DELLA SCALA, Antonio
Figlio di Guglielmo - illegittimo di Cangrande (II) Della Scala signore di Verona e Vicenza - e della moglie di questo, una nobildonna di cui si ignora il nome (appartenente forse alla famiglia Savoia), fu fratello minore di Brunoro e nacque in località ignota nell'ultimo ventennio del sec. XIV. Insieme con Brunoro era tra il 1401 e il 1402 a Padova, dove il padre ricopriva l'ufficio di podestà, probabilmente per attendervi agli studi. Nella stessa città risulta presente nel 1403 (Gloria), e il 27 marzo 1404, quando, nella chiesa di S. Agostino, Guglielmo Della Scala e Francesco (III) da Carrara giurarono un solenne patto per la riconquista di Verona. Sempre con il fratello Brunoro, il D. partecipò alla successiva campagna militare e fu tra i primi ad entrare in Verona. Dopo la proclamazione di Guglielmo a signore della città fu armato cavaliere da Francesco da Carrara, insieme con altri che si erano distinti nella lotta.
In seguito all'improvvisa morte di Guglielmo, avvenuta il 18 apr. 1404, il D. e il fratello Brunoro furono proclamati signori di Verona con il consenso del Carrara. Ma quando, in base ai patti stabiliti Francesco da Carrara chiese il loro aiuto per la conquista di Vicenza, i due fratelli rifiutarono, dicendosi ancora impegnati contro i Visconti che continuavano a tenere la cittadella veronese, ed intavolarono trattative segrete con i Veneziani per assicurarsi il loro appoggio. Il Carrara venne, pero, a conoscenza di queste trame e poiché addebitava al D. e a Brunoro il fallimento della campagna contro Vicenza, decise la loro caduta. Dette allora incarico al figlio Giacomo, che si trovava a Verona, di far prigionieri i due Della Scala. La loro cattura, avvenuta il 18 maggio 1404 nel corso di una cena offerta da Giacomo nel castello, mise fine alla signoria scaligera a Verona.
Dopo la proclamazione di Francesco da Carrara a signore di Verona (22 maggio), il D. e Brunoro furono rinchiusi nella rocca di Monselice presso Padova. Di qui vennero liberati dai mercenari inviati da Venezia contro il Carrara e nel gennaio 1406 risultano a Trento. Dopo questa data le notizie si fanno scarse. Il D. non è nominato nella lettera con cui il re dei Romani Roberto di Baviera comunicò il 18 febbr. 1406 a Francesco Gonzaga, signore di Mantova, di aver concesso a Brunoro il vicariato imperiale per Verona (Deutsche Reichstagsakten, VI, p. 14). Né risulta a fianco di Brunoro negli anni successivi. Egli dovette, invece, avere una parte nella rivolta scoppiata a Verona nel maggio 1412, dato che - dopo la repressione del tumulto - il suo nome si trova a capo della lista dei proscritti, accanto a quello di Brunoro, e che il Consiglio veronese decise un premio di 8.000 ducati per la cattura e di 4.000 per l'uccisione di entrambi i fratelli.
Questa sembra essere l'ultima notizia sul D. nelle fonti a noi note.
Il D. ebbe, oltre a Brunoro e Nicodemo, altri fratelli e sorelle. Le fonti riportano i nomi di Paolo, Fregnano, Bartolomeo, Oria (Laura), Chiara e Caterina. Paolo, ricordato nel 1418 a Costanza, insieme con i fratelli Brunoro, Fregnano, Nicodemo, Bartolomeo e la sorella Oria, visse quasi sempre alla corte del fratello Nicodemo, vescovo di Frisinga, dove ricoprì le cariche di amministratore e di capitano. Il 28 giugno 1425 re Sigismondo lo nominò maggiordomo del giovane Ludovico, figlio del duca Ludovico di Baviera-Ingolstadt (Reg. Imp.,XI, n. 6332) e lo incaricò di indagare, al posto del fratello Brunoro, sulla rottura della pace nella Baviera superiore (ibid.,n. 6333). Morì probabilmente dopo il 20 maggio 1438, data in cui re Alberto Il confermò a lui e al fratello Fregnano il vicariato imperiale per Verona e Vicenza (ibid., XII, p. 135). Aveva sposato Amalia, figlia di Hans von Frauenberg, consigliere del duca Enrico di Baviera-Landshut. Da questo matrimonio nacquero Johann von der Leiter, che continuò il ramo scaligero in Baviera, Lucia e Beatrice. Quest'ultima risulta ancora nubile nel 1431 e sposò prima del 1448 il conte Wilhelm von Oettingen. Discendono, quindi, da lei, i principi di Oettingen; Beatrice morì il 14 febbr. 1466.
Fregnano fu al servizio di re Sigismondo e ricevette con Paolo il vicariato imperiale di Verona e Vicenza dal re dei Romani Alberto II (20 maggio 1438), titolo che gli venne confermato da Federico III (7 genn. 1441). Per un certo periodo fu amministratore dei possedimenti della Chiesa di Frisinga in Carnia. Morì il 4 dic. 1443, ultimo dei figli maschi di Guglielmo. Aveva sposato Viviana, figlia di Sagromoro Visconti, signore di Brisignano, che dopo la morte del marito si trasferì a Milano dove morì il 4 sett. 1456.
Bartolomeo, che nel 1418 è attestato a Costanza con i fratelli, fu, come Paolo, amministratore e capitano della Chiesa di Frisinga. In questa qualità nel 1429 ebbe l'incarico di raccogliere il denaro per la guerra contro gli ussiti e trasferirlo al duca Alberto d'Austria (Reg. Imp.,XI, n. 7199). Sigismondo di Lussemburgo lo nominò suo consigliere. Accompagnò il re durante la sua discesa in Italia e fu presente alla sua incoronazione a re d'Italia il 25 nov. 1431 a Milano. Ebbe qui l'incarico di disimpegnare i beni lasciati dal re a Siena (ibid., XI, n. 12298). Morì il 21 marzo 1433 a Vienna. Non pare che siano nati figli dal suo matrimonio con Anglesia, figlia del duca Friedrich von Teck.
Oria (o Lagra), sposò in prime nozze, dopo il 1423, Hadmar von Laber e, in seguito alla morte di questo (1434), il conte Albrecht von Braett. Morì a Vienna nel 1451. Chiara sposò Seiz von Tórring di cui risulta vedova nel 1433. Caterina morì nubile a Vienna il 3 marzo 1424. L'umanista Giulio Cesare Scaligero sosteneva di discendere da un altro fratello del D., Nioccolò; ma l'esistenza di questo non è testimoniata da alcuna fonte e si deve ritenere un'invenzione dell'umanista.
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