DI LUCCA, Antonio
Nato presumibilmente verso il 1710, maestro marmoraro e scultore, prese parte alle più importanti imprese decorative - non tutte identificate - che si compirono a Napoli in quel secolo, lavorando alle dipendenze dei più noti architetti, come risulta dai numerosi documenti citati in bibliografia.
Partecipò ai lavori di rinnovamento della cattedrale di Troia, danneggiata dal terremoto del 1731. Nel 1740-43, su disegno di D. A. Vaccaro, realizzò gli altari della chiesa parrocchiale di Portici, densi di verve rococò. Nel 1747 eseguì due altari nella chiesa napoletana di S. Andrea delle Dame a Caponapoli; contemporaneamente eseguì lavori di maggior respiro decorativo, come il pavimento per la chiesa palatina di S. Francesco Saverio della Compagnia di Gesù (attuale S. Ferdinando), in collaborazione col maestro marmoraro Giovanni Cimafonte. Sempre nello stesso 1747 lavorò a un ricco altare per la chiesa dei padri riformati a Giugliano (Napoli). Ebbe anche incarichi secolari: infatti, nel 1748, decorò di marmi il palazzo dei Caracciolo di San Vito, a S. Maria Vertecoeli, nel cuore della Napoli antica.
Ancora nel 1748 fece una scala di marmo bardiglio per l'altare maggiore di S. Giorgio ai Mannesi di Napoli. L'anno seguente compì una delle sue opere più belle: l'altare, con balaustra e cona, nella cappella dei santi protettori della cattedrale di Troia (Foggia). Notevolissima per eleganza e finezza di manifattura è l'imponente complesso della cona marmorea ed altare maggiore, nella chiesa del monastero di S. Maria di Betlemme, a Napoli, eseguito nel 1750 su disegno di Mario Gioffredo.
Nello stesso anno 1750, oltre a lavori vari in S. Maria in Donnaregina, il D. eseguì la cappella di S. Maria dell'Arco di Miano (Napoli), dedicata a S. Nicola, e tre altari nel convento di S. Gennaro in Palma Campania. Nel 1751 lavorò a un altare per la chiesa del Gesù (attuale chiesa di Monteoliveto) di Taranto e, poi, sotto la direzione dell'arch. N. Tagliacozzi Canale, smontò la grande "macchina" marmorea, sul retro dell'altare maggiore della chiesa napoletana di S. Maria di Costantinopoli (ch'era stata progettata nel 1628-30 da Cosimo Fanzago), per arricchirla di preziosi marmi decorativi, cartocci e volute.
Un documento del 1752 attesta che a Napoli il D. aveva casa e bottega al largo delle Pigne (attuale piazza Cavour), in un immobile di proprietà dell'attiguo ospedale di S. Maria degli Incurabili. Nel 175 3 eseguì un altare dedicato a S. Maria Virgo Virginum nella Congregazione di S. Maria della Vittoria e lavorò, nello stesso periodo, a due fonti battesimali in S. Gregorio Armeno, sempre a Napoli. Nel 1754 curò la "costruzione di cappelle di marmo nel monastero di S. Marcellino" (Garzia, Interni, p. 154). Nel 1755 portò a termine nella chiesa dell'Annunziata di Giugliano, in occasione della festa di S. Maria della Pace, "una grande macchina di angeli", diretta dall'arch. G. Astarita, allievo di D.A. Vaccaro (cfr. A. Basile, Memorie storiche della Terra di Giugliano, Napoli 1880, p. 184).
Nel 1758 lavorò nel palazzo dei Casacalenda, a piazza S.Domenico Maggiore, a marmi decorativi in rosso broccatello di Spagna, ancora in situ, nonché nella residenza estiva che gli stessi avevano in Portici. Nello stesso anno eseguì un altare con cona dedicata alla Vergine del Rosario nella chiesa di S. Domenico ad Altamura (Bari). Nel 1759 realizzò un altare per la chiesa di S. Paolo dei teatini, tavoli in diaspro di Sicilia per la marchesa del Vasto e decorò una lapide sepolcrale nella cappella Trabucco, nella chiesa napoletana di S. Maria di Loreto. Eseguì, inoltre, altarini di gusto rococò nella chiesa della Concezione a Montecalvario, su disegni molto probabilmente lasciati da D. A. Vaccaro.
Dal 1759 al 1767 lavorò alla decorazione marmorea della chiesa dei Ss. Marcellino e Festo a Napoli, insieme con D. Tucci.
