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DE SIMONE, Antonio

di Chiara Garzya Romano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 39 (1991)
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DE SIMONE, Antonio

Chiara Garzya Romano

Mancano notizie biografiche di questo architetto, attivo in Napoli nella prima metà del XIX secolo. Il suo nome figura nei documenti relativi a interventi nel palazzo dei Corigliano a S. Domenico Maggiore (1803-1813) e in quello del duca di Monteleone, Diego Pignatelli, al largo della Trinità Maggiore (1806): fu estimatore, in entrambi i casi, dell'operato del pittore Gennaro Bisogno (Garzya, 1978, pp. 69 s., 152). In epoca napoleonica, a parte diversi lavori eseguiti sotto la sua direzione nella cappella del palazzo reale di Napoli (De Filippis, 1960, p. 93), il D. subentrò a Carlo Vanvitelli nella direzione dei lavori della reggia di Caserta e, fra altro, vi curò, introducendo un indirizzo decisamente neoclassico d'ispirazione transalpina (Arch. della Reggia di Caserta, fasc. 1765), la sistemazione delle sale di Marte e di Astrea, nell'appartamento "nuovo", cominciate per volere di Giuseppe Bonaparte nel 1807. Nel 1812 collaborò con Leopoldo Laperuta al progetto del portico e della chiesa nella piazza del Palazzo Reale (foro Murattiano, oggi piazza Plebiscito). Tale progetto, del quale rimangono alcune eleganti incisioni in rame (Napoli, Società di storia patria, Stampe, cat. I, n. 617, e duplic. 618, 619; n. 616, b, c, e duplic. I, 16) era caratterizzato da un colonnato a curva ellittica da servire come ideale accesso alla chiesa che sarebbe venuta. Esso fu scelto dall'apposita commissione e in conformità si diede inizio ai lavori relativi, i quali peraltro furono interrotti con la fine del regno di Gioacchino Murat e il ritorno di Ferdinando di Borbone (1815).

Questi inizialmente volle che i lavori continuassero secondo l'indirizzo precedente e con la stessa direzione, cioè con il D. come primo architetto, e ora anche architetto della real casa di Borbone, e il Laperuta come direttore dei lavori; in seguito il sovrano fece bandire un concorso, internazionale (7 sett. 1817), per la costruzione della chiesa dinanzi al palazzo reale (Venditti, 1961, pp. 168 s.; Catello, 1978, p. 82). Al concorso parteciparono anche il D. e il Laperuta, ma l'incarico per il tempio di S. Francesco di Paola e per il complesso del foro Ferdinandeo fu assegnato al luganese Pietro Bianchi. Il D. collaborò, anche, con A. Niccolini, alla nuova sistemazione del teatro S. Carlo (1816). Guidò i lavori di sistemazione dell'appartamento di etichetta, e in particolare della sala del trono, del palazzo reale di Napoli (1818). Nello stesso anno 1818 seguì l'operato del Bisogno nel real casino del Chiatamone (Garzya, 1978, p. 136, n. 160). Sempre nel 1818 il D. "instauravit ornavitque" una residenza napoletana sita ad Antignano al Vomero, di sua proprietà e già appartenuta a Giovanni Gioviano Pontano che in essa "rusticari consuevit"; in ricordo è una lapide apposta all'esterno del palazzo, oggi al n. civico 9 di via Annella di Massimo (Percopo, 1926) Fu impegnato nella laboriosa progettazione, insieme con Vincenzo Bonocore e Stefano Gasse (al quale si deve il disegno che sarà realizzato, 1816-1825), del palazzo S. Giacomo, fra via Toledo e l'area antistante Castelnuovo, palazzo voluto da Ferdinando I (decreto del 18 giugno 1816) perché vi fossero riuniti tutti i ministeri di Stato e i principali uffici di governo. Nel 1817, come risulta da un suo carteggio col marchese de Miranda, amministratore della reggia di Capodimonte (Arch. di Stato di Napoli, Casa reale amministrativa, Amministrazione Siti reali, fasc. 502), il D. fu impegnato anche per lavori in questo sito: compimento di opere nella casa detta di Rondini, sulla destra dell'ingresso al parco; rifacimento degli stemmi, cancellati dai Francesi, ai lati del bosco; trasformazione della grande uccelliera in cimitero per l'eremitaggio che Ferdinando voleva costruire (20 giugno 1817). Altre carte (ibid.) sono per la costruzione della piccola cappella (27 ott. 1817). Terminus ante quem relativo alla morte del D. è un documento epistolare del 3 ott. 1829, nel quale l'architetto Antonio Niccolini, rivolgendosi al re di Napoli, allude al "fu Architetto de Simone" (Mancini, 1980, p. 96).

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Arch. Saluzzo di Corigliano, parte II, fasc. 90, n. 1;Ibid., Deputaz. dei reali teatri, fs. 115; Casa reale amministrativa, Inv. III: Conti e cautele diverse, fascicoli 150-151; Napoli, Arch. storico delBanco diNapoli, Apodissario, volume di polizze 1806. IV.1; L. Vanvitelli ir., Vita di Luigi Vanvitelli, a cura di M. Rotili, Napoli 1975, p. 186; Napoli e sue vicinanze, Napoli 1845, I, p. 473; A. Colombo, La strada di Toledo, in Napoli nobilissima, IV (1895), p. 127;L. Cosentini, Il foro Murat, ibid., VII (1898), p. 37;E. Percopo, La villa del Pontano ad Antignano, in In onore di Giovanni Gioviano Pontano nel V centenario della sua nascita. L'Accademia Pontaniana, Napoli 1926, pp. 159 s.; C. Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli, Firenze s.d. [ma 1952], p. 291; F. De Filippis, Il palazzo reale di Napoli, Napoli 1960, pp. 93, 103; A. Venditti, Architettura neoclassica a Napoli, Napoli 1961, pp. 60 s., 154, 165 s., 168, 220, 303, 396; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 399 s.; G. Chierici, La reggia di Caserta, Roma 1969, pp. 50, 52 s., 95 s.; R. Di Stefano, Storia, architettura e urbanistica, in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 669, 675, 677; C. Garzya, Interni neoclassici a Napoli, Napoli 1978, pp. 152 e passim; E. Catello, Archit. neoclassica a Napoli. La basilica di S. Francesco di Paola, in Napolinobilissima, XVII (1978), pp. 82-86, 90-92; F. Mancini, Scenografia napoletana dell'Ottocento, Napoli 1980, pp. 86, 96, 384;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXI, p. 62 (s.v. Simone, Antonio de); Diz. encicl. di archit. e urban., II, p. 163.

Vedi anche
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