DIONISI, Antonio
Nacque a Pietracamela (Teramo) il 29 apr. 1866 da Francesco ed Enrica Tauri. Compiuti gli studi classici nel convitto nazionale "Cirillo" di Bari, si laureò in medicina e chirurgia nell'università di Roma l'11 luglio 1890. Nominato assistente di patologia generale presso l'Istituto di studi superiori di Firenze, seguì, dal gennaio all'ottobre del 1891, le ricerche di A. Lustig che studiava le caratteristiche dei microorganismi patogeni con particolare riferimento alla biochimica dei batteri. L'anno successivo si recò a Roma, spinto dall'interesse per la batteriologia, che nell'università romana vantava esimi cultori: qui fu assistente volontario nell'anno accademico 1891-92 e successivamente, fino al 1903, settore e aiuto nella cattedra di anatomia patologica retta da E. Marchiafava. Nel 1901 conseguì la libera docenza in anatomia patologica, con un lavoro sulla malaria dei pipistrelli e sugli agenti patogeni che ne sono responsabili, identificati mediante accurate ricerche di laboratorio. Nominato professore straordinario di anatomia patologica e direttore del relativo gabinetto nell'università di Modena nel 1904, divenne ordinario della disciplina il 1° giugno 1907. Nel 1910 il D. fu nominato ordinario della stessa materia presso l'università di Palermo.
Volontario nella guerra '15-'18, fu consulente malariologo della 3 armata, prestò servizio anatomopatologico negli ospedali da campo ed esercitò attività didattica presso la scuola medica dell'università castrense di San Giorgio di Nogaro: per l'opera svolta sul Carso nel 1917 fu insignito della medaglia d'argento al valor militare e di due croci di guerra.
Nel 1922 il D. successe al suo maestro Marchiafava, assumendone la cattedra nell'università di Roma. Accanto a queste tappe della sua carriera universitaria, occorre però ricordare anche l'impegno del D. in campo ospedaliero e più genericamente sociale: medico assistente degli Ospedali Riuniti di Roma nel 1891 e primario nel 1896, nel 1900 ottenne dal Municipio di Roma una medaglia di benemerenza per l'opera prestata nella compilazione delle norme tecniche per la campagna antimalarica.
Formato all'insegnamento da insigni studiosi di patologia infettiva e nella scia degli studi da tempo intrapresi in Italia soprattutto dalla scuola romana, il D. condusse una serie di ricerche in vari settori della patologia generale e dell'anatomia patologica, con particolare riguardo ad alcuni processi morbosi di natura infettiva, che costituivano allora un grave problema sociale.
Soprattutto importanti, per la conoscenza dei caratteri biologici dei parassiti che ne sono causa e per le applicazioni che consentirono in campo profilattico, furono i suoi studi sulla malaria. Con ampie indagini di ordine sperimentale, microscopico ed epidemiologico comprendenti anche osservazioni di patologia animale, riuscì a dimostrare la similitudine delle lesioni anatomopatologiche provocate nei bovini da un parassita trasmesso da una zecca con quelle riscontrabili nell'uomo affetto da malaria, del cui parassita patogeno non era ancora noto l'agente vettore; stabilì inoltre che non esiste alcune relazione tra la malaria umana e quella dei pipistrelli, e che per la trasmissione della malaria all'uomo è sufficiente la puntura di una sola zanzara (Sulle alterazioni anatomo-patologiche della malaria dei bovini, in Policlinico, sez. medica, Suppl., III [1897]; Sulla biologia dei parassiti malarici nell'ambiente ibid., sez. medica, V [1898]; Un parassita del globulo rosso in una specie di pipistrelli, in Mem. d. R. Acc. naz. dei Lincei, classe di scienze fis., mat. e nat., s. 5, VII [1898], n. 8; Iparassiti endoglobulari dei pipistrelli, ibid. n. 9; Il ciclo evolutivo degli emosporidii, ibid., n. 10 [in coll. con G.B. Grassi]; La malaria di alcune specie di pipistrelli, in Annali di igiene sper., IX [1899], n. 4; La malaria dei pipistrelli, in Gazz. medica ital., LIII [1899], p. 480; La malaria di Maccarese dal marzo 1899 al febbraio 1900, in Annali di igiene sper., ottobre 1901; Die anatomische Forschung in der Aetiologie der Malaria und die Leistungen der Italiener in derselben, in Folia haematologica, I [1904], n. 9).
Non meno interessanti furono le osservazioni del D. sulle alterazioni del sangue provocate dalla malaria, che gli consentirono fondamentali acquisizioni: la maggiore gravità dell'anemia e della leucopenia, in diretto rapporto con la quantità di parassiti presenti nel sangue, delle'forme primitive rispetto alle recidive, e il ritorno alla norma più lento per i globuli bianchi che non per i rossi; la differenza esistente tra anemie secondarie a veleni emolitici e anemie postmalariche, per l'assenza in queste ultime della leucocitosi che caratterizza le prime; la differenza dei reperti a seconda se il sangue venga esaminato durante l'accesso febbrile o a distanza da questo e la comparsa di emoglobinuria transitoria alla fine dell'accesso stesso (Variazioni numeriche dei globuli rossi e dei globuli bianchi in rapporto col parassita de la malaria, in Lo Sperimentale, XI-V [1890], n. 3; Le anemie postmalariche e le anemie tossiche sperimentali, in Atti d. XI Congr. intern. di medicina, 1894, [in collab. con A. Bignami]; Sulle variazioni degli elementi figurati del sangue nelle febbri malariche, in Policlinico, sez. medica, VIII [1901]).
