FALLETTI, Antonio (Falletti di Barolo)
Nacque a Barolo (Cuneo) il 5 ott. 1671, da Carlo Ludovico marchese di Castagnole e da Anna Cristina Birago di Vische. Entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù il 18 marzo 1687 ed emise la professione il 2 febbr. 1705 (cfr. Torino, Istituto sociale padri Gesuiti, Arch. della ex Provincia torinese, Nomina eorum qui in "necrologio" continetur). Non si sa dove apprese le nozioni di matematica ed architettura che gli diedero la notorietà. Insegnò nel collegio torinese dei Ss. Martiri logica, fisica e metafisica tra il 1709 ed il 1711, anno in cui divenne rettore del collegio di Mondovì, dove rimase sino al 1717 e di cui promosse la ricostruzione.
Progettò un ampio palazzo disposto su sette piani verso valle e su quattro verso la piazza, dotato di imponente atrio, di saloni e di refettori. Il 9 marzo 1713 firmò una capitolazione con alcuni "mastri da muro" che promettevano di eseguire i lavori secondo i disegni loro trasmessi dal padre rettore. Il capitolato reca anche la firma di F. Gallo, probabilmente quale garante dei problemi statici posti dalla imponente costruzione. Il F. seguì la costruzione anche nei dettagli; portano la sua firma i capitolati relativi alla fornitura dei serramenti lignei, dei colori per la tinteggiatura dei muri e delle vetrate. L'opera non poté compiersi interamente come progettata, con il corpo avanzato a nordest simmetrico a quello di sudovest, per le difficoltà di acquisto di un edificio adiacente.
Nel 1716 il F. progettò, con la possibile collaborazione del Gallo, l'altare maggiore (oggi nella parrocchia di Lagnasco [Cuneo]) per la chiesa dei gesuiti di Saluzzo, poi trasformata in palestra.
A Torino diresse la Congregazione dei nobili, dal 1717 al 1722, anno in cui venne inviato in Sardegna, dove rimase sino al 1728 per ricoprire la carica di visitatore dei collegi della Compagnia, allora dipendenti dalla assistenza di Spagna, e per comporre - su ordine del neo re di Sardegna Vittorio Amedeo II - la vertenza che opponeva ad Oristano il giudice locale al vicario capitolare. Si occupò inoltre dei problemi relativi alla fondazione del collegio gesuita di Nurri, appoggiando la tesi vittoriana secondo cui occorreva ottenere preventivamente l'assenso regio per il suo impianto. Nell'isola si occupò inoltre di far comporre una grammatica italiana per la Sardegna, pubblicata nel 1726. Nel settembre del 1728 divenne padre provinciale di Milano (provincia che all'epoca comprendeva anche il Piemonte), carica che mantenne sino al 1732.
A quegli anni risalgono alcune lettere (presso l'Arch. di Stato di Torino, Regia Università) indirizzate dal F. a P. Mellarède e al re Vittorio Amedeo II, in cui il F. esprimeva il suo disagio riguardo ai provvedimenti presi in materia di istruzione superiore, diventata per volere del re di pertinenza dell'università di Torino (cfr. anche P. Stella, La bolla Unigenitus e i nuovi orientamenti religiosi e politici in Piemonte sotto Vittorio Amedeo II dal 1713 al 1730, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, XV [1961]2 2, pp. 273 s.).
Tra il 1732 e il 1735 il F. fu rettore del torinese collegio dei Ss. Martiri, nel 1739 cominciò ad occuparsi di un altro progetto architettonico, il terzo, di cui ci sia pervenuta notizia, l'ampliamento del convento delle clarisse nella città di Chivasso (Torino), oggi municipio. La ristrutturazione prevedeva l'ingrandimento della costruzione in cui si trovava l'educandato per fanciulle nobili, mediante l'intervento sulle vicine case, sugli orti e sul contiguo edificio della Confraternita del Gesù. Il F. dal 1749 al 1751 fu prefetto e confessore del Collegio dei nobili di Torino, dal 1749 al 1754 consultore del provinciale e dal 1755 al 1757 confessore dello stesso.
Morì a Torino il 5 ag. 1760.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Corte. Conventi soppressi, Gesuiti, Mondovì, ms. 234r, 258r, 259r, 269r, 435r; Ibid., Gesuiti Saluzzo, mz. 327r; Ibid., Lettere particolari, ms. F 10; Ibid., Regia Università, ms. 3, n. 36; Torino, Bibl, Reale, A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.; fotocopia presso Bibl. d. Ist. d. Encicl. Ital., Roma), ad vocem; Ibid., Mss. Storia patria, 579: G. A. Borla, Mem. istor. della città di Chivasso, p. 135; G. Casalis, Diz. geografico ... di S.M. il Re di Sardegna, XI, Torino 1843, p. 441; F. A. Zaccaria, Della passione e del culto de' ss. martiri Solutore, Avventore e Ottavio, Torino 1844, pp. 133, 284; C. Vittone, Casa Savoia, il Piemonte e Chivasso, Torino 1904, p. 288; A. Monti, La Compagnia di Gesù nel territorio della provincia torinese, II, Chieri 1915, pp. 413, 417-421, 435; G. Tonello, La Missione di Mondovì Piazza, in Boll. d. Soc. piemontese di archeol. e belle arti, X (1926), 3-4, p. 71; XI (1927), 1-2, pp. 20 s.; F. Venturi, Saggi sull'Europa illuminista, I, Alberto Radicati di Passerano, Torino 1954, p. 120; N. Carboneri, L'architetto F. Gallo, Torino 1954, ad Indicem; J. Stuart Woolf, Studi sulla nobiltà piemontese nell'epoca dell'assolutismo, in Mem. dell'Acc. delle scienze di Torino, classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 4, V (1962-1963), pp. 59, 62 s.; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 34; N. Carboneri, Antologia artistica del Monregalese, Torino 1971, pp. 58-63; B. Signorelli, La chiesa e il collegio dei Gesuiti a Saluzzo, in Boll. d. Societàpiemontese di archeol. e belle arti, XLV (1992), pp. 174 s.; A. Bracco, Il collegio dei gesuiti di Mondovì: le famiglie nobili e la cultura del padre architetto A. F., in Boll. d. Soc. per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, CIX (1993), pp. 95-111.