Nel 1760, su disegno dell'arch. Gaetano Buonocore, lavorò ai manni connessi e decorati di volute e cartocci in S. Maria dei Pignatelli al Corpo di Napoli. Nel medesimo anno eseguì e portò a termine, oltre al pavimento in S. Brigida, un'impresa di particolare importanza per bellezza e ricchezza decorativa: i fastosi laterali (coretti, porte, conchiglioni, ecc.) dell'abside della chiesa del Gesù Nuovo. Nel successivo anno 1761 eseguì, in collaborazione con il maestro marmoraro Gennaro De Martino, su disegno di F. Fuga, l'intero pavimento della basilica reale di S. Chiara, con enorme stemma centrale dei Borbone, ancora oggi visibile; esegui inoltre un altare per la chiesa arcivescovile di Nazaret, a Barletta, nonché la porta del "sedile" di Porto, su disegno del Gioffredo.
Nel 1762 realizzò un elegantissimo altare con cona nella cappella della Vergine del Carmelo nella chiesa parrocchiale della collegiata di S. Michele Arcangelo a Piano di Sorrento, due altari in S. Giuseppe dei Nudi a Napoli, il pavimento in S.Maria dei Miracoli e colonne per il parlatorio del convento di S. Maria Maddalena, sempre a Napoli. Nel 1763 avrebbe messo in opera le quattro balaustre curvilinee del duomo di Lecce, che gli sono assegnate dal Paone (p. 81).
Nel 1764, insieme col maestro marmoraro Domenico Tucci, eseguì il più sontuoso e raffinato nonché prezioso rivestimento marmoreo di tutto il Settecento napoletano, la crociera e la navata dei Ss. Marcellino e Festo, sotto la guida e i disegni degli architetti L. Vanvitelli e M. Gioffredo, adoperando, per la enorme somma di 12.723 ducati e 47 tari, marmi preziosi simili all'onice e gialli di Siena quasi dorati, che offrono valori cromatici rari, pressoché orientali.
Nel 1765 lavorò alla cappella di S. Maria del riposo in S. Agostino Maggiore e fece un altare in S. Caterina da Siena, in Napoli (chiesa nella quale tornerà a lavorare ancora nel 1776 e 1777); l'anno dopo eseguì un altare per la cappella della Ss. Concezione nella chiesa napoletana di S. Maria di Costantinopoli, su disegno di N. Tagliacozzi Canale. Portò poi a termine un altare per i padri riformati di Serino (prov. di Avellino).
Dal 1767, per circa sedici anni, lavorò ai marmi per la immensa facciata della chiesa dei padri filippini, detta dei gerolamini, sotto le direttive dell'architetto F. Fuga, opera che si completerà nell'inoltrato 1782. Contemporaneamente eseguì altri lavori, tra cui l'altare maggiore della chiesa Ave Gratia Plena di Giugliano (1767), un altare nella cappella Montalto della chiesa di S. Maria del Popolo agli Incurabili (1770, Pasculli Ferrara-Nappi p. 103), il cappellone della chiesa parrocchiale di S. Pietro a Patierno (1775), un altro altare in S. Caterina da Siena a Cariati (1776; cfr. Nappi, 1978), una cona di marmo in S. Giovanni Battista delle Monache a via Costantinopoli a Napoli (1777); eseguì, poi, marmi profani per i principi Colonna di Stigliano (1779) e decorazioni marmoree per i principi Albertini di Cimitile. Nel 1790 partecipò al rifacimento di una cappella nella chiesa napoletana di S. Maria della Provvidenza o de' Miracoli.
Nel mese di maggio 1791, infine, ricevette 600 ducati per numerosi lavori in marmo, lavorati da lui e dalla sua bottega su disegno dell'architetto Camillo Lionti, nella chiesa di S. Maria dei Miracoli, allora alla periferia della città (Nappi, 1982); dopo questa data mancano documenti e si presume quindi che sia morto poco dopo.
