FANZARESI, Antonio
Figlio di Mattia e di Lucia Marchini, nacque a Forlì il 13 ott. 1700 nella parrocchia di Ravaldino (Forlì, Biblioteca comunale, Raccolta Piancastelli, busta 177, Carte Romagna 202-265). La sua formazione avvenne nella feconda cerchia cignanesca, in particolare egli sembra aver appreso "principi dell'arte nella scuola del conte Felice Cignani" (G. Casali, Guida per la città di Forli, Forlì 1863, p. 46, n. 1). Appartenne quindi alla seconda generazione di pittori che gravitarono nella bottega che il più noto Carlo Cignani aveva creato fin dal 1687 in Forlì, dopo il suo definitivo trasferimento da Bologna. La tela raffigurante S. Giovanni che battezza Cristo della parrocchiale di Branzolino (Forlì) è uno dei primi dipinti che vanno riferiti al suo catalogo.
L'opera, restaurata negli anni Trenta dal pittore Cesare Camporesi, nonostante alcune evidenti incertezze disegnative, mostra un sapiente gusto coloristico e una morbidezza dello sfumato che presuppone il creativo assorbimento dei modi della scuola forlivese.
Un fare un po' impacciato si deve rilevare invece nel Transito di s. Giuseppe della parrocchiale di San Giorgio (Forlì), proveniente dalla chiesa di S. Maria Assunta in Schiavonia (Forlì), dove fu sostituito con il Sogno di s. Giuseppe, copia di A. Belloni da Carlo Cignani. Un manoscritto del Settecento attesta la presenza del F. nella chiesa dei Servi a Forlimpopoli, dove, per un altare laterale eretto nel 1735 in onore di Maria, eseguì quindici piccoli ovali raffiguranti i Misteri del Rosario. L'attività del F. è attestata al di là dello stretto ambito territoriale forlivese anche in Toscana. Anzitutto "nel 1744 terminò la tavola della cella di S. Pietro nell'Eremo di Camaldoli e fu sostituita ad una più antica del Ghirlandaio" (Leopoldo da Vienna, 1795, p. 108). Oltre a questo ovale raffigurante S. Pietro il F. eseguì anche la copia tratta da La Madonna del Rosario con s. Domenico e il beato Michele eremita di Camaldoli del pittore veronese Antonio Balestra (ibid., p. 82). Sempre in Toscana il F. dipinse anche il S. Romualdo genuflesso della certosa di Pontignano (Siena).
Tornato in patria poco dopo il 1745, realizzò le sue opere migliori, anzitutto La morte di s. Anna per l'altare maggiore della chiesa già di S. Teresa (oggi S. Antonio Abate in Ravaldino) e La Sacra Famiglia con s. Fedele da Sigmaringen, s. Felice da Cantalice, S. Serafino da Montegranaro del convento dei cappuccini di Forlì. La produzione più vasta si deve comunque riferire alla chiesa del Carmine di Forlì.
Nel 1746 (cfr. Sabatini, 1968, p. 137 n. 32) realizzò quattro tele tuttora visibili raffiguranti Episodi della vita del profeta Elia (La nascita, Elia rimprovera i messi di re Ocozia; Un angelo sveglia Elia nel deserto; La Vergine entro una nuvola appare ad Elia in preghiera sul Carmelo). I dipinti sono liberamenti ispirati a cinque tele tardoseicentesche conservate nella chiesa dei Carmine di Lugo (ibid., p. 140). Sempre per la chiesa del Carmine realizzò anche la pala raffigurante La presentazione di Maria al tempio, per la cappella fatta costruire attorno alla metà del Settecento da Caterina Morattini, definita dal Bosi (Notizie storiche ...) "copia pregiata". Per la cappella di S. Andrea Corsini dipinse due ovali con Episodi della vita del santo, terminati nel 1751 (ibid., p. 194). Sono del F. anche due dipinti eseguiti per la cappella di S. Alberto datati 1752 raffiguranti: S. Alberto salva alcuni naufraghi e Il miracolo del soccorso ai Messinesi (Archivio di Stato di Forlì, Corporazioni religiose soppresse, Carmelitani calzati, vol. 1825, c. 73).
Da una incisione tratta dal celebre quadro di Guido Reni per la chiesa dei cappuccini in Roma deriva il S. Michele già in S. Domenico, ora nella canonica della chiesa di S. Lucia a Forlì. Al F. è stata attribuita anche una pala raffigurante la Madonna col Bambino e i ss. Antonio Abate ed Eleuterio della parrocchiale di S. Giovanni Battista a Casemurate (Forlì; cfr. Viroli, 1991). Si ritrovano la consueta maestria tecnica nel Transito di s. Giuseppe eseguito nel 1749 per la chiesa del Suffragio (Archivio di Stato di Forlì, Corporazioni religiose soppresse, busta 647), nonché nel più tardo dipinto con La Vergine e i ss. Vincenzo Ferreri, Giovanni Nepomuceno, e il beato Torello da Poppi della stessa chiesa.
Il F. morì a Forlì il 25 febbr. 1772 e fu sepolto nella chiesa già di S. Teresa.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Forlì, Ms. E, 2708.949: P. Bertagnini, Mem. del convento dei servi di Forlimpopoli ... dal 1723 [sec. XVIII], c. 242; Leopoldo da Vienna, Notizie storiche spettanti al sacro eremo di Camaldoli, Firenze 1795, pp. 82, 108; L. Bosi, Notizie storiche di Forlì [sec. XIX], a c. di D. Piraccini, in Il patrimonio culturale della Provincia di Forlì, Bologna 1974, pp. 65, 68; Forlì, Biblioteca comunale, Raccolta Piancastelli, n. 97 CarteRomagna 9-25; F.G. Casali, Memorie per le biografie degli artisti forlivesi [sec. XIX]; F. Fontani, Viaggio pittorico della Toscana, VI, Firenze 1827, p. 24; E. Romagnoli, Cenni storico artistici di Siena e i suoi suburbi, Siena 1840 p. 74; E. Calzini-G. Mazzatinti, Guida di Forlì, Forlì 1893, pp. 43 s., 46 s., 56; F. Brogi, Inventario generale degli oggetti d'arte della provincia di Siena, Siena 1897, p. go; C. Beni, Guida illustrata del Casentino, Firenze 1908, p. 350; E. Casadei, La città di Forlì e i suoi dintorni, Forlì 1928, ad Indicem; A. Mambelli, La chiesa e la compagnia del Suffragio a Forlì, in La Madonna del Fuoco, XXI (1943), nn. 1-2, 3-4; D. Cotti, I conventi di frati minori cappuccini nella provincia di Bologna, Budrio 1956, 1, p. 247; F. Mulazzani, I cappuccini a Forlì, Bologna 1967, p. 44; A. Sabatini, La chiesa del Carmine di Forlì, Forlì 1968, ad Indicem; M. Gori, Le espressioni artistiche nei secoli XVII e XVIII, in Storia di Forlì, III, Bologna 1991, pp. 284 s.; G. Viroli, I dipinti d'altare della diocesi di Ravenna, Bologna 1991, pp. 420 s.; M. Gori, A.F. (1700-1772), pittore forlivese, in Forlimpopoli, Docc. e studi, III (1992), pp. 59-86.