FERRARI (Ferrari d'Agrate), Antonio
Non si conosce la data di nascita di questo scalpellino originario di Agrate di Brianza (Milano), figlio di Francesco. Appartenne ad una importante famiglia di "tajapreda" trasferitasi a Parma nella seconda metà del Quattrocento. Anch'egli "picator lapidum", è presente in Panna, ove risiedeva nella vicinia di S. Sepolcro, a partire dal 1477. A quella data risulta essere affittuario del monastero di S. Giovanni Evangelista per un orto (Testi, 1918, p. 88). Secondo il Pezzana (1859, p. 162), invece, la presenza del F. a Parma risalirebbe al 1489. In questa città sposò Orsolina Fatuli, figlia di mastro Gherardo, dalla quale ebbe quattro figli maschi: Giovanfrancesco (1489) e Marco (1491), che continuarono l'attività paterna (cfr. voci in questo Dizionario), Giacomo Andrea (1500) e Gherardo (1505).
Il nome del F. compare in un contratto stipulato con il canonico Bartolomeo Montini (19 ott. 1493) per il quale egli si impegnava ad eseguire porte, finestre e colonne con fregi scolpiti (Mendogni, 1991, p. 28).
Intensa fu l'attività espletata nelle fabbriche civili e religiose della città, ove il F. aveva bottega sul piazzale prospiciente la chiesa di S. Sepolcro.
Il F. è documentato nel cantiere dell'antico ospedale Rodolfo Tanzi per il quale fornì varie colonne in marrilo, ricevendo un primo pagamento di 395 lire imperiali (1493-94: Banzola, 1980, p. 112). La stesura del progetto del primo impianto dell'edificio si deve a G. A. Erba con il quale successivamente collaborarono G. e A. Fatuli e lo stesso F. (Banzola, 1995). Negli anni 1500-01 provvide alla fornitura di pietre di sostegno dei venti cancelli che ornavano la facciata orientale (dei quali non si conserva attualmente traccia). Si devono ancora al F. l'apertura di tredici finestre in marmo della facciata anteriore (1503) e gli ornati marmorei (1504) della porta di accesso allo scalone dall'ingresso principale della fabbrica, sostituita nel 1782 dal portale di L.-A. Feneulle (Pezzana, 1859, pp. 164 n. 2, 165 n. 1).
Elementi caratterizzanti la parte del prospetto dell'ospedale, eseguita nel corso della prima campagna di lavori, sono la cornice marcapiano e gli archivolti dentellati in terracotta, le colonne con base e capitelli lobati, in arenaria, come anche gli stipiti delle finestre, realizzati dallo scultore lombardo. Le colonne della parte occidentale del porticato verso l'attuale strada D'Azeglio, fornite dal F., risultano stilisticamente prossime a quelle presenti nel chiostro orientale, e possono pertanto ricondursi ad una medesima fornitura.
Nel 1505 fu commissionata al F., sempre per l'ospedale, la posa in opera di sette colonne in pietra di Serravalle, su disegno di M. A. Zucchi.
Al F. spetta inoltre il sarcofago di Rodolfò Tanzi, conservato all'interno della chiesa di S. Ilario (Pelicelli, 1937, p. 124; Banzola, 1980, p. 147; Farinelli-Mendogni, 1981, p. 76).
Secondo il Pelicelli (19375 p. 59), nel 1505 i canonici lateranensi commissionarono al F. gli ornati in marmo delle "pilastrature con candeliere e fogliami" della facciata della chiesa di S. Sepolcro (cfr. anche Jannelli, 1877, p. 165). Spettano invece con sicurezza al F. le colonne e i capitelli del chiostro annesso alla chiesa, ricostruito fra il 1493 e il 1495, (Salmi, 1918, pp. 87 s.; Testi, 1918, pp. 10 s.; Salmi, 1920, p. 294; Farinelli-Mendogni, 1981, p. 86). Sono riconducibili al F. anche i capitelli della chiesa di S. Quintino (Quintavalle, 1946).
