ANTONIO da Grosupto (da Grosutto)
Poche notizie abbiamo della sua vita. Non sappiamo né la data della sua nascita, che avvenne con ogni probabilità a Grosotto in Valtellina, né la data del suo ingresso nell'Ordine domenicano nella provincia di Lombardia. Nel 1550 egli venne inviato a Vienna dal maestro generale dell'Ordine, Francesco Romeo, per risollevare le tristi condizioni del convento domenicano di quella città. Nel 1554 fu nominato dal maestro generale, Stefano Usodimare, vicario e visitatore generale della provincia della "Germania superior", insieme con il confratello Feliciano Ninguarda, con compiti di riforma ed in particolare per distaccare da quella provincia i conventi d'Austria, di Stiria e di Carinzia che avrebbero dovuto formare una nuova provincia autonoma insieme con quelli di Boemia. Nello stesso anno era assunto per un insegnamento in materia teologica dall'università di Vienna con stipendio annuo di 170 fiorini: mantenne quest'insegnamento sino alla morte essendo anche eletto nel 1570 "procurator nationis Austriacae" presso la stessa università . Il 13 giugno 1558 fu nominato commissario del S. Officio per l'Austria ed i suoi poteri furono confermati anche successivamente ed estesi dalla Congregagazione cardinalizia della S. Inquisizione (20 genn. 1562) con particolare riguardo agli eretici italiani ivi rifugiati. Nella primavera del 1562 giunse in Trento come teologo del vescovo di Vigevano, Maurizio Petra, e si distinse nella congregazione dei teologi del 10 ag. 1562 per una sua calda perorazione in favore della concessione della comunione sub utraque specie per i paesi di lingua tedesca, secondo i desideri dell'imperatore. Una seconda volta prese la parola in congregazione, il 1º ottobre dello stesso anno, nella discussione sulle origini del potere episcopale.
Negli anni successivi alla conclusione del concilio fu ancora in Vienna intento all'insegnamento, alla riforma dell'Ordine e all'attività inquisitoriale essendo la sua nomina a commissario del S. Officio rinnovata nel 1566; in questo periodo ebbe occasione di lagnarsi presso il pontefice dei soprusi dei funzionari imperiali. Il 27 apr. 1569 fu deposto dalla carica di vicario della Congregazione austriaca dell'Ordine dal visitatore generale Michele d'Asti (o d'Aste) dietro accusa di cattiva amministrazione e di troppa indulgenza nei riguardi degli eretici. Fu inviato da Pio V all'arcivescovado di Strigonia (Esztergom) per curare l'applicazione della riforma tridentina e la fondazione di seminari.
Morì a Vienna il 26 ott. 1570 colpito da peste.
Fonti e Bibl.: Année dominicaine, V, Lyon 1891, pp. 572 s.; Specimina regestorum atque notarum historicarum... Conventus Viennensis, provinciae Imperii, Fratrum Praedicatorum eruta (iuribus manuscripti), Vindobonae 1898, pp.15 e s.; Concilium Tridentinum, ed. società Goerresiana, Freiburgi Br. 1901-38,VIII(v. Indice dei nomi); IX, p. 32; A. Mortier, Hist. des Maîtres généraux de l'Ordre des Frères Prêcheurs, V, Paris 1911, pp. 508-513;K. Schellhass, Der dominikaner F. Ninguarda und die Gegenreformation in Süddeutschland und Oesterreich, I, Roma1930, passim; A. Walz, Die Dominikaner und Trient, in Das Weltkonzil von Trient, Freiburg in B. 1951, II, pp. 504 e s; Id., I domenicani al concilio di Trento, Roma 1961, v. Indice.