ANTONIO di Montesantangelo (Antonius de Monte)
Frate domenicano, originario di Montesantangelo (Foggia); nel 1285, insieme con fra' Perrone "de Aydona", fu inviato da papa Onorio IV in Sicilia, munito di lettere pontificali, per incitare i Siciliani a rimuovere la monarchia aragonese e ricondursi sotto il dominio pontificio. I due frati, giunti a Randazzo, si rivolsero a Guglielmo abate di Maniace e, mercé l'autorità apostolica loro commessa dal pontefice, lo autorizzarono a concedere l'indulgenza a tutti coloro che acconsentissero a sottomettersi alla Chiesa. Mentre Guglielmo provvedeva a convertire alla causa angioina alcuni notabili e "milites" di Randazzo, fra i quali erano anche due suoi nipoti, A. e Perrone si recarono a Messina ove si nascosero nel monastero femminile di S. Maria delle Scale. Ma ben presto la congiura venne scoperta dal maestro razionale di Sicilia Matteo da Termini: l'abate Guglielmo fu imprigionato a Malta e i suoi nipoti Francesco e Nicola decapitati a Messina. A. e il suo collega Perrone, catturati in casa di una povera donna, ove si erano rifugiati, furono condotti dinanzi all'infante d'Aragona Giacomo e, avendo confessato la loro colpa, furono espulsi dall'isola. Nonostante l'insuccesso subìto in questo primo tentativo, i due domenicani non disarmarono e nel 1287, vantando le aderenze godute in Lentini, Augusta, Catania, proposero ad Onorio IV di ritentare la sottomissione della Sicilia. Ma il pontefice, che non nutriva più alcuna illusione sulla possibilità di indurre i Siciliani ad una generale rivolta contro il dominio aragonese, respinse il loro progetto. I due frati non si dettero per vinti e, recatisi a Napoli, sottoposero il loro piano a Gherardo da Parma legato apostolico e a Roberto d'Artois, capitano generale del Regno, i quali diedero loro ascolto e organizzarono una spedizione militare contro la regione orientale della Sicilia. La flotta angioina, partita da Brindisi il 15 apr. 1287, assalì inaspettatamente Augusta e se ne impossessò. Fallì invece un tentativo di sollevare Catania, mentre poco dopo l'esercito aragonese, guidato dall'infante Giacomo, stringeva d'assedio Augusta e la conquistava dopo poco più di un mese d'assedio. Perrone "de Aydona", non sopportando la sconfitta, si suicidò. Si ignora quale fine abbia fatto Antonio di Montesantangelo.
Fonti e Bibl.: Les Registres d'Honorius IV, a cura di M. Prou, Paris 1888, p. LVI; Bartholomaei de Neocastro, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Italic. Script., XIII,3, pp. 78, 85 s., 91, 93; M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, II, Milano 1886, pp. 105 s., 179-185.