DE FEDELI, Antonio
Pesarese, la sua attività di maiolicaro è documentata dal 1493 al 1502. Nonostante il suo nome ricorra nel carteggio relativo alla committenza gonzaghiana, talvolta il D. viene chiamato Stefano o Pietro anziché Antonio: potrebbe a questo punto ipotizzarsi che l'artefice, di cui non si conoscono precisi riferimenti anagrafici, sia appartenuto ad una famiglia di ceramisti.
Il nome del maestro è rimasto legato ad una impresa di grande rilievo quale l'impiantito di mattonelle maiolicate dei camerini nel palazzo ducale di Mantova richieste da Isabella d'Este che nel 1490 aveva sposato il marchese Francesco II Gonzaga.
L'importante commissione è documentata da uno scambio di lettere (Branghirolli, 1878) intercorso tra le parti attraverso un intermediario, il signore di Pesaro Giovanni Sforza d'Aragona.
Dalle lettere risulta che Isabella si era rivolta allo Sforza, pregandolo di procurarle le mattonelle di cui inviava i disegni. Il signore di Pesaro esaudì il desiderio della marchesa; nel 1494 infatti arrivarono a Mantova le piastrelle richieste l'anno precedente per decorare lo studiolo che, come dichiara la, stessa Isabella, "non porria essere più bello per l'ornamento della siligata". Si trattava di ben tredici casse di mattonelle dipinte nel corso dell'anno dal De Fedeli. Le piastrelle, che misurano circa cm 24 per lato, erano dipinte in policromia nei toni del bianco avorio, giallo aranciato, viola bruno manganese, blu cobalto e verde ramina. I temi delle singole mattonelle proponevano gli emblemi araldici Este-Gonzaga, l'arme gonzaghesca delle quattro aquile con lo scudetto sopra il tutto dei leoni e delle fasce a sette imprese secondo la forma usata sul finire del sec. XV, oppure una serie di immagini simboliche del repertorio cavalleresco. Compaiono il guanto da torneo con il motto spagnolo della fedeltà "Buena fe es non mudable", il nido d'uccello con la scritta che ribadisce l'osservanza; il veltro accucciato, la museruola, con il motto "Cautius", il capriolo che guarda il sole, il sole radiante con la dichiarazione della forza locale ossia del potere giusto, "Per un dixir", il castello con un diamante. Attualmente del cospicuo numero di piastrelle si conservano circa una cinquantina di esemplari, distribuiti tra i musei di Parigi (Louvre e jacquemart-André), Londra (Victoria and Albert), Cambridge (Fitzwilliam), Milano (Castello Sforzesco), Firenze (Bardini), Berlino Est (Schlossmuseum), Amburgo (Museum fur Kunst und Gewerbe), New York (Metropolitan), c numerose collezioni private.
La vicenda del D. conobbe tuttavia uno strascico economico; come recita la lunga lettera (Corona, 1879, pp. 206 s.) da lui inviata alla marchesa il 7 maggio 1496, il D., che si firma "Antonius figulus De Fidelibus de Pisauro", ancora non era stato retribuito per l'impegnativo lavoro che lo aveva costretto a rinunciare ad altre commissioni. Allo stesso maestro è stata attribuita anche una piastrella maiolicata (Milano, Museo del Castello Sforzesco) recante la scritta: "Questo di 4 gennaio 1502 fatto in Pesaro" (cfr. Minghetti, 1939).
Fonti e Bibl.: W. Branghirolli, Lettere ined. di artisti del sec. XV cavate dall'Arch. Gonzaga, Mantova 1878, p. 25; G. Vanzolini, Istorie delle fabbriche delle maioliche metaurensi,Pesaro 1879, pp. 240 ss.; G. Corona, La Ceramica, Milano 1879, pp. 135 s., 206 s.; G. M. Urbani de Ghethof, Note stor. ed artistiche sulla ceramica ital., in R. Erculei, Arte ceramica e vetraria, Roma 1889, p. 121; C. Yriarte, Isabelle d'Este et les artistes de son temps, Paris 1895,, pp. 390-392; H. Wallis, The majolica pavement tiles of the fifteenth century, London 1902, figg. 85-90; J.-J. Marquet de Vasselot, Quelques carreaux du cháteau de Mantoue, in Bulletin des Musies de France, 1910, p. 2, fig. 2; C. Pedrazzini, La farmacia storica e artistica ital., Milano 1934, ad Indicem; A. Minghetti, I ceramisti, Milano 1939, p. 144; L. Ozzola, Mattonelle isabelliane, in Faenza, XXXIX (1953), p. 5; A. Lane, A guide to the collection of tiles, London 1960, tav. 27a; A. Pica, Piastrelle italiane, Milano 1964, pp. 12, 17 s.; F. Sacchi, La Raccolta delle maioliche del Museo del Castello Sforzesco a Milano, in Faenza, LII (1966), p. 62 C fig. XXVII; J. Giacomotti, Le majoliques des Musées nationaux, Paris 1974, pp. 44-46.