FLORES, Antonio
Nato a Siviglia, probabilmente intorno alla metà del XV secolo, intraprese gli studi giuridici laureandosi in utroque iure; divenne notaio e abbracciò la carriera ecclesiastica. Nel 1486 era rettore della parrocchia di Manzera, nella diocesi di Avila, sebbene risiedesse ormai a Roma, dove fu creato dapprima segretario e quindi protonotaro apostolico. Nel febbraio 1487 Innocenzo VIII lo chiamò a far parte della commissione che doveva esaminare le proposizioni di G. Pico della Mirandola; in autunno lo stesso papa lo incaricò di una importante missione diplomatica presso il re di Francia Carlo VIII, insieme con il vescovo di Traù L. Chiericati (o Cheregato), ai quali si affiancò - non continuativamente - il protonotario Jean Oriol. I commissari avevano l'obiettivo di trattare un accordo con il re francese per annullare la prammatica sanzione, che sanciva l'autonomia della Chiesa gallicana. Comprendeva inoltre la questione delle decime, i provvedimenti disciplinari da adottare nei confronti di alcuni chierici ribelli e la liberazione di Massimiliano d'Asburgo, prigioniero nelle Fiandre.
Altra ragione della missione era la consegna del fratello del sultano Bayazet, il principe Gem, che si trovava prigioniero in Francia, perché fosse trattenuto a Roma come ostaggio. In tal modo il pontefice sperava di costringere il sultano stesso a rinunziare alle frequentì e rovinose incursioni sulle coste italiane.
Per una serie di complicazioni insorte nel frattempo, la missione si protrarrà per ben quattro anni assumendo così le caratteristiche di una vera e propria nunziatura residente, da annoverarsi tra le primissime del genere su suolo francese.
I due legati partirono da Roma il 16 nov. 1487. Il 25 giunsero a Firenze ed ebbero colloqui con Lorenzo de' Medici. Il 7 dicembre arrivarono a Milano dove, a causa della malattia di Ludovico il Moro, si incontrarono con il card. A. Sforza e col nunzio G. Gherardi, dal quale vennero informati sui rapporti della S. Sede col Moro. Dopo aver atteso inutilmente per alcuni giorni di ottenere un colloquio con quest'ultimo, il 13 dicembre ripartirono. Giunti a Parigi, furono ricevuti in udienza solenne da Carlo VIII il 20 genn.1488.
Il 28 gennaio il F. si recava presso l'università per sostenere l'accusa di eresia lanciata contro Pico della Mirandola da Innocenzo VIII, che - proprio durante il viaggio dei nunzi a Parigi - aveva ordinato con un breve (15 dic. 1487) l'arresto del filosofo.
Lo scopo principale della missione fu raggiunto in tempi relativamente brevi, poiché il 5 ott. 1488 venne stipulata una convenzione tra i due nunzi, il Consiglio reale e il gran maestro dell'Ordine dei cavalieri di Rodi P. d'Aubusson, secondo la quale Geni sarebbe stato consegnato al papa e inviato a Roma dove giunse effettivamente nell'aprile dell'anno successivo.
Circa il problema della riscossione della decima, i nunzi guadagnarono l'appoggio decisivo dell'arcivescovato di Bordeaux con la promessa del cappello cardinalizio.
Dal 1489 al 1491 il F. e il Chiericati dovettero affrontare un nuovo grave ostacolo che si frapponeva alla realizzazione del progetto papale di un unico fronte delle potenze cristiane nella lotta antiturca: la successione di Bretagna.
Nel maggio 1490, grazie alla loro mediazione, si arrivò a stipulare una tregua di sette mesi tra Carlo VIII, che era intenzionato ad annettersi il territorio bretone, e la duchessa vedova Anna di Bretagna, che nel frattempo aveva sposato per procura Massimiliano d'Asburgo. Pochi mesi dopo, la rottura di questo contratto matrimoniale da parte di Anna e le sue successive nozze con Carlo VIII resero impossibile un accordo con gli Asburgo e impedirono ogni impegno comune austro-francese in funzione antiturca.
