FIORDIBELLO (Florebellus), Antonio
Nacque a Modena intorno al 1510 da Giannicolò, mercante di lana, banchiere, notaio e a più riprese funzionario del Comune.
Da una lettera del 1534 a F.M. Molza da Carpentras, dove il F. si trovava al servizio di Iacopo Sadoleto, si ricava che in gioventù fu avviato dal padre agli studi di giurisprudenza, presto abbandonati per dedicarsi ai classici greci e latini. Fu infatti compagno di studi del nipote di Iacopo, Paolo Sadoleto, sotto la guida di Livio Gregorio Giraldi, il quale nel De poetis nostrorum temporum (Florentiae 1551, p. 105), menziona in modo lusinghiero il F. tra i letterati modenesi. Nel 1533 il Giraldi si trasferì a Ferrara mentre Paolo Sadoleto si recò presso Iacopo, che risiedeva nella sua diocesi di Carpentras dal 1527. Quasi certamente il F. era con lui.
Alla morte di Clemente VII (25 sett. 1534), su commissione del Sadoleto, il F. compose un'orazione funebre che pronunciò il 30 Ottobre nella chiesa di Carpentras. Dalla Francia la benevolenza del prestigioso protettore gli offrì l'opportunità di stringere per suo tramite i primi contatti con letterati e personaggi illustri, quali il cardinale Reginald Pole, Pietro Bembo e Francesco Maria Molza.
Dopo l'elezione di Paolo III (13 ott. 1534) il F. fu a Roma, probabilmente al seguito di Paolo Sadoleto, che si recava a rendere omaggio al nuovo pontefice. Nel 1535 il F. era di nuovo in Francia: il 24 luglio mandò, tramite G.F. Bini, un'epistola "in defensione della lingua latina" a Gabriele Cesano, che gliel'aveva chiesta (Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 5728, c. 57). Tornato in Italia, vi rimase per vari anni durante i quali i rapporti col suo protettore rimasero costanti e affettuosi. Nel 1536 il F. pubblicò il panegirico Ad Carolum V Romanorum imperatorem (Roma, Blado), composto in occasione del trionfo di Carlo V, reduce dalla vittoriosa spedizione di Tunisi.
Il Sadoleto arrivò a Roma alla fine di ottobre del 1536 per partecipare in novembre (2430) ai lavori del Consilium de emendanda Ecclesia, promosso da G. Contarini, e fu nominato cardinale (22 dicembre). Il F. lo dovette affiancare fino all'aprile 1538, ma non lo seguì a Nizza, per l'incontro tra Carlo V e Francesco I. Nel luglio 1538 si trovava a Roma quando il suo protettore, da Carpentras, lo raccomandò al Bembo a Padova, dove il F. intendeva trasferirsi per proseguire gli studi. Il Bembo lo ospitò in effetti nella sua casa, e il F. lo ricambiò facendo da istitutore al figlio Torquato.
Al 1541 risale l'orazione Ad Germanos de concordia (Lione, Grifio), scritta dopo la presa di Buda da parte dei Turchi e la perdita di tutta l'Ungheria inferiore; essa coincide perciò con l'omelia De regno Hungarias a Turcis direpto del Sadoleto, condividendone con maggiore radicalismo i sentimenti pessimistici sul destino della Cristianità.
Il soggiorno padovano terminò nel 1541 quando Paolo Sadoleto fu nominato governatore del Contado Venassino e Iacopo richiamò il F. presso di lui. Il 20 settembre egli era a Carpentras, da dove alla fine del febbraio 1542 seguì il Sadoleto di nuovo in viaggio per l'Italia. Dal 31 marzo all'11 aprile sostarono a Modena.
I conservatori della città non mancarono di cogliere l'occasione per far patrocinare in Curia i loro interessi: il 16 giugno 1542 il F. scrisse al padre da Roma, comunicando che il Sadoleto aveva ottenuto dal papa che il Monte di pietà di Modena applicasse un interesse del 5% annuo (il 23 giugno seguì il breve pontificio ottenuto gratis).
