DONNINI (Donini), Antonio
Nato a Bologna nella seconda metà del sec. XVII e di formazione bolognese. Non si conoscono né la data di nascita, né quella dell'arrivo nella città di Siena di questo pittore, quadraturista e architetto, che rivestì un ruolo non secondario nella decorazione senese nel corso della prima metà del Settecento. Secondo quanto riportano il Pecci (1759, p. 78) e il Crespi (169, p. 299), il D. operava infatti a Siena già nel corso del primo decennio del secolo, se a lui possono essere fatti risalire gli affreschi in trompe-l'oeil ancora conservati nella volta dell'oratorio del palazzo di S. Galgano e datati 1710.
Il ruolo ricoperto dal D. a Siena fu soprattUtto quello di propugnatore di un certo tipo di lezione quadraturistica, che egli seppe esprimere appieno nella decorazione del teatro degli Intronati di Siena. Nelle alterne vicende ricostruttive che caratterizzano la storia del teatro senese questo intervento, successivo all'incendio del 1742, è il quarto mutamento subito dal teatro dal momento della sua costruzione (Borghini, 1983, pp. 326 s.) ed è particolarmente legato alla figura del Donnini. Contrariamente però a quanto proposto dal Donati (1904, p. 353) e dal Lusini (1914, p. 78), che, interpretando male le fonti, attribuiscono all'artista bolognese il progetto di ricostruzione del teatro, il D. si limitò, invece, alla decorazione dei locali, accettando nel 1747 l'incarico di lavorare alle "pitture, architetture e ornati della scena, della volta e dei palchetti" per la somma di 850 scudi (Pecci, Diario..., c. 241).
Sebbene gli ornati eseguiti dal D. non siano giunti fino a noi, poiché il teatro venne distrutto nel 1751 da un altro violento incendio, possiamo tuttavia immaginare il loro aspetto sulla base di altre opere, dello stesso genere, dipinte dall'artista bolognese. Fra queste, ancora una volta attentamente descritti dal Pecci (ibid.), gli apparati effimeri preparati nel 1739 per l'arrivo a Siena del granduca Francesco Stefano di Lorena, le scene del teatro privato di casa Pecci, in via del Capitano a Siena, e, migliori fra tutte, le decorazioni per le sale dell'appartamento del capitano del Popolo nel palazzo pubblico di Siena.
In questi locali il D. dipinse infatti un tondo nella volta e tre prospettive: la prima intorno alla porta di comunicazione con la saletta del capitano, la seconda a decorazione della porta di passaggio fra la prima e la seconda sala, ed una terza, in corrispondenza delle altre due, sulla parete nordest della stessa camera del capitano. L'ultima incorniciatura, che oggi delimita una porta cieca, ma che probabilmente circondava in origine un'effettiva apertura, risulta più piccola rispetto alle altre, ed è disposta in maniera da creare una fuga prospettica di grande effetto scenografico, e in modo tale che, vedendo i due ambienti dalla sala del capitano, si abbia l'impressione di una forte dilatazione spaziale, secondo le regole ottiche di derivazione quadraturista. Tutte le mostre prospettiche (nelle quali sono inclusi gli stemmi di vari capitani del Popolo) sono datate 1735, tranne quella che incornicia la porta dell'anticamera del capitano, che reca la data 1739. Il Borghini (1983, p. 313) avanza perciò l'ipotesi che tutta la decorazione sia stata portata a termine dal D. entro il 1735, lasciando però vuoti gli scudi nella mostra del secondo portale che sarebbero stati dipinti con gli stemmi delle famiglie, i nomi e la data, solo quattro anni più tardi.
L'intensa attività del D. a Siena è testimoniata anche da alcuni disegni recentemente attribuitigli (Borghini, 1983, p. 349) e conservati nelle collezioni grafiche della Biblioteca comunale di Siena; tra questi il foglio n. 1512, facente parte di un album di proprietà dell'abate Ciaccherì (Siena, Bibl. com., Mss. E. I. 1), dove è rappresentato un arco trionfale che potrebbe essere riferito ad un progetto studiato per l'apparato effimero del 1739, ed alcuni studi per porta, simili alle mostre eseguite dall'artista nell'anticamera del capitano del Popolo, nel palazzo pubblico di Siena (Mss., E. I. 1, f. 12/3; Mss. S. III. 6, c. 5r). L'attribuzione dei disegni al D. è avanzata sulla base degli stretti raffronti di stile che si possono stabilire tra essi e un disegno, firmato dall'artista, conservato sempre presso la Biblioteca comunale di Siena (E. I. 22) e relativo allo studio di alcuni portici da erigersi nella piazza del Campo durante i festeggiamenti per la visita del granduca.
In entrambi i casi, infatti, i disegni sono caratterizzati dalla gamma cromatica delicata, dal tratto fine e dal gusto, proprio del D., per le "marmorizzazioni" delle architetture, proposte sempre con proporzioni tali da diminuirne l'effetto di monumentalità.
Senza alcun'altra conferma resta invece l'attribuzione al D., avanzata dal Richa (159, p. 38), di una pittura, rappresentante la Madonna col Bambino, s. Anna, s. Filippo Benizzi, e s. Giuliana Falconieri, nella cappella Tebalducci nella chiesa fiorentina della Ss. Annunziata.
Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. comun., Mss. A. IX. 5: G. A. Pecci, Diario senese dal 12 apr. 1732 a tutto il 22 ott. 1751, II, cc. 186, 240 s., 250; G. A. Pecci, Relazione delle cose più notabili ... di Siena..., Siena 1752, pp. 66 s., 83; Id., Ristretto delle cose più notabili ... di Siena, Siena 1759, pp. 78 s.; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, VIII, Firenze 1759, p. 38; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi non descritte nella Felsina pittrice, Roma 1769, p. 299; F. Donati, Il palazzo del Comune di Siena, in Arte antica senese, I (1904), p. 353; V. Lusini, Il salone del teatro dei Rinnovati, in Rassegna d'arte senese, X (1914), 4, pp. 77 s.; G. Borghini, C'era una volta un teatro, in Nuovo Corriere senese, 6 sett. 1978; C. Brandi-M. Cordaro-G. Borghini, Palazzo pubblico di Siena. Vicende costruttive e decorazione, Milano 1983, pp. 126, 266, 313, 319, 326 s., 349; figg. 430, 433; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 443 (sub voce Donini, Antonio).