Il nome del F. è documentato nel prestigioso cantiere del monastero e della chiesa di S. Giovanni Evangelista, all'interno del quale egli eseguì o sovrintese a tutte le opere in pietra. I suoi rapporti con i monaci benedettini risalgono agli ultimi decenni del Quattrocento. Nel 1488 egli vendette un pezzo di terra alla comunità benedettina che a quella data poneva le basi per la costruzione dell'imponente complesso monastico (L'abbazia benedettina..., 1979, p. 61). Nel 1494ricevette un pagamento per l'esecuzione di due finestre del refettorio, completato nel 1498, anno nel quale erano state collocate le otto chiavi della volta (ibid., p. 65). Il 22 giugno 1499 i benedettini gli accordarono 50 ducati d'oro per la realizzazione di un lavabo da porsi nel monastero (Pezzana, 1859, p. 165 n. 3). Nel 1500 "si metteva in chiavi il chiostro del Capitolo" recuperando i capitelli di un chiostro precedente (L'abbazia benedettina..., 1979, p. 61); nel 1507 il F. ricevette un altro saldo per "el suo lavorerio nel capitolo" (ibid., pp. 71, 85, n. 59). Eseguì anche i fregi decorativi della finestra sinistra e quelli della porta del capitolo, variamente rappresentanti i simboli della morte spirituale e corporale e scene di battaglia.
Per quanto attiene ai lavori all'interno della chiesa, ripresi nel 1510 sotto la direzione di B. Zaccagni e P. Cavezzolo, si deve ricordare la posa in opera dei pilastri che sorreggono la cupola dalla parte della navata con la data, "MDX", incisa sul pilastro di sinistra e la firma "Ant. Parme(n)sis faciebat", sull'altro.
Al 1511 datano i due amboni marmorei collocati ai lati del santuario nella cattedrale di Parma, all'interno della quale con il figlio Giovanfrancesco realizzò la balaustrata in marmo ora nella cappella del Comune (la quarta della nave destra).
Con il figlio collaborò inoltre alla decorazione plastica del monastero di S. Paolo, ristrutturato dall'architetto Giorgio Erba per la badessa Giovanna da Piacenza (1514).
Non si hanno notizie della successiva attività del F., ancora in vita il 6 febbr. 1528, ma sicuramente scomparso prima del 26 febbr. 1529 (Pezzana, 1859, p. 166).
Fonti e Bibl.: Parma, Biblioteca Palatina, Mss. Parm., 1599: Notizie di vari artefici che operarono per monastero e per la chiesa di S. Giovanni di Parma, cc. 115 ss.; Parma, Soprint. ai Beni artistici e storici: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di belle arti... (ms.), II, cc. 202, 207; P. Donati, Nuova descrizione della città di Parma, Parma 1824, pp. 23, 31, 45, 63, 170, 179; A. Pezzana, Storia della città di Parma, V, Parma 1859, pp. 161- 167; G. B. Jannelli, Dizionario biografico dei parmigiani illustri, Genova 1877, p. 165; L. Testi, Parma, Bergamo 1905, pp. 79, 88, 134;M. Salmi, Bernardino Zaccagni e l'architettura del Rinascimento a Parma, in Boll. d'arte, XII (1918), pp. 88, 98, 100, 102, 108 s. (recens. di L. Testi, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n. s., XVIII [1918], pp. 10, 12, 28 e nn. 1 e 5, 29 s., 35, 38 s., 41 e n. 1, 46 n. 2, 53, 55, 58, 59 n. 2, 64 n.2, 66 ss., 73 ss., 83 ss., 88 s., 91-96; ibid., n. s., XX [1920]: pp. 273 n.4, 280 n. 3, 285 n. 1, 287, 288 n. 2, 293, 294 n. 1, 295);N. Pelicelli, Parma monumentale, Parma 1937, pp. 47, 59, 75, 124; A. O. Quintavalle, Architettura cinquecentesca a Parma, in Mercurio, XXII (1946), pp. 100 ss.; M. C. Canali, Gian Francesco d'Agrate, in Parma per l'arte, II (1952), p. 51;G. Gonizzi, Gli scultori Ferrari-Agrati artisti parmensi poco noti, in Gazzetta di Parma, 18nov. 1966; L'abbazia benedettina di S. Giovanni Evangelista a Parma, a. cura di B. Adorni, Milano1979, pp. 45, 61, 65, 71, 74, 78; O. Banzola, L'ospedale vecchio di Parma, Parma 1980, pp. 11, 112 s., 115, 119 s., 124, 147; L. Farinelli-P. P. Mendogni, Guida di Parma, Parma 1981, pp. 52, 57, 71, 76, 86, 124, 130; Parma. Storia, arte, monumenti, a cura di L. Fornari Schianchi, Bologna1989, pp. 41, 80, 82; P. P. Mendogni, Gianfrancesco F. d'Agrate: uno o due scultori?, in Aurea Parma, LXXV (1991), pp. 27-30, 32; O.Banzola, L'ospedale vecchio, in La città latente, catal. a cura di G. Canali (in corso di stampa); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, p. 133 (s.v. Agrate, Antonio Ferrari da).