GUEVARA, Antonio de
Scrittore spagnolo, nato probabilmente a Treceño (Asturie di Santillana), forse nel 1480, morto a Valladolid nel 1544. Vestì l'abito francescano, e disimpegnò alte cariche: predicatore imperiale (1521), inquisitore di Toledo e di Valenza (1525), vescovo di Guadix (1528) e di Mondoñedo (1537), visse a lungo alla corte di Carlo V, che accompagnò nell'impresa di Tunisi e nei viaggi in Italia.
Nell'opera nota con il doppio titolo di Libro llamado Reloxín de Principes e Libro aureo del emperador Marco 'Aurelio (1529) e presentata come traduzione di un immaginario manoscritto di Firenze, il G. si propose di darci il "ritratto ideale" del principe perfetto: "un orologio dei principi, con il quale si regolasse tutto il popolo cristiano". Al ritratto morale del principe, nei suoi rapporti con la fede, la famiglia e la nazione, il G. intercala lettere immaginarie di Marco Aurelio, che costituiscono lunghe dissertazioni oratorie sulla pace e la guerra, sulla gloria e la giustizia, sull'età dell'oro, sulla decadenza di Roma, ecc. Nell'opera si mescolano storia e leggenda, frutto di molteplici letture, invenzioni fantastiche, nomi di autori conosciuti e nomi di personaggi favolosi o inventati, leggi note e apocrife, errori storici e geografici; ma gl'intenti moralistici, la forma oratoria, e lo stile facondo e ricco che precorre quello dei concettisti fecero del Relox oltre che il manuale della vita cortese, un modello di prosa. La sua diffusione in Spagna e fuori fu grandissima: tradotto in tutte le lingue (Vita, gesti, costumi, discorsi di M. Aurelio, Venezia 1544), imitato nel contenuto e nella forma, iniziò l'influsso della letteratura spagnola in Inghilterra e fu sfruttato in Francia da Brantôme, La Fontaine e Montaigne. La stessa mira didattica hanno le altre opere: il Menosprecio de Corte y alabanza de aldea (1539), dove si contrappone la vita di corte a quella campestre; l'Aviso de privados y doctrina de cortesanos (1539), dedicato alla precettistica mondana. Un opuscolo, tra il curioso e il didascalico, descrive la vita di kordo (Libro de los inventores del marear, 1539), altri sono ascetici (Monte Calvario, 1542; Oratorio de religiosos, 1542); mentre le Epístolas familiares (1ª parte 1539, 2ª parte 1542), raccolta di 85 lettere, vertono su soggetti svariatissimi ed ebbero la stessa fortuna del Relox, su cui si avvantaggiano per una maggiore compostezza di pensiero e di stile.
Ediz.: Las obras, Valladolid 1539; Menosprecio de Corte, a cura di J. de San Pelayo, Bilbao 1893; a cura di M. Martínez de Burgos, in Clásicos castell., Madrid 1925; Epístolas familiares, in Bibl. de aut. esp., XIII; Arte de marear, a cura di J. de San Pelayo, Bilbao 1895.
Bibl.: L. Clément, A. de G., ses lecteurs et ses imitateurs franç. au XVIe siècle, in Rev. d'hist. litt. de la France, VII (1900) e VIII (1901); M. Menéndez y Pelayo, Orígenes de la novela, I, Madrid 1905, pp. ccclxv-ccclxxv; J. M. Gálvez Olivares, G. in England, Berlino 1910; R. Foulché-Delbosc, Bibl. españ. de Fray A. de G., in Rev. hisp., XXXIII (1915), pp. 301-384; H. Vaganay, A. de G. et son øuvre dans la littér. ital., in La bibliofilia, XVII (1916), p. 333 segg.; A. Farinelli, John Lyly, G. y el "Euphuismo" en Inglaterra, in Ensayos y Discursos, II, Roma 1925, p. 427 segg.