Il 17 agosto il F. seguì il Sadoleto, incaricato di una legazione a Francesco I, ma fece ritorno nel maggio del 1543, accompagnato dal F., per presenziare al colloquio di Busseto tra Paolo III e Carlo V (21-25 giugno). Mentre il Sadoleto nel luglio-agosto 1543 tornava a Carpentras, il F. si trattenne in Italia fino all'anno successivo su invito del cardinale Pole, che lo ospitò a Roma. Nel maggio 1545 seguì, infine, il suo protettore a Roma rimanendogli accanto fino alla morte, il 18 ott. 1547. Si recò quindi subito a Carpentras, dove ebbe da Paolo tutte le lettere del Sadoleto, e ne curò l'edizione (Lione, Grifio, 1550), premettendovi una biografia che rappresenta la principale fonte sul Sadoleto.
Ai mesi centrali del 1545 deve risalire la composizione dell'opera principale del F.: l'orazione De auctoritate Ecclesiae. Fu stampata a Roma dai Blado (1545) e l'anno seguente a Lione dal Grifio. Questa seconda edizione ebbe una certa eco negli ambienti riformati: C.S. Curione le oppose, forse nel 1547, una Pro vera et antiqua Ecclesiae Christi auctoritate in A. F. oratio (Basilea, Oporino). Prima dell'ottobre 1545 il F. inviò il manoscritto dell'opera al cardinale Marcello Cervini e tracce del De auctoritate si riscontrerebbero secondo J. Beumer (pp. 332 s.) nel decreto sulla Scrittura e la tradizione approvato dal concilio nella IV sessione in una redazione che riprendeva un abbozzo, oggi perduto, stilato dal Cervini.
L'impostazione oratoria e la modesta preparazione teologica non consentono al F. di sviluppare una trattazione organica. Il principio basilare da cui l'autore prende le mosse è quello dell'eguale autorità ("par fides") da conferire ai Vangeli e alla tradizione ecclesiale; i Vangeli stessi sono un frutto della Chiesa primitiva, dato che Cristo non ha dato agli apostoli alcun esplicito incarico di tramandare per scritto la sua dottrina affidandosi alla tradizione orale. inoltre, l'autorità della Chiesa supplisce all'insufficienza dei Vangeli, nei quali non è contenuta l'intera dottrina cristiana dal momento che Cristo non insegnò ai discepoli tutti i principi della fede o li tramandò in maniera oscura e bisognosa di interpretazione.
Meno chiara la posizione a proposito della dottrina dello Spirito Santo, in via di elaborazione anche nella trattatistica teologica contemporanea. Il F. sembra aderire alla teoria della rivelazione permanente, che stabilisce una sostanziale distinzione tra la Chiesa evangelica e quella successiva: gli apostoli hanno ricevuto il messaggio di salvezza direttamente da Cristo e dallo Spirito Santo, la Chiesa successiva è destinata sempre sotto l'influenza dello Spirito Santo, a sviluppare la testimonianza della rivelazione tramandata dagli apostoli. È lo Spirito Santo a garantire che la Chiesa cattolica svolga questa missione senza cadere in errore o venire sopraffatta dalle opinioni discordi; perciò essa rimane nel giusto anche quando stabilisce qualcosa senza l'avallo delle Scritture.
Tornato a Modena, il F. fu consacrato sacerdote e il 31 marzo 1551 celebrò la sua prima messa nella chiesa di S. Barnaba, del cui capitolo faceva parte dal 14 maggio 1537, prima in qualità di coadiutore del canonico Gaspare del Lino e poi come canonico. Nel 1551 il F. accompagnò come segretario il cardinale Marcello Crescenzi, legato unico al concilio di Trento, e il 29 aprile rispose a suo nome all'orazione di benvenuto rivoltagli dal segretario del vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo. A Trento, in qualità di segretario del cardinale legato, il F. presenziò alle prime tre sessioni conciliari e il 27 dicembre, giorno di s. Giovanni Evangelista, pronunziò un'orazione nella cattedrale.
