D'ELIA, Antonio
Nacque a Mirabella Eclano (Avellino) il 26 ag. 1897 da Pompilio e Teresa Maria Palermo. Appena undicenne, su suggerimento di Amarando Forgione, un giovane appassionato di musica che frequentava la sua casa, fu avviato agli studi musicali dalla madre che lo iscrisse alla scuola di musica di Antonio De Simone, sorta con l'intento di organizzare un complesso bandistico e dare vita ad una filarmonica a Mirabella Eclano.
Compiuti i primi studi di solfeggio e di clarinetto in mi bemolle, che lo misero in grado di fare le prime esperienze di esecutore nei complessi musicali della sua cittadina, il D., nonostante le difficoltà economiche della famiglia, poté trasferirsi a Napoli per compiervi gli studi e nel 1910 entrò come alunno interno nel conservatorio di S. Pietro a Maiella. Fu dapprima allievo di A. Picone, che dopo un solo anno di studio di clarinetto gli fornì le nozioni necessarie per concorrere con successo al conferimento di una borsa di studio, rinnovatagli annualmente fino al 1915, anno in cui conseguì con ottima votazione il diploma di grado normale di clarinetto. Volle poi proseguire gli studi e, divenuto allievo di E. Fieramosca per l'armonia principale, seguì anche i corsi di musica d'insieme entrando a far parte del "quintetto di fiati" e dell'orchestra del conservatorio.
Chiamato contemporaneamente come primo clarinetto in varie orchestre di teatri napoletani, maturò una notevole esperienza a livello professionistico; conseguito il diploma finale di clarinetto il 30 sett. 1916, nel 1919 iniziò gli studi di contrappunto e composizione con A. Savasta sempre nel conservatorio napoletano; ammesso al quinto anno del corso di composizione, nel 1923 conseguì anche questo diploma riportando il massimo dei voti. Iniziò quindi lo studio del pianoforte con L. Finizio e contemporaneamente, come primo clarinetto, entrò a far parte della banda musicale di Napoli diretta da R. Caravaglios. Nel 1923 la sua solida preparazione e l'esperienza acquisita gli avrebbero consentito di aspirare alla direzione di un complesso orchestrale, ma su consiglio di F. Cilea, allora direttore del prestigioso conservatorio napoletano, e del proprio insegnante di composizione, si dedicò alla direzione bandistica e, iscrittosi al corso di strumentazione per banda istituito da R. Caravaglios, conseguì in breve tempo il suo terzo diploma. Sempre nel 1923 partecipò al concorso per il posto di direttore della banda municipale di Catania e lo vinse senza esami in considerazione del suo eccellente curriculum di studi e sulla base dei titoli artistici presentati.
Entrato in carica nel 1924, si trasferì a Catania e, riorganizzata la banda con la formazione di un nuovo organico strumentale, presentò il nuovo complesso al pubblico catanese il 24 giugno 1925, riportando un autentico trionfo, come è testimoniato dal giornale L'Intervista di Catania del 6 luglio di quell'anno, che anche successivamente ne esaltò le profonde doti di professionalità (ibid., 11 luglio 1925). Durante il periodo catanese il D. diresse oltre duecento concerti, tra cui rimasero memorabili quelli del settembre del 1925 dedicati a Bellini e alla memoria dell'appena scomparso Puccini, di cui diresse una selezione delle opere più famose. Dedicatosi contemporaneamente anche alla composizione, scrisse nello stesso anno Il trionfo di Bellerofonte e un Inno elegiaco in memoria dei caduti della prima guerra mondiale; i successi riportati anche in questa occasione gli valsero la nomina a sovrintendente agli insegnamenti della scuola di musica della città, oltre al conferimento dell'incarico d'insegnamento di armonia e pianoforte.
Nel 1926, resosi libero il posto di direttore della banda comunale di Roma, lasciato vacante per raggiunti limiti d'età da A. Vessella, che aveva portato il complesso bandistico romano a livelli internazionali, il D. si presentò al concorso indetto per succedere al prestigioso direttore e la commissione, in cui era tra gli altri B. Molinari, lo dichiarò unico idoneo sulla base della sola valutazione dei titoli. Il D. si dedicò con impegno al nuovo incarico, lavorando non solo alla elaborazione di un ricco programma culturale ma anche alla composizione di musiche originali per banda, alla strumentazione e alla trascrizione di opere sinfoniche e liriche di autori scomparsi e contemporanei. Il debutto con il complesso romano ebbe luogo il 13 marzo 1926, con un programma comprendente musiche di Beethoven, E. Wolf Ferrari, G. Verdi, R. Zandonai e sue originali. Il favorevole giudizio del pubblico e della critica indusse il D. a trascrivere una serie di composizioni orchestrali, tra cui il poema sinfonico I pini di Roma di O. Respighi e la Turandot di Puccini; diede inoltre inizio ad una intensa opera di diffusione della cultura musicale presso le classi meno abbienti e a tale scopo ideò una serie di concerti rionali in varie piazze romane.
