DEPIENE (Depienne, De Pienne, Des Pienes), Antonio
Di origine parigina (Schede Vesme), fu attivo come disegnatore, ritrattista e incisore dopo il 1660, a Torino e provincia, in quelle botteghe dove "si avvicendavano piemontesi e lombardi con un mestiere che smorzava le punte della retorica" (A. Griseri, in I rami..., 1981, p. 9).
Probabilmente fin dal 1658-59 doveva essere operoso a Lione come fa pensare la data 1660 apposta alla prinia parte dell'opera di S. Guichenon: Histoire généalogique de la Maison de Savoye (L. Tamburini, ibid., p. 420), che incise insieme con J.-J. Thourneysen; in essa compare il ritratto di Cristina di Francia, duchessa di Savoia, firmato "Spiritus Grandjean del. De Pienne sculp." (Vernazza, 1845, p. 149). Quest'opera gli procurò i favori della corte sabauda: il 25 sett. 1660, in Rivoli, Carlo Emanuele II, "havendo fatto prova dell'esperienza che concorre nel ben diletto Antonio Depiene Parisieno", lo nominava "nostro intagliatore di taglio dolce" (cfr. Schede Vesme, p. 831).
Dalle firme apposte alle sue incisioni si deduce che il D. dal 1664 al 1669 si stabilì a Mondovì, quindi dal 1672 a Torino perché impegnato nei rami del Libro della Venaria e nuovamente a Mondovì dal 1689 (Schede Vesme, pp. 831 s.).
Del 1664 sono i ventisei ritratti con riferimenti alla cultura francofiamminga, delineati da J. Miel, e pubblicati a Torino con frontespizio e una carta geografica del D. per l'opera di E. Thesauro, Del Regno d'Italia sotto i barbari, Torino 1664 (Torino, Bibl. reale, Iconografia sabauda, cartella 3; Schede Vesme, p. 834; M. Di Macco, in Irami..., 1981, p. 176). Si ha notizia di due ritratti del conte Emanuele Thesauro: il primo, che rivela lo scambio culturale con G. Boetto e C. Dauphin è firmato "Carolus Delphinus del. De Piene grau.: Pour S.A.R. cum prin.: sculpsit ... 1664", e il secondo, racchiuso in un ovale (Schede Vesme, p. 833), è autografato "Carolus Delphinus Pictor Pr. is Carin. De Piene Grau. P. S. A. R. E". Del 1665 è un ritratto di Carlo Emanuele II in busto (ibid.) e dello stesso anno il ritratto di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (ibid.). Del 1666 è il frontespizio con esibizione scenografica del Sacro Trimegisto di F. F. Frugoni (ibid., p. 834), eseguito in collaborazione con G. Tasnière, stampato a Torino; dello stesso anno, in collaborazione con il Dauphin, è L'allegoria della nascita di Vittorio Amedeo (II), a "taglio semplice", con in basso il motto "Orrmes Eodem" e, a sinistra, lo stemma dei San Martino d'Aglié (Torino, Bibl. reale, Stampe, V. II, 106; Schede Vesme, p. 834; O. Speciale, in I rami..., p. 177).
In Schede Vesme (p. 834) sono citate altre opere importanti: in collaborazione con G. Boetto L'arco di Cherasco per il libro L'arco trionfante..., Torino 1668 (un esemplare è alla Bibl. reale di Torino); Arco trionfale davanti la porta della città di Savigliano, 1669, in E. F. Panealbo, Relatione dell'entrata dei duchi di Savoia in Savigliano..., Torino 1668 (Torino, Bibl. reale; cfr. anche Carboneri-Griseri, 1966, p. 54) e l'incisione su rame S. Brunone e la certosa di Pesio, firmata in basso al centro "Boetus del. A. De Piene nobilis f." e datata "1672"; dello stesso anno è la Veduta della certosa di Pesio con S. Brunone un'incisione su rame datata. Queste incisioni sono state ampiamente analizzate da G. Morra in G. Boetto, 1966, pp. 85 ss.). Al D. è attribuita la tavola riproducente La villa della duchessa Cristina, cosiddetta villa Montana, dirimpetto al Valentino, senza firma, inserita nella Relatione della Vigna di Madama Reale di Filippo d'Aglié, Torino 1667, mentre la Villa del conte Truchi, presso Torino, è firmata "Nobilis Depiene f." (Schede Vesme, p. 834).