Dopo la morte del Crescenzi a Verona (28 maggio 1552) fu a Modena e a Roma per ottenere la riduzione delle decime a cui era sottoposto il clero modenese. Nel 1553, entrò come segretario al servizio del cardinale Pole, legato in Inghilterra, dove Maria Tudor, salita al trono alla morte del fratello Edoardo VI, aveva avviato la restaurazione cattolica. La legazione, mossasi da Roma nei primi mesi del 1553, incontrò l'opposizione dell'imperatore, il quale meditava un matrimonio tra la regina e il proprio figlio, l'infante Filippo, e perciò non vedeva di buon occhio la saldatura tra l'Inghilterra e la S. Sede. Mentre il Pole si tratteneva sul lago di Garda, il F. fu inviato il 22 ag. 1553 a Bruxelles per persuadere Carlo V a non ostacolare la missione.
Il Pole lo raggiunse ora nelle vesti di legato pro pace, incaricato di una mediazione tra l'imperatore ed Enrico II. L'ostilità dell'imperatore fece abortire i negoziati di pace; in compenso l'arrivo in Inghilterra di Filippo, nel giugno, modificò l'atteggiamento della diplomazia imperiale a proposito della legazione del Pole, che tuttavia dovette attendere ancora fino al novembre 1554. Approdato infine con il cardinale in Inghilterra, il F. pronuncio un'orazione Ad Philippum et Mariam reges de restituta in Anglia religione (inviata al cardinale G. Morone il 7 genn. 1555 e stampata nel corso dell'anno a Lovanio e, per i Blado, a Roma), nella cui intransigenza antiprotestante possiamo scorgere riflesso l'integralismo del Pole.
Il F. lasciò Londra per Roma in marzo. Il 10 luglio il suo nome figura nel Rotulo della famiglia di Paulo IV tra quelli dei segretari: nel diario di uno di questi, A. Massarelli. Fu, infatti, segretario ai brevi accanto a G.F. Bini, sotto la guida di G.R Barengo. li 29 sett. 1556 la "portione" del segretario spettante al Bini fu divisa tra il F. e il Massarelli. Dal 1557 il F., insieme con il Barengo, il Massarelli e C. Gloriero, svolse le funzioni di segretario del pontefice, presenziando alle udienze solenni in Vaticano e ai concistori segreti. Il 12 febbraio lui e il Massarelli furono nominati segretari della commissione incaricata d'istruire il processo di scomunica e privazione nei confronti di Carlo V e di Filippo II di Spagna per fellonia e ribellione commessa attaccando lo Stato della Chiesa. In questi anni il F. cumulò svariati benefici: un beneficio a Spilamberto nel Modenese, il priorato di S. Antonio di Vigoenza in territorio ferrarese e infine, il 24 ag. 1588, il vescovato di Lavello (Potenza). In visita a Modena nell'aprile 1559, il F. rinunciò al canonicato di S. Barnaba a favore di Gasparo Sillingandi, futuro vescovo della città, e nel settembre-ottobre 1560 compì una visita pastorale nella sua diocesi, preludio alla rinuncia al vescovato con riserva di nomina del successore (il canonico venosino Lucio Maranta, che si insediò il 31genn. 1561).
Sua è la bolla del 1561di indizione del concilio voluto da Pio IV per l'anno successivo. Numerosi i brevi redatti fino all'inizio del 1562; suo è ancora il breve del 24 marzo 1564 che istituisce l'Indice. Confermato nei ruoli da Pio V, gli toccò l'onore di rispondere alle orazioni pronunciate dagli ambasciatori d'obbedienza. Il F. si ritirò nel corso del 1568.
