CASTILHO, António Feliciano de
Poeta portoghese, nato a Lisbona il 26 gennaio 1800, morto ivi il 17 giugno 1875. Vissuto nell'epoca del primo grande romanticismo, partecipò alla sua propaganda, pur restando classico nella compostezza e finitezza della forma e nella scelta dei modelli a cui s'ispirava. Nonostante la continua infermità del corpo e la completa cecità che lo colse a sei anni, svolse un'intensa attività pedagogica e letteraria. Lo assistette negli studî l'abnegazione del fratello Augusto, che gli fu compagno nell'università di Coimbra, nella direzione della Revista universal lisbonense, organo importante del romanticismo, e nella Livraria clássica portuguêsa, opera di divulgazione storica e letteraria; e gli fu di lenimento nella vita travagliata l'affetto della moglie che aveva sposata nel 1837. Diresse un collegio a Madera e dedicò molti anni all'insegnamento, suggerendo innovazioni didattiche che diffuse anche personalmente, in patria e nel Brasile. La sua preparazione classica si rivela attraverso le molte traduzioni di Virgilio e di Ovidio, fedeli e intimamente rivissute, al contrario della versione del Faust di Goethe, non letto nell'originale e non inteso nelle sue alte idealità. Riadattò il teatro del Molière con ricchezza lessicale e con fluidità ritmica e dialogica. Questo gusto di traduttore e rifacitore deriva da quel senso raffinato che egli ebbe della pura forma. Inizialmente arcadico, accettò il romanticismo con interpretazione classica e ne accolse le voci sentimentali e musicali, come si vede fin nelle sue prime composizioni: Cartas de Echo e Narciso (1821); A primavera (1822); Amor y melancholia (1828). Più interiore e sognante in A noite do Castello (1836), e via via sempre più decisamente romantico, come in Os ciumes do bardo (1838). Accanto a Garrett e a Herculano, la sua lirica segna i nuovi orientamenti della poesia portoghese. Atteggiata sempre a una formale perfezione, sovente palpita in essa una nostalgia delicata e armoniosa per quella luce e per quei colori, che gli furono negati.
Opere: Traduzione da Molière: Médico á foråa; Tartufo; Avarento; Doente de scisma, Sabichonas; Misantropo; da Shakespeare: Sonho duma noite de S. João; da Ovidio: Metamorfoses (1841) e Amores (1858); da Virgilio: Georgicas (1867); da Anacreonte: Lírica (1866).
Opuscoli: A felicidade pela agricultura; Tratado de metrificaåão; Estudo histórico-poético de Camões; e la sua propaganda didattica: Método de C. Abbiamo ricordato le poesie originali. Cfr. Obras completas, Lisbona 1903-10, voll. 80.
Bibl.: T. Braga, A. F. de C., in História do Romantismo em Portugal, Lisbona 1880, pp. 407-515; A. Padula, Il Centenario di C., Napoli 1900; F. de Figueiredo, As adaptações do theatro de Molière por C., in Estudos de litteratura, s. 2ª, Lisbona 1918, pp. 109-41.