ANTONIO da Tempo
Nacque nei primi anni del sec. XIV da una famiglia padovana di parte ghibellina, esiliata dal 1312 al 1318 e dal 1319 al 1321 durante il prevalere dell'avversa fazione. Il padre, Buzzacarino di Antonio di Panevino, era giudice; ma esercitava, più che uffici curiali, l'usura. Anche Antonio forse seguì tale tradizione famigliare e cittadina, e può darsi che per la sua qualità di usuraio avesse il soprannome di cane. Nel 1324 era iscritto nella matricola dei giudici padovani e tra il 1329 e il 1337 sedette a render giustizia nella gran sala della Ragione. Tenzonò in sonetti con giudici e notai; ma sono versi poverissimi di valore d'arte. Fedele al suo signore, Alberto della Scala, alla cui corte apparteneva, quando cadde la signoria di lui (1337), Antonio da Tempo cercò rifugio in Vicenza insieme con altri partigiani degli Scaligeri (1338). È questa l'ultima notizia che possediamo di lui. L'opera, alla quale è legato il nome del notaio padovano, è la Summa artis rytmici vulgaris dictaminis, dedicata ad Alberto della Scala nel 1332 (stampata nel 1509; ristampata da G. Grion, Bologna 1869). È un trattato di metrica, nel quale si descrivono le principali forme liriche, incluse quelle derivate dalla poesia popolare, come i mandriali, o quelle derivate dalla lirica musicale francese (rotundelli, rondeaux). Notevoli le complicate raffinatezze nella fattura dei versi, con legamenti tra le parole di versi antecedenti e seguenti, acrostici, alternanze linguistiche, rime spezzate, bisticci: norme, che trovano il loro riscontro nella poesia dei rimatori veneti contemporanei.
Bibl.: F. Novati, Poeti veneti del Trecento, in Archivio storico per Trieste, l'Istria ed il Trentino, I, p. 130; S. Morpurgo, Rime inedite di Giovanni Quirini e Antonio da Tempo, ibid., p. 142; V. Crescini, Per la biografia di Antonio da Tempo, in Raccolta di studii critici dedicata ad A. D'Ancona, Firenze 1901, p. 577; A. Zenatti, Antichi rimatori padovani, in Atti dell'Accademia Scientifica Veneto-Trentino-Istriana, Padova 1904, n. s., I, p. 1. - Ad Antonio da Tempo fu attribuito (naturalmente a torto, perché egli appartiene a una generazione molto anteriore al Petrarca), un commento al Canzoniere, edito con quello del Filelfo, nel 1471, 1473, 1475; cfr. G. Patroni, Antonio da Tempo commentatore del Petrarca, in Propugnatore, n. s., I (1888).