Non si hanno notizie sugli anni successivi che il F. trascorse verosimilmente nella città natale, dove morì e fu deposto il 25 ag. 1574 nella chiesa dei minori osservanti di S. Margherita, che egli aveva beneficato con donativi.
Il De vita I. Sadoleti commentarius è Pubblicato in I. Sadoleti Epistolae Leonis X, Glementis VII, Paulii III nomine scriptae, Romae 1759, pp. I-CIII; in calce sono allegate undici lettere del F. precedute dalla A. F. vita di V.A. Costanzi. Le orazioni De auctoritate Ecclesiae, De concordia, De restituta in Anglia religione si leggono in I. Sadoleto, Opera quae extant omnia, II, Veronae 1738, pp. 317-437; quella su s. Giovanni Evangelista in Concilium Tridentinum, VII, Friburgi Br. 1961, pp. 430-435. Si conservano manoscritti nella Bibl. apost. Vaticana: Vat. lat. 5393, cc. 80-85r una Oratio ad Venetos de bello inferendo in Turcos; Barb. lat. 5434, cc. 11-17r una relazione volgare su Il felicissimo ritorno del Regno d'Inghilterra alla cattolica unione et alla obedienza della Sede apostolica.
Fonti e Bibl.: P. Sforza Pallavicino, Istoria del Concilio di Trento, Roma 1966, pp. 301, 338; G. Poggiani, Epistolae et orationes, a cura di G. Lagomarsini, IV, Romae 1758, pp. LVI, LVIII, 147 s.; I. Sadoleti Epistolae proprio nomine scriptae, II, Romae 1760, pp. 276, 324, 408 s.; III, ibid. 1764, pp. 129 s., 132, 250 s., 277-280, 290, 328, 335, 368, 428, 430; Id., Epistolarum appendix, Romae 1767, ad Indicem; T. Lancellotti, Cronaca modenese, a cura di C. Borghi - L. Lodi, Parma 1862-1884, III, V-XII, ad Indices; Lettere del card. I. Sadoleto e di Paolo suo nipote, a cura di A. Ronchini, Modena 1871, pp. 70, 135; Calendar of State papers and manuscripts, relating to English affairs…, a cura di R. Brown, London 1873, ad Indicem (alla voce Pole); Regesten und Briefe des Card. Contarini, a cura di F. Dittrich, Braunsberg 1881, pp. 241, 393; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, Friburgi Br. 1901-63, I-II, VII-IX, ad Indices; Nuntiaturberichte aus Deutschland, 1. Abt., 1533-1559, a cura di H. Goetz, Tübingen 1970, p. 58; XIV, a cura di H. Lutz, ibid. 1971, ad Indicem; XV, a cura di H. Lutz, ibid. 1981, ad Indicem; L. Vedriani, Catalogo de' vescovi modenesi, Modena 1669, pp. 107-110; F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, coll. 743 s.; F. Bonamici, De claris pontificiarum epistolarum scriptoribus, Romae 1770, pp. 89 s., 248; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, II, Modena 1782, pp. 288-302; A. Papier, Die päpsdichen Legatem und Nuntien in Deutschland Frankreich und Spanien, Münster 1897, pp. 186 s., 189; Nonciatures de Paul IV, a cura di R. Ancel, I, Paris 1909, pp. 19 s.; G. van Gulik - C. Eubel, Hierarchia catholica…, III, Monasterii 1923, p. 238; S. Lauchert, Die ital. liter. Gegner Luthers, Freiburg 1912, pp. 474-484; L. von Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1950, pp. 599 s.; VIII, ibid. 1951, pp. 52, 94, 339, 625 s.; J. Beumer, Ein italianischer Humanist der Reformationszeist, A. F., zu dem Problemkreis Schrift - Kirche - Tradition, in Gregorianum, XLIV (1963), 2, pp. 319-333; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.-eccles., XXIII, p. 67; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-IV, ad Indices.