DELFINI, Antonio
Narratore e poeta, nato a Modena il 10 giugno 1908, morto ivi il 23 febbraio 1963. Dopo alcuni tentativi di giornalismo di fronda durante il fascismo (con L'ariete nel 1927 e Lo spettatore italiano nel 1928-29), si recò a Parigi nel 1932 entrando in contatto con il surrealismo.
Partecipò in seguito alla redazione di Oggi e di Caratteri; nel 1935 si stabilì a Firenze e nel 1946 passò a Viareggio, iniziando una parentesi politica durante la quale fu nel 1953 candidato al Senato per la lista di Unità popolare. Nello stesso anno fondò Il liberale. Negli ultimi anni ebbe un'intensa attività di collaborazioni giornalistiche vivendo, ormai privo di mezzi, in una condizione di continuo vagabondaggio.
Con Ritorno in città (1931) e con Poesie dal Quaderno n. I (1932) già si stabiliscono alcune delle costanti tematiche di D., seppure ancora risolte prevalentemente in chiave intimistico-crepuscolare. È il mondo della provincia, colto in un'ambigua disposizione sospesa tra impossibile fuga e angosciosa dipendenza psicologica e affettiva, che tornerà in Il ricordo della Basca (1938; nuova ediz., 1956, con l'aggiunta di una lunga introduzione-racconto dal titolo Una storia) e in Il fanalino della Battimonda (1940), sottoposto a una complessa rielaborazione nella chiave di una deformazione surrealista densa di riferimenti letterari ma risolta nella decisa scoperta di uno "stile". Il Manifesto per un partito conservatore e comunista in Italia (1951), volto a un'allarmata difesa della proprietà terriera, che si trasforma rapidamente in nostalgica memoria autobiografica, testimonia la continuità di questo nucleo tematico nell'opera di Delfini. Dopo La Rosina perduta (1957), un volume miscellaneo che ripropone tra l'altro Il fanalino della Battimonda, con Misa Bovetti e altre cronache (1960) si assiste a un progressivo sfaldamento della struttura narrativa e a un precisarsi delle scelte stilistiche di D. nella direzione della satira e dell'invettiva risolte in accesa invenzione linguistica; elementi questi che vanno a costituire poi anche il fondo violentemente espressionista di Poesie della fine del mondo (1961). Il ricorso a un modulo memorialistico già utilizzato precedentemente nei racconti, dà vita a Modena 1831 città della Chartreuse (1962) e a Il 10 giugno 1918 (pubblicato in I Racconti, 1963, insieme con la ristampa di Il ricordo della Basca e di Una storia), dove la tecnica dell'evocazione, inseguendo l'itinerario del ricordo, spegne la violenza della satira. Postume sono apparse le Lettere d'amore (pubblicate insieme con la ristampa di Ritorno in città, 1963).
Bibl.: A. Guglielmi, Vero e falso, Milano 1968; R. Bertacchini, A. Delfini, in I Contemporanei, II, ivi 1969; G. Manacorda, Venti anni di pazienza, Firenze 1972; G. Ungarelli, Antonio Delfini fra memoria e sogno, Roma 1973; G. Marchetti, A. Delfini, Firenze 1975.