DARDANI, Antonio
Figlio di Francesco e di Domenica Zanotti, nacque a Bologna l'8 giugno 1677 (Bologna, Arch. generale arcivescovile, Battezzati, ad annum, p. 143). Dopo essere stato apprendista in botteghe di "varie arti", fu posto dal padre alla scuola di Angelo Michele Toni, pittore di scarsa rinomanza e di esigua produzione, che presto lasciò per seguire quella di Giovanni Viani ove approfondì lo studio della pittura di figura coltivando nel contempo, privatamente, l'interesse per la quadratura prospettica.
Nel 1700, alla morte del Viani, passò tra gli allievi del figlio di questo, Domenico, presso il quale si perfezionò nella decorazione architettonica divenendo anche collaboratore del maestro nell'esecuzione di varie opere del genere. A questo periodo appartiene forse una sua xilografia riproducente un quadro dipinto da Domenico Viani con un Episodio della vita di s. Elia (cfr. Le peintre graveur illustré..., I,C.Karpinski, Italian woodcuts,University Park, Penna - London 1971, n. 80). Completò la sua formazione a Parma copiando opere del Correggio.
I molteplici interessi artistici fecero sì che il D. si dedicasse ai vari generi approfonditi - la pittura di figura, di quadratura, di prospettiva scenografica e di paesaggio - ottenendo dai contemporanei il riconoscimento ufficiale di "Pittore universale" (Zanotti, 1739, p. 417).
Tra le opere di carattere decorativo - in gran parte scomparse, specie le bolognesi - gli erano attribuite: il frontale della cappella di S. Nicolò da Tolentino in S. Giacomo Maggiore a Bologna (Guida...,1792), alcune stanze di una villa dei conti Zani (Zanotti, 1739, p. 418), ornati nella cappella maggiore in S. Giovanni in Monte (Guida...,1792), tutte le decorazioni della chiesa del Carmine in Forte Urbano ed altre operazioni di più modesta entità oggi scomparse.
L'opera decorativa più rilevante pervenutaci fu eseguita, in collaborazione con il bolognese Carlo Antonio Rambaldi, nella volta della sala dell'Olimpo o dell'Eneide nel palazzo Bonaccorsi di Macerata intorno al 1707, dove al D. viene attribuita (Zanotti, 1739, p. 418) la quadratura, mentre le figure dell'Olimpo vengono assegnate al Rambaldi (tav. 53a in Roli, 1977). Al termine dei lavori di Macerata il D., insieme col Rambaldi, compì un viaggio di studio a Roma (Zanotti).
Della produzione del D., appartenente al genere della figura, sono da segnalare, accanto ad alcune opere minori quali "puttini" in decorazioni eseguite dall'Orlandi in S. Giacomo o nella celletta presso S. Paolo di Bologna (scomparse): un quadro con la Vergine e santi per la chiesa di Pianta, presso Castel Guelfo (Zanotti, 1739, p. 418; esistente, ma non di mano del D.); il quadro raffigurante I patti tra Nicolò V e il Senato bolognese per il palazzo comunale di Bologna (Guida..., 1792; non esistente); il S. Domenico che offre al papa l'ufficio per il Corpus Domini per l'atrio della biblioteca del convento domenicano di Bologna (perduto); per la stessa chiesa di S. Domenico un S. Vincenzo Ferreri che resuscita un bambino (opera non ritrovata) e il quadro con S. Benedetto e s. Giovanni Gualberto, siglato e datato 1734, ancora esposto nella chiesa di S. Caterina di Strada Maggiore in Bologna (Roli, 1977, p. 255 e tav. 116d).
Il D. viene inoltre ricordato (Campori, 1855) per la sua apprezzata attività di scenografo per teatri di Bologna e per il teatro di Reggio Emilia intorno al 1720, ove collaborò con Giovanni Zanardi, ed è segnalato anche per avere progettato e realizzato macchine scenografiche in diverse circostanze, quali soprattutto i tradizionali "sepolcri" durante la Settimana santa (Zanotti, 1739, p. 418).
Il D. morì a Bologna il 28 sett. 1735.
Benché nella specializzazione "universale" non fosse ritenuto dai contemporanei che "sufficientemente pratico" (ibid., p. 417), nell'ambito artistico bolognese il D. fu considerato un personaggio degno di apprezzamento per la sua onestà professionale tanto da entrare in collaborazione con i maggiori esponenti della pittura decorativa del tempo, da essere accolto in seno all'Accademia Clementina nel 1722, ed essere eletto infine principe della stessa Accademia nell'anno 1732-33.
Si dedicò anche all'attività didattica del disegno e della pittura non soltanto nell'ambito dell'Accademia Clementina, nella quale varie volte venne incaricato della "direzione" di corsi di pittura, ma anche nella propria bottega, presso la quale furono avviati all'arte pittorica, tra gli altri, tre dei suoi figli: Luigi; Angelo, nato nel 1720, specializzatosi nel disegno di figura a penna poi nell'incisione alla scuola di D. M. Fratta, morto diciassettenne nel 1737; e Francesco, allievo anche dell'Accademia Clementina dove nel 1735 riuscì vincitore del premio di seconda classe nella pittura. Anche i nipoti Paolo e Pietro, figli del fratello Giuseppe, ebbero scuola presso di lui. Tutti infine, figli e nipoti, vennero in qualche modo influenzati dalla inclinazione alla "pittura universale" che gli era caratteristica.
L'apprezzamento ufficiale gli venne tributato anche dopo la morte, quando lo storico della Clementina, Gian Pietro Zanotti, gli dedicò una biografia nella sua opera sul celebre sodalizio bolognese. La breve nota biografica, come tutte le altre, è preceduta dal ritratto del personaggio: l'incisione pubblicata è tratta da un Autoritratto eseguito nella maturità (Bologna, coll. priv.: tav. 317d, in Roli, 1977).
Fonti e Bibl.: Bologna, Accad. di belle arti, Atti dell'Accademia Clementina, I, (1710-1764), f. 96 e passim; G. P. Zanotti, Storia dell'AccademiaClementina, I,Bologna 1739, pp. 69, 396, 417 ss.; L. Crespi, Felsina pittrice, Roma 1769, pp. 167, 328; Guida... di Bologna..., 1792 (cfr. Indice in Ist. per i Beni artistici... della Regione Emilia Romagna, Documenti, 8, Bologna 1979, p. 63);G. Campori, Gli artisti ital., e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, p. 177;D. C. Miller, The Gallery of Aeneid in the pal. Bonaccorsi at Macerata, in Arte antica e. moderna, 1963, 22, pp. 153 s.; R. Roli, Pittura, bolognese 1650-1800, Bologna 1977, pp. 27, 58, 100,178, 254 s.;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 394 ss.