ANTONIO de Caro.
Pittore attivo a Piacenza tra la fine del 14° e gli inizi del 15° secolo. Nel 1398 si firma come autore di un grande polittico, dipinta per il monastero di S. Franca di Piacenza. L'opera, conservata dal 1905 al Mus. des Arts Décoratifs di Parigi, reca nella predella l'iscrizione seguente: " + Istam tabulam fecit fieri dopnus Lucas de Coddis de Marano monac(us) monasterii de Colu(m)ba (et) capelan(us) monasterii S(an)c(t)e Franche an(n)o D(omi)ni MCCCLXXXXVIII Ant(onius) de Cairo pinxit".Sono sicuramente pertinenti all'artista due documenti datati rispettivamente 12 febbraio 1392 (Piacenza, Arch. di Stato, protocollo II) e 25 settembre 1410 (Piacenza, Arch. Com., doc. 119). Nel primo il pittore, in esecuzione di un atto testamentario, s'impegna a dipingere con buoni colori e oro fino Storie di s. Francesco e s. Antonio da Padova in una cappella della chiesa dei Minori di S. Francesco di Piacenza. Il secondo documento si riferisce all'acquisto da parte dell'artista di una casa a Piacenza e di alcuni appezzamenti di terra nei dintorni.Il polittico di Parigi, organizzato su due registri sovrapposti di figure, presenta al centro del registro inferiore la Madonna in trono con il Bambino, due angeli e, inginocchiato, il committente dell'opera; ai lati, entro nicchie, le figure stanti di S. Michele Arcangelo, S. Bernardo, S. Giovanni Battista, a sinistra; S. Luca, S. Franca, S. Benedetto, a destra. Al centro del secondo registro è rappresentata la Crocifissione e ai lati tre santi per parte, a mezzo busto: un santo vescovo (forse S. Raimondo), S. Stefano e S. Pietro, a sinistra; S. Paolo, S. Lorenzo e S. Caterina, a destra. Nel fastigio, entro i quadrilobi dei pinnacoli, sono inserite sei figure di profeti e in corrispondenza della Crocifissione un Ecce homo. Nei quadrilobi della predella figurano i quattro dottori della Chiesa, gli evangelisti e, alle due estremità, S. Antonio Abate a sinistra e S. Cristoforo a destra. Perfettamente conservata, l'opera testimonia un livello tecnico e una maestria notevoli che, allo stato attuale degli studi, consentono di indicare A. come uno dei più valenti artisti piacentini dell'epoca e di considerare il dipinto stesso come un rimarchevole esempio del Gotico internazionale. Perduti gli affreschi che A., secondo il documento del 1392, eseguì per la chiesa dei Minori francescani, diverse opere a fresco dipinte a Piacenza nel medesimo torno di tempo possono evocare più o meno direttamente la sua maniera. Fra i più vicini per stile all'opera di A. sono i brani superstiti, a lui attribuiti, di un affresco ritrovato nel refettorio di S. Chiara a Piacenza, ora conservati nella Gall. Nazionale di Parma.
Bibl.: Fonti. - C. Cesariano, Vitruvio. De Architectura, Como 1521 (rist. anast. Milano 1981).Letteratura critica. - P. Zani, Enciclopedia metodica critico-ragionata delle Belle Arti, I, 6, Parma 1820, p. 23; P. Bozzini, Elenco di artisti piacentini, Strenna piacentina 4, 1878, pp. 58-59; L. Ambiveri, Gli artisti piacentini, Piacenza 1879, pp. 51-52; L. Mensi, Dizionario biografico piacentino, Piacenza 1899, p. 157; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milano 1912 (Torino 19872); L. Tagliaferri, Il Duomo di Piacenza, Piacenza 1964, p. 93; La pittura gotica padana negli affreschi di S. Lorenzo a Piacenza, cat., Parma 1970; F. Linckelmann-Piérès, Un peintre du Trecento identifié: le retable d'Antonio de Carro, RLouvre 27, 1977, pp. 131-136.