CORREGGIO, Antonio da
Figlio di Gherardo, appartenne all'antica e potente famiglia che dal luogo di Correggio prese il nome. Di lui si ignora la data di nascita, come pure il nome della madre. Insieme con i fratelli Niccolò, Manfredo e Giberto (Giovanni morì nel 1446), dovette probabilmente dedicarsi, almeno in un primo tempo, al consolidamento ed all'espansione dei possedimenti familiari, che si esaurivano, alla metà circa del XV secolo, nella signoria esercitata su Correggio.
La morte di Filippo Maria Visconti 1447) e l'instabilità politica successivamente generatasi nel ducato segnarono, infatti, l'inizio di una fase attiva e spregiudicata nella politica correggesca, che si espresse nell'immediata occupazione di Brescello, sulla quale i Correggio vantavano antichi diritti e che il duca di Milano aveva precedentemente tolto loro. Non pare che il C. partecipasse, almeno direttamente, a tale impresa; ma una definizione più precisa del ruolo che egli detenne nei confronti delle iniziative dei fratelli è ostacolata dalla pressoché totale assenza di informazioni che riguardino la sua vita in questi anni. In ogni caso, sempre nel 1447, il fratello Niccolò gli affidò il compito di partecipare alla stesura dei capitoli della lega che Leonello d'Este si accingeva a stipulare con i Correggio.
La casa d'Este rappresentava, infatti, il fulcro privilegiato all'interno del sistema di alleanze contratto dai Correggio, che nell'appoggio ai più importanti potentati italiani scorgevano la base di un possibile incremento della loro potenza. Manfredo e Giberto, nel 1447, si erano posti al servizio di Venezia, occupando rispettivamente le cariche di cavaliere e di colonnello. Niccolò, il primogenito, nel 1449 sposò Beatrice, figlia naturale di Niccolò III d'Este.
Nello stesso anno, allorché prevedibile si manifestò l'occupazione del ducato di Milano da parte di Francesco Sforza, il C., insieme con i fratelli Manfredo e Giberto, si pose alla sua condotta. Ma, mentre per Manfredo e Giberto possediamo notevoli informazioni in merito all'opera militare che essi svolsero al servizio dello Sforza, il ruolo del C. rimane ancora una volta indeterminato.
Frattanto, con la stipulazione del concordato del 5 maggio 1449 (di cui una copia del XVI secolo è conservata presso l'Archivio di Stato di Parma, Fondo Famiglie, [Da] Correggio, 20 sett. 1442-9 luglio 1501), i quattro fratelli decidevano che ogni loro Stato o possesso fosse da considerarsi proprietà comune ed inalienabile, e che al governo presiedesse il più anziano; alla morte di Niccolò, avvenuta alcuni mesi più tardi, fu quindi Manfredo a prendere il potere.
Nel 1452, in occasione delle cerimonie per il conferimento del titolo ducale a Borso d'Este, il C. venne creato cavaliere dall'imperatore Federico III. Sempre in quei giorni i Correggio ottennero dall'imperatore l'investitura dello Stato di Correggio, eretto allora in contea, e di tutte le terre e castelli nel Parmigiano e nel Reggiano precedentemente posseduti dalla loro famiglia.
La guerra del 1452, che opponeva al ducato di Milano Venezia ed il Regno, rappresentò una nuova occasione per le mire espansionistiche correggesche: Giberto, abbandonata con il fratello Manfredo la condotta dello Sforza e postosi al servizio di Alfonso d'Aragona in qualità di capitano, espugnò Poviglio e tolse ai Gonzaga Novellara e Bagnolo.
In tale frangente l'adesione del C. allo Sforza, espressasi nella astensione dalle imprese militari dei fratelli, può forse venire assunta quale segno dei disaccordi tra i signori di Correggio che, almeno per gli anni a venire, troviamo testimoniati.
La pace di Lodi (1454) significò per i Correggio la restituzione ai Gonzaga di Novellara e Bagnolo: ma, nei mesi successivi, essi videro confermata dal duca di Milano l'investitura di Brescello, Bazzano e Scurano.
Nonostante l'esiguità delle informazioni sulla vita del C. negli anni successivi, numerosi sono i segni del progressivo deteriorarsi dei rapporti tra lui e Manfredo, il solo fratello rimastogli alla morte di Giberto, avvenuta nel 1455. Con un atto del 27 luglio 1463 il duca di Milano protestò per le vessazioni che il C. avrebbe patito negli anni precedenti dal fratello: e, in una lettera del 18 febbr. 1470 (Archivio di Stato di Parma, ibid.), lo stesso C. affermò che la lontananza dal suo Stato, che si protraeva da ben sette anni, gli aveva impedito la riscossione delle entrate a lui spettanti. Il Sansovino, infine, abbozza l'ipotesi della complicità del C. per quanto concerne la decisione di Galeazzo Maria Sforza di occupare Brescello e strapparlo definitivamente al possesso dei Correggio; proposito, questo, che il duca di Milano mise in atto nel novembre del 1468.
L'anno successivo, in gennaio, il C. si recò con il fratello Manfredo ed il nipote Niccolò a Ferrara, in occasione dell'arrivo dell'imperatore Federico III: ma, a quanto afferma il Tiraboschi, già da allora il C. aveva probabilmente aderito alla congiura ordita insieme con i cognati, i signori Pio di Carpi: assai complesse si rivelano, nella descrizione del Diarium Ferrariense, le mire dei congiurati, che godevano della protezione del duca di Milano. Oltre all'obiettivo principale, che consisteva nell'uccisione di Borso d'Este, era prevista la cacciata di Manfredo da Correggio, al quale il C. avrebbe dovuto subentrare quale unico detentore dei potere signorile. Il progetto fallì, poiché i patti dei congiurati vennero scoperti anzitempo: gli anni successivi segnarono quindi il protrarsi delle discordie tra i due fratelli, rispettivamente sostenuti dal duca di Modena e di Milano. Ai favori di quest'ultimo, che lo investì cavaliere aurato e, dal dicembre del 1473, lo nominò membro del Consiglio segreto, il C. si appellò negli anni successivi, che egli trascorse a Brescello. Qui mori il 9 nov. 1474.
Dalle nozze con Bianca, figlia di Aldovrandino Rangoni, e con Ginevra, figlia di Galasso Pio, non nacquero eredi.
Fonti e Bibl.: Iohannis Ferrariensis Excerpta ex annalium libris illustris familiae marchionum Estensium, in L. A. Muratori, Rerum Italic. Script., XX, Mediolani 1731, col. 467; Anonimi Diarium Ferrariense, ibid., XXIV, Mediolani 1738, coll. 200, 217, 221 ss.; Gli uffici del dominio sforzesco (1450-1500), a cura di C. Santoro, Milano 1947, p. 12; F. Sansovino, Della origine et de fatti delle famiglie ill. d'Italia, Vinegia 1582, c. 277r; B. Angeli, La historia della città di Parma, Parma 1591, pp. 391, 395; G. Tiraboschi, Mem. stor. modenesi, V, Modena 1795, pp. 61 ss., 158; Id., Diz. topografico-stcrico degli Stati estensi, I, Modena 1824, p. 72; A. Pezzana, Storia della città di Parma, III, Parma 1847, passim;A. Frizzi, Mem. per la storia di Ferrara, IV, Ferrara 1848, pp. 22, 67 ss.; G. Pardi, Leonello d'Este marchese di Ferrara, Bologna 1904, p. 118; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Da Correggio, tav. III.