I primi giudizi della critica apparsi su La Tribuna del 14 e del 16 marzo 1926 colsero l'aspetto peculiare della sua personalità artistica riconoscendo in lui un profondo conoscitore della natura di ogni strumento da cui sapeva trarre il massimo rendimento tecnico avvicinando la sonorità della banda a quella dell'orchestra sinfonica mediante il sapiente gioco degli ottoni in sostituzione degli archi.
Da questo momento ebbe inizio per il D. un periodo di feconda attività artistica che gli consentì di realizzare le premesse con cui aveva intrapreso la carriera direttoriale. La sua abilità di trascrittore ebbe clamorosa conferma con l'esecuzione de I pini di Roma, presentata per la prima volta all'Augusteo alla presenza dell'autore. L'esecuzione pubblica, avvenuta in piazza Colonna il 12 giugno 1926, confermò ulteriormente il successo ottenuto dal D.: la critica ne sottolineò il non comune talento direttoriale e la capacità di trarre dalla banda nuovi impasti sonori e colori strumentali. Ciò nonostante, nel 1928 il Governatorato sciolse inspiegabilmente il complesso e il D., profondamente amareggiato, fu tentato di lasciare definitivamente l'Italia per gli Stati Uniti; venne trattenuto dalla possibilità di partecipare al concorso per direttore della banda comunale di Venezia. Anche stavolta fu esonerato dalle prove scritte e ammesso dalla commissione a quelle finali che superò brillantemente. Il 28 marzo 1928 fu nominato direttore della banda, succedendo a C. Preite anche nella cattedra di composizione, strumentazione e direzione per banda al conservatorio "Benedetto Marcello". Il soggiorno veneziano, protrattosi fino al 1932, consolidò anche all'estero la fama del D., che diresse in piazza S. Marco oltre seicento concerti, facendo conoscere il vasto repertorio bandistico italiano, al cui arricchimento aveva contribuito mediante una serie di trascrizioni di capolavori del passato, presentati accanto ai lavori più significativi della produzione contemporanea.
Tra le sue trascrizioni, tutte particolarmente apprezzate dalla critica, si ricordano, oltre alla Turandot di G. Puccini (1929) e Pini di Roma di O. Respighi, pagine da Il vascello fantasma (1930), Parsifal e Tannhäuser di R. Wagner (4 apr. 1931), dall'Adriana Lecouvreur di F. Cilea (1930), i poemi sinfonici Fontane di Roma (1929)e Feste romane (1930) di O. Respighi, la Terza e la Nona sinfonia di Beethoven (1939 e 1931), la sinfonia Dal nuovo mondo di A. Dvořák (1930) e Morte e trasfigurazione di R. Strauss (26marzo 1932).
Nel 1932, desiderando fare ritorno a Roma, il D. partecipò al concorso di direttore della banda della Guardia di finanza: la commissione esaminatrice, di cui faceva parte anche Respighi, lo dichiarò vincitore, affidandogli la direzione del complesso che, organizzato stabilmente dal 1928 con un organico piuttosto ridotto e con un repertorio assai limitato, venne riorganizzato dal D. che lo presentò al pubblico romano in un concerto al Pincio il 27 febbr. 1933, definito da Il Popolo di Roma "unavera festa d'arte". Tra l'altro, ripristinando una vecchia consuetudine, il D. riprese i concerti al Pincio e alla basilica di Massenzio, interrompendo periodicamente l'attività romana con tournées in altre città d'Italia e all'estero. Nel 1933 ricevette un encomio dall'Accademia d'Italia per le sue trascrizioni e per l'attività direttoriale che andò intensificandosi anche con esecuzioni radiofoniche e discografiche. Non trascurò l'attività creativa e nel 1936 presentò alla radio la composizione Al popolo romano, tema con variazioni, che replicata in pubblico alla basilica di Massenzio nel gennaio dello stesso anno, fu definita da M. Incagliati "opera ardua, sapiente, ispirata" (Il Messaggero, 18 genn. 1936). Nel novembre dello stesso anno gli fu affidata la cattedra di composizione, strumentazione e direzione per banda nel conservatorio di S. Cecilia in Roma, incarico che tenne ininterrottamente fino alla morte.
Nell'ottobre 1937 il D. partecipò al raduno bandistico indetto a Berlino dal ministero della Guerra tedesco e anche stavolta la critica riconobbe unanime la superiorità del complesso italiano che si esibì accanto a prestigiose bande tedesche e ungheresi. Tornato in Italia e ripresa l'attività, lavorò alla trascrizione della Seconda sinfonia op. 37 di J. Brahms, che eseguì alla basilica di Massenzio nell'ottobre 1938.Continuò frattanto a comporre con assiduo impegno: nel 1944 presentò un'opera tra le sue più ambiziose, il concerto in do minore per clarinetto solista, Turbine;interrotta l'attività direttoriale durante gli anni della seconda guerra mondiale, tornò sul podio nell'agosto 1945 con un concerto in commemorazione di P. Mascagni. Ripresa l'attività a ritmo intenso, continuò a dedicarsi alla trascrizione e alla composizione di vari brani, tra cui numerose marce militari che rivelarono, sia nella struttura melodico-armonica sia nella fluida scorrevolezza tematica