Nell'ottobre 1491 ebbe termine la missione del F. e del Chiericati che ripartirono alla volta di Roma. Il F., divenuto arcidiacono di Mácon, fece parte in questa occasione, insieme con il collega, dell'ambasciata inviata dal re al papa l'11 novembre con il compito di stipulare nuovi concordati in materia di benefici ecclesiastici.
Con il nuovo papa Alessandro VI la carriera del F. si svolse in un clima particolarmente propizio, dovuto al favore di cui godette il clero spagnolo sotto quel pontificato. Il 12 marzo 1494 venne nominato uditore dì Rota. Il 26 ag. 1496 fu eletto vescovo di Castellammare - Stabia: fu consacrato all'inizio del 1497.
Nel maggio 1497 il F. divenne governatore della Marca (Arch. segr. Vat., S. R. Rota, Manualia act. et cit., 28, c. 165r); tuttavia di questo suo incarico, riferito peraltro anche da Eubel (II, p. 241 n. 100), non si trova conferma in altre fonti, né notizia più dettagliata.
Il 5 sett. 1501 il F. prese parte al corteo che accompagnò Lucrezia Borgia, all'indomani del suo matrimonio con Alfonso d'Este, a S. Maria del Popolo, prima della sua partenza per Ferrara. Tra il 16 e il 22 sett. 1503 fu tra i vescovi custodi del conclave da cui uscì eletto papa Pio III, ed ebbe nuovamente questo incarico durante il brevissimo successivo conclave che, tra il 31 ott. e il 1° nov. 1503, elesse papa Giulio II. Nel corso di quest'ultimo anno si era fatto affiancare nell'episcopato di Stabia dal nipote Pietro, che divenne suo successore quando, il 4 dicembre, il F., dopo la nomina a referendario di Segnatura, fu eletto dal papa a succedergli nell'arcivescovato di Avignone.
Nel 1506 fece costruire la cappella dell'Annunciazione nella cattedrale avignonese, per adibirla a luogo di sepoltura per sé e per i suoi successori. Nel 1509 tenne un importante sinodo concemente la disciplina del clero e l'obbligo di residenza per coloro cui era affidata la cura d'anime.
Nel maggio 1512 il F. era di nuovo a Roma per assistere alle sessioni del V concilio lateranense, lasciando ad Avignone il suo suffraganeo G. Colombi. Tuttavia poté assistere solamente alle prime due sessioni, poiché il 12 luglio 1512 morì a Roma e la sua salma fu traslata per la sepoltura ad Avignone.
Fonti e Bibl.: Arch. segr. Vat., Regesta Vaticana, 685, f 517; 692, ff. 120-121v, 146-162; 693, f. 133; I. Burchardi Liber notarum ab a. 1483 usque ad 1506, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., XXXII, 1-2, passim; Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi, nunzio pontificio a Firenze e a Milano, a cura di E. Carusi, Roma 1909, ad Ind.; F. Nouguier, Histoire chronologique de l'Eglise ... d'Avignon, Paris 1659, pp. 198 s.; E.A. Granget, Histoire de la diocèse d'Avignon, Avignon 1862, II, pp. 20 s.; L. Thuasne, Djern-sultan, Paris 1892, ad Ind.; P. Richard, Origines de la nonciature de France. Nonces résidants avant Léon X (1456-1511), Paris 1905, pp. 3-47; G. Di Napoli, G. Pico della Mirandola..., Roma 1965, ad Ind.; sulla missione in Francia e l'accusa a Pico della Mirandola vedi A. Foa, Chieticati, Leonello, in Diz. biogr. d. Italiani, XXIV, Roma 1980, pp. 682-689; J.H. Albanes, Gallia christiana novissima, VII, Avignop 1920, coll. 555-562; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1958, ad Ind.; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, pp. 100, 241; G. Gulik - C. Eubel, Idem, III, ibid. 1923, pp. 126, 303.