In un'epoca in cui la sanità cominciava a valutare l'importanza delle scoperte scientifiche dall'efficacia della loro conversione in misure profilattiche, non poteva mancare il contributo del D. alla prevenzione antimalarica. In Italia la lotta contro la malaria aveva registrato grandi successi grazie agli studi clinici, biologici e anatomopatologici di G. Bastianelli (Diz. biogr. d. Ital., VII, pp. 162 ss.), G. Grassi, E. Marchiafava, A. Bignami (ibid., X, pp. 422 ss.) e all'opera profilattica svolta sul piano farmacologico, igienico e sociale da A. Celli (ibid., XXIII, pp. 433-437). Il D. pensò che fosse opportuno iniziare il trattamento preventivo con la somministrazione giornaliera di 20 centigrammi di chinino in forma di tabloidi, prodotti dallo Stato, da 15 a 5 giorni prima di entrare in zona malarica, di proseguirlo per almeno due mesi dopo esserne usciti e di riprenderlo in seguito da marzo a giugno onde evitare che l'eventuale infestazione divenisse malattia. Tra i bambini, secondo le indicazioni fornite dal Celli, la prevenzione era eseguita con la somministrazione di cioccolatini al tannato di chinino o con tabloidi, contenenti ognuno, rispettivamente, 14 centigrammi di chinino e 20 centigrammi di bisolfato di chinino; il D. studiò le dosi ottimali per i bambini delle varie età e, in considerazione del costo alquanto elevato della somministrazione quotidiana di cioccolatini, propose di limitarla ai bambini fino a tre anni di età e di sostituirla nei più grandi con quella di tabloidi zuccherati. Egli, che già si era occupato della prevenzione antimalarica nelle zone di guerra, dimostrò che ai fini di un adeguato piano di misure profilattiche la dottrina microbiologica doveva essere affiancata da un rigoroso controllo igienico comprendente l'ambiente e gli animali, e propose di istituire in ogni provincia un ufficio tecnico per la difesa dalla malaria composto da un medico specialista, uno zoologo, un ingegnere idraulico e un agricoltore in grado di coordinare, per le varie zone, il piano di lotta (Problemi italiani. La preparazione e la difesa sanitaria dell'esercito e dell'armata dall'infezione malarica, Milano 1915; La profilassi della malaria, in Giorn. d. Soc. ital. di igiene, XLII [1920]; La malaria delle terre redente, in Giorn. di med. militare, XLIX [1921], pp. 221-236; Osservazioni sulla cura preventiva chininica, in Bull. e atti d. R. Acc. medica di Roma [1924-25]).
Sempre nel campo della patologia infettiva, di rilevante interesse furono anche gli studi condotti dal D. sull'anatomia patologica dell'anemia da Leishmania con i quali poté dimostrare la grande varietà delle lesioni indotte dal parassita e la difficoltà di pervenire alla diagnosi senza il soccorso di accurate ricerche istologiche (Contributo all'anatomia patologica dell'anemia da Leishmania, in Lo Sperimentale, LXVII [1913], suppl. al fasc. 4). Egli fu inoltre autore di interessanti capitoli nel trattato Malattie infettive dell'uomo e degli animali domestici diretto da A. Lustig: Infezione da Emosporidi, II, Milano 1915, pp. 575-647; Leishmaniosi, ibid., pp. 507-525; Malattia di Heine-Medin, ibid., pp. 1051-1074.
Il D. fu autore di osservazioni interessanti praticamente tutti i settori dell'anatomia patologica, dalla patologia del sangue e degli organi emopoietici a quella dell'apparato respiratorio, del sistema nervoso, dell'apparato digerente. Tra le sue varie pubblicazioni si ricordano ancora: Contributo alla patogenesi della broncopolmonite, in Policlinico, sez. medica, IX (1902); Sull'induramento polmonare consecutivo a polmonite fibrinosa, in Lo Sperimentale, LVII (1903), pp. 711 ss.; A proposito delle classificazioni patogenetiche degli itteri, Firenze 1915; Anatomia patologica dei gas asfissianti, in Giorn. di med. militare, XLIX (1921), pp. 417 ss.; Nefropatie, Roma 1925; Anatomia patologica della tubercolosi, ibid. 1928.
L'elenco delle opere del D., con bibliografia, è in : R. Aurini, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, IV, Teramo 1962, pp. 95-102.
Brillante e valoroso didatta, membro di numerose Società scientifiche italiane e straniere, il D. fu socio corrispondente dei Lincei per l'anatomia patologica e accademico d'Italia.
Morì improvvisamente a Salice Terme (frazione di Godiasco, prov. Pavia), nel corso di una riunione scientifica da lui presieduta, il 19 sett. 1931.
Bibl.: G. Sotti, Commemor. del prof. A. D., in Bull. e atti d. R. Acc. medica di Roma, LVIII (1932), pp. 201-209; Id., L'opera di S.D. (Prolusione al corso di anatomia e istologia patologica), in Arch. ital. di anatomia e istol. patologica, III (1932), pp. 333-348; I. Fischer, Biographisches Lex. der hervorragenden Arzte [1880-1930], I, p. 317; Encicl. Ital., XII, p. 938.