Nel 1673 gli vennero commissionate da Amedeo di Castellamonte alcune delle sessanta tavole per l'opera a stampa La Venaria..., Torino 1674 (ma 1679): nel volume è inserito, in successione con i versi encomiastici di P.A. Arnaldo, il ritratto datato 1672, vicino allo stile di Dauphin, di Maria Giovanna Battista, duchessa di Savoia nelle vesti di Diana cacciatrice, firmato "Sacchetti del. A. Depiene f.". Le incisioni di mano del Tasnière, dello stesso D. e di G. F. Baroncelli, "riportano cortei di carrozze, gran folla di scudieri e garzoni intorno ai canili" (A. Griseri, Le metamorfosi del barocco, Torino 1967, p. 165; cfr. inoltre M. G. Vinardi, in Irami..., 1981, p. 304). Il 23 ag. 1675 la duchessa reggente Maria Giovanna Battista, riconosciuta la capacità professionale del D., gli conferiva il titolo di "officiale e familiare della Casa Reale" (Vernazza, 1845, p. 15 c. Il volume del padre Giulio Vasco, Del funerale di Carlo Emanuele II, celebrato nel duomo di Torino ... da madama reale Maria Giovanna Battista di Savoia madre e tutrice dell'altezza reale di Vittorio Amedeo II..., Torino 1676, contiene sette tavole del D. (Schede Vesme, p. 833). I rami per le incisioni sono conservati presso l'Archivio di Stato di Torino, i pagamenti sono registrati dal Vesme (p. 832). Il 1º luglio 1679 la reggente "havendo le sufficienti prove de' boni costumi e virtù del molto diletto Antonio Depiene di Pariggi intagliatore di taglio dolce" e "per aver egli introdotto in questa città un così nobile esercizio" gli confermava la patente concessagli dal defunto marito Carlo Emanuele II (ibid.).
L'attività del D. proseguì con commissioni incalzanti tra Torino e Mondovì, per l'esecuzione di frontespizi, tipico ad esempio quello del libro di F. Villotto, Varii Europae eventus, Monteregali 1667, ornamenti di tesi e stemmi gentilizi ed allegorie in collaborazione con D. Piola (Torino, Biblioteca nazionale). Gli sono attribuiti parte dei ventiquattro fogli, intagliati in parte anche da G. Fayneau, della grandissima tavola con la Genealogia dei Savoia su disegno di G. T. Borgonio, in Généalogie de la Royale Maison de Savoye, Torino 1680, oltre a cinque tavole dei Disegni d'architettura di P. Guarini, Torino 1686 (Schede Vesme, III, p. 834). Firmò anche alcune tavole per le Regiae villae agri Taurinensis... di C. M. Audiberti, Torino 1711 (ibid., p. 834; Arrigoni-Bertarelli, 1932, pp. 106 s.). Lo stemma gentilizio del D. è stato da lui stesso inciso con l'iscrizione: "Nobilis viri Antony Des Pienes Galli, Genere nobilis virtute Nobilioris, Patria Nobilissim. R. C. C. Coelatoriae Artis Opificis Primi, Stemma gentilitium" (Schede Vesme, III, p. 831).
La data della morte del D. va collocata tra il 1689 (ultimo docum. pubblicato in Vesme) e la data di vendita della parte di Torre di Ussone (acquistata dal D. nel 1682), da parte dei figli Agostino e Giovan Antonio, nel 1695 (cfr. Bibl. d. Ist. d. Encicl. Ital., A. Manno, Patriziato subalpino [datt.], XXII, p. 444).
Fonti e Bibl.: G. Vernazza, Diz. dei tipografi e dei principali correttori e intagliatori che operarono... in Piemonte sino all'anno 1821 [1845], Torino 1964, pp. 149-153; G. Claretta, I Reali di Savoia, in Miscell. di storia ital., XXX (1893), p. 14; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Le stampe stor. conservate nella raccolta del Castello sforzesco (catal.), Milano 1932, XCIV, pp. 96 s., 106 s.; A. Peyrot, Torino nei secoli, Torino 1965, II, p. 912; N. Carboneri-A. Griseri, Giovenale Boetto, Borgo San Dalmazzo 1966, pp. 54, 85 ss.; Schede Vesme, III, Torino 1968, pp. 831-834; L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1974, II, p. 72; I rami incisi dell'Archivio di corte... (catal.), Torino 1981, pp. 176 s., 304, 420 s. e passim; Theatrum Sabaudiae (Teatro degli Stati del duca di Savoia), Torino 1984, I, p. 46; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 596, sub voce Piene, Antonio De; Diz. encicl. Bolaffi, Torino 1975, IX, p. 29; G. Milesi, Diz. degli incisori, Bergamo 1982, p. 192.