ANTONIO da Pisa
Maestro del XIV sec. nell'arte della pittura su vetro; nel 1395 è impegnato nell'esecuzione della finestra soprastante la seconda porta (porta dei Canonici) nella navata sud del duomo di Firenze. È questa l'unica opera del maestro firmata e convalidata anche dalla delibera del 23 dic. 1395 conservata tra i documenti esistenti nell'archivio dell'Opera di S. Maria del Fiore (Delib., XXXVII, c. 24t).
L'organica fusione di preziosi accordi di giallo dorato, verde smeraldo, rosso vivo e blu intenso con i quali è stato realizzato il disegno, fornito come già per le altre finestre del lato sud da Agnolo Gaddi, sembra rispondere perfettamente alla "doctrina" del "singulare mastro" che nella seconda metà del '300 lasciò nell'archivio del convento di S. Francesco d'Assisi un documento fondamentale per la storia della pittura su vetro in Italia nel sec. XIV. Si tratta della raccolta di norme e consigli tecnici contenuti nel manoscritto 692 della biblioteca francescana, nella cui breve introduzione si accenna chiaramente al nome e all'abilità del maestro: "Memorie del magisterio de fare fenestre de vetro et de colori de tucto l'altri magisterii che sono necessarii in sta arte, sequendo di parte in parte chiaramente secondo la doctrina de Mastro Antonio da Pisa singulare mastro in tale arte". Queste "Memorie" sono state pubblicate per la prima volta (1882) da p. Giuseppe Fratini nella sua Storia della Basilica e del Convento di s. Francesco (vedine anche nuova ediz. critica in E. M. Giusto, pp. 317-329). L'identificazione del maestro vetraio della finestra fiorentina con il maestro specializzato nella tecnica della pittura di vetrate, autore del trattato assisiate, è comunemente accettata dagli studiosi di questo particolare campo della pittura italiana.
In particolare, recentemente la von Straelen ne ha puntualizzato il campo di attività mettendo in rilievo, attraverso lo studio e il confronto dei motivi ornamentali ricorrenti nella vetrata firmata, la preminente funzione di guida di A. rispetto agli altri collaboratori impegnati nello stesso giro di tempo nella decorazione di finestre non solo in S. Maria del Fiore, ma anche nelle altre chiese gotiche fiorentine quali S. Croce e S. Maria Novella. Resta tuttora incerta la definizione del rapporto tra l'attività fiorentina di A. e la sua partecipazione o meno alla decorazione delle finestre in S. Francesco d'Assisi, in particolare dei dischi della cappella di S. Martino che tuttavia presentano caratteri stilistici e cromatici ben diversi da quelli di A. a Firenze. In ogni modo è legittimo dedurre che proprio nell'ambiente umbro-toscano si dovrebbero trovare le prove della vasta scuola facente capo ad A. ed impegnata nelle commissioni per chiese gotiche del tempo, tra le quali certamente S. Francesco è il fondamentale centro della pittura di vetrate in Italia. Mentre recentemente H. Wentzel (Das ältesten Farbenfenster in der Oberkirche von San Francesco zu Assisi und die deutsche Glasmalerei des 13.Jahrh.s, in Wallraf-Richartz Jahrbuch, XIV[1952], pp. 45-72) ha messo in rilievo l'effettiva partecipazione di maestri d'oltralpe, tedeschi in particolare, all'esecuzione dei cicli assisiati absidali nella chiesa superiore, il che, se non annulla, per lo meno infirma l'ipotesi già formulata dal Thode e dal Bruck di una scuola locale gravitante intorno ad A., resta di fatto inconfutabile l'importanza del trattato. Seguendo in ordine di tempo al De coloribus et artibus Romanorum di Eraclio e al secondo libro della Schedula diversarum artium di Teofilo, esso è il ricettario base per l'interpretazione delle tecniche usate nella pittura su vetro nella seconda metà del sec. XIV in Italia. Qui, alla fine del secolo, dopo i contatti con l'esperienza dei maestri d'oltralpe che già avevano dato i grandi cicli delle cattedrali di Augusta, Colonia, Saint-Denis e Chartres, per citare solo le più note, la tecnica si orientava verso ricerche nuove, a campiture più chiare con effetti di luce meno irreali; con le grandi figure messe in risalto dall'inquadratura in tabernacoli e in cornici floreali, tecnica che, se anche meno scrupolosa nella preparazione dei colori e nel loro fissaggio "senza ricocere", preludeva ai nuovi orientamenti spirituali dell'Umanesimo prorompenti in parte anche dalla mistica medievale.
Bibl.: G. Fratini, Storia della basilica e del convento di San Francesco d'Assisi, Prato 1882, pp. 213-234: Trattato di Maestro Antonio da Pisa, edito per la prima volta dal codice originale; R. Bruck, Der Tractat des Meisters Antonio von Pisa über die Glasmalerei, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXV(1902), pp. 240-269; H. Thode, Franz von Assisi und die Anfänge der Kunst der Renaissance in Italien, Berlin 1885, pp. 545 s.; H. Semper, Die farbigen Glasscheiben im Dom von Florenz, in Mitt. der K. K. Central Commission, XVII (1872), pp. 198 ss.; G. Poggi, Il duomo di Firenze, Berlino 1909, pp. LXXIX, LXXX, 92; E. M. Giusto, Le vetrate di S. Francesco d'Assisi, Milano 1911, pp. 36 s., 317-29; H. von Straelen, Studien zur flor. Glasmalerei des '300 und '400, Wattenscheid 1938, pp. 49, 50 (n.); P. Toesca, Il Trecento, Torino 1951, pp. 866, 872; J. Schlosser-Magnino, La letteratura artistica, Firenze 1956, p. 32; G. Marchini, Le vetrate ital., Milano 1955, pp. 13, 217 n. 5, 219 n. 8; E. Castelnuovo, Vetrate ital., in Paragone, IX(1958), n. 103, pp. 14, 17; U. Thieme-F. Becker. Allgem. Lex. der bildenden Künstler, II, p. 7.