerca archivistica (Fiocchi, 1981-82) ha consentito di puntualizzare i termini della sua partecipazione: nel 1784 fu consulente per la costruzione della chiesa parrocchiale di Marrara, diretta da G. Sivieri; nel 1789 stilò un parere per il soffitto della parrocchiale di Guarda Ferrarese, che pure gli era tradizionalmente attribuita, disegnata invece da A. Santini vent'anni prima. Al F. è stata inoltre attribuita, sulla base di riscontri stilistici, la chiesa parrocchiale di San Nicolò Ferrarese (1788) e l'oratorio Ferretti, a Ferrara, del 1794 (Padovani, 1955, pp. 142, 144). Tra i progetti non realizzati va segnalato, del 1790, il completamento del campanile della cattedrale ferrarese (le tavole sono conservate nel Museo del Duomo).
Nel 1790 iniziò la sua partecipazione all'impresa del teatro Comunale di Ferrara, iniziato nel 1787 dall'architetto ferrarese G. Campana. La costruzione giunse a compimento soltanto nel 1797, a conclusione di un'incessante sovrapposizione di qualificate consulenze, come quella di G. Piermarini, e di progetti e interventi parziali, primi fra tutti quelli di C. Morelli, fonti di una vivace disputa attributiva.
Il Comunale rappresenta il culmine delle ricerche del F. sull'effetto armonico della sala teatrale e la sintesi degli sforzi verso la progettazione globale dello spazio per lo spettacolo, tesa allo sviluppo ottimale del rapporto tra scena, invaso teatrale e spazi accessori; non meno rilevante l'attenzione posta all'inserimento urbano, raggiunto negando il rilievo monumentale della facciata e accentuando l'unitarietà compositiva del prospetto e del fianco dell'edificio, all'incrocio di due vie centrali della città. La specificità dell'intervento del F. per la definizione della curva della cavea è concretizzata nella Dissertazione sulle curve teatrali; il trattato si inserisce nell'ampio dibattito sul profilo da assegnare alla cavea che aveva caratterizzato la trattatistica sul teatro nella seconda metà del Settecento: oltre a prendere in esame l'ottimizzazione dell'acustica e della visibilità, il F. difende anche la paternità del progetto del Comunale attraverso la dimostrazione della corrispondenza dell'elaborato teorico con il teatro costruito.
I felici esiti del Comunale procurarono al F. richieste di consulenze (nel 1795, per il teatro di Jesi); inviti a disegnare teatri con le stesse caratteristiche armoniche di quello di Ferrara giunsero da Verona, da Comacchio e da Vienna (Fiocchi, 1981-82, pp. 141-177). Oltre al Comunale di Ferrara, il F. realizzò, in collaborazione con il genero G. Tosi, il teatro Ballarini di Lendinara (1812-14), dove riuscì a inserire la costruzione della curva da lui ideata nelle limitate dimensioni dello spazio disponibile. L'edificio, prima che venisse radicalmente trasformato, era un perfetto esempio di unitarietà nella relazione spaziale tra le diverse aree funzionali del teatro.
Nel 1806 il F. lavorò al progetto, non realizzato, per la traformazione del fabbricato gesuitico di via Borgo dei Leoni in palazzo di Giustizia e annesse carceri (ibid., pp. 450-457). L'anno seguente fu incaricato di adattare il soppresso convento dei padri somaschi a liceo convitto (ibid., pp. 458-466), ma, nello stesso anno, fu sostituito da G. Campana che, sempre nel 1807, gli succederà pure nella carica di ingegnere municipale, ricoperta dal F. sin dal 1797. Nominato accademico d'onore alle accademie di Bologna e Parma, fu inoltre prescelto, nel 1804, a occupare la cattedra di architettura dell'università di Pavia, cui rinunciò per non lasciare Ferrara (ibid., pp. 185 ss.).
Il F. trascorse gli ultimi anni di vita difendendo la paternità di alcuni suoi progetti (Parlata ai Ferraresi sullo spedale di Comacchio e sul teatro Comunale di Ferrara) e la correttezza del proprio operato (Informazione apologetica sulle odierne vicende dell'ingegnere architetto e pub.co professore F. di Ferrara, dedicata alla costruzione del regio liceo convitto).
Morì a Ferrara il 14 dic. 1813 e fu sepolto nella Certosa.
Fonti e Bibl.: Per un ampio elenco delle fonti e della bibliografia si rimanda alla tesi di laurea di F. Fiocchi (1981-82). In particolare si veda: A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, V, Ferrara 1809, pp. 227-231; L. Cicognara, In morte dell'architetto A. F., Ferrara 1814; G. Padovani, Architetti ferraresi, Rovigo 1955, pp. 139-145; A.M. Matteucci - D. Lenzi, C. Morelli e l'architettura delle legazioni pontificie, Bologna 1977, pp. 294-299; F. Fiocchi, A. F. architetto e pubblico professore di architettura, tesi di laurea, Venezia, Istituto universitario di architettura, a.a. 1981-82; Id., L'Accademia del disegno di Ferrara, in Musei ferraresi, 1983-84, 13-14, pp. 237 s., 240, 243 ss.; Id., Contributi alla conoscenza della didattica architettonica…, in Ferrara disegnata, a cura di M. Peron - G. Savioli, Ferrara 1986, pp. 62-67; F. Mancini - M.T. Muraro - E. Povoledo, I teatri del Veneto, III, Venezia 1988, pp. 419-425; F. Fiocchi, L'insegnamento dell'architettura e la formazione del "tecnico" a Ferrara. Dall'Accademia del disegno alla libera università (1736-1860), in L'architettura nelle accademie riformate, a cura di G. Ricci, Milano 1992, pp. 139, 147; Id., in Storia di Comacchio nell'età moderna, I, Casalecchio di Reno 1993, pp. 388-400; Id., in Palazzo Paradiso e la Biblioteca Ariostea, a cura di A. Chiappini, Roma 1993, pp. 63-79; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 236.