Fonti e Bibl.: Napoli, Arch. stor. del Banco di Napoli: Banco dello Spirito Santo, Giornale di cassa, matr. 1363, 26 sett. 1739; matr. 1509, 26 sett. 1747, p. 202; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1174, 9 ott. 1747, p. 201; Ibid., Banco del Popolo, Giornale di cassa, matr. 1282, 3 ott. 1747, p. 275; matr. 1301, 22 nov. 1748, p. 423; Ibid., Banco dello Spirito Santo, Giornale di cassa, matr. 1528, 2 sett. e 12 ott. 1748, p. 281; Ibid., Banco del Popolo, Giornale di cassa, matr. 1315, 16 sett. 1749, p. 126; Ibid., Banco dei Poveri, Giornale di cassa, matr. 1416, 13 febbr. 1750; Ibid., Banco di S. Giacomo, Giornale di cassa, matr. 1143, 28 sett. 1750, p. 657; matr. 1170, 26 nov. 1751, p. 591; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1228, 3 ott. 1750, p. 31 Iv; Ibid., Banco del Popolo, Giornale di cassa, matr. 1356, 12 nov. 1751, p. 379; Ibid., Banco di S. Giacomo, Giornale di cassa, matr. 1232, 7 giugno 1753, pp. 90 s.; matr. 1425, 6 sett. 1758, p. 226v; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1397, 23 ott. 1758, p. 213; matr. 1398, 19 dic. 1758, p. 393; matr. 1400, 19 ag. 1758, p. 33; matr. 1417, 24 ag. 1759; matr. 1418, 26 nov. 1759, p. 422v; matr. 1419, 18 dic. 1759, p. 408v; Ibid., Banco di S. Giacomo, Giornale di cassa, matr. 1454, 7 nov. 1759, p. 600v; matr. 1489, 19 dic. 1760, p. 587; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1439, 12 nov. e 16 dic. 1760, pp. 355, 448; Ibid., Banco della Pietà, Giornale di cassa, matr. 2154, 19 maggio 1760; Ibid., Banco dei Poveri, Giornale di cassa, matr. 1605, 11 ag. 1760; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1466, 26 sett. 1761, pp. 125v, 142; matr. 1463, 12 nov. 1761, p. 314; Ibid., Banco di S. Giacomo, Giornale di cassa, matr. 1540, 25 sett. 1762; Ibid., Banco di S. Eligio, Giornale di cassa, matr. 1408, 21 ott. 1762; matr. 1406 e matr. 1409, 11 ag. 1762; Ibid., Banco del Ss. Salvatore, Giornale di cassa, matr. 1529, 31 ag. 1764, p. 82; Ibid., Banco di S. Maria del Popolo, Giornale di cassa, matr. 1819, 19 ag. 1766, p. 11; matr. 1821, 13 sett. 1766, p. 124; matr. 1846, 16 ott. 1767, p. 300; matr. 1852, 24 ott. 1767, pp. 398 s.; matr. 2174, 11 ag. 1778; matr. 2181, 14 sett. 1778, p. 587; matr. 2297, 23 nov. 1782, p. 480.
Cfr. inoltre: L. Vanvitelli, Napoli 1973, pp. 167 ss.; G. Fiengo, Vanvitelli e Gioffredo nella villa Campolieto di Ercolano, Napoli 1974, pp. 23, 67, 76, 102, 105; L'Arciconfraternita della Ss. Trinità dei Pellegrini, Napoli 1976, pp. 58 ss.; G. Fiengo, Documenti per la storia dell'architettura e dell'urbanistica napol. del Settecento, Napoli 1977, pp. 555 s.; R. Pane, Il restauro del palazzo dei principi Albertini di Cimitile in Napoli, Napoli 1977, pp. 5 ss.; C. Garzia, L'opera dell'architetto G. Fulchignoni per il palazzo dei principi Albertini di Cimitile in Napoli, Napoli 1977, pp. 10 ss.; Id., Interni neoclassici a Napoli, Napoli 1978, pp. 154 ss.; Istituzioni e società nei documenti d'archivio (1734-1800), Napoli 1978, pp. 30 ss.; E. Nappi, in Le arti figurative a Napoli nel Settecento, Napoli 1978, p. 194, docc. 22, 25; A. Spinosa, ibid., p. 342, doc. n. 44; M. Paone, Chiese di Lecce, Galatina 1978, p. 81; T. Fittipaldi, Scultura napol. del Settecento, Napoli 1980, p. 165; V. Rizzo, Niccolò Togliacozzi Canale o il trionfo dell'ornato nel Settecento napoletano, Documenti, I, a cura di F. Strazzullo, Napoli 1982, pp. 131, 171, fig. 48; E. Nappi, La chiesa di S. Maria dei Miracoli, in Napoli nobilissima, XX (1982), pp. 216 s.; V. Rizzo, Notizie su Gaspare Traversi ed altri artisti napoletani del '700, ibid., pp. 19-38; D. Pasculli Ferrara-E. Nappi, Arte napol. in Puglia dal XVI al XVIII secolo, Fasano 1983 ad Indices (pp. 280, 333); V. Rizzo, Aggiunte a Tagliacozzi Canale, in Napoli nobilissima, XXIII (1984), pp. 136-150; G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, a cura di N. Spinosa, Napoli 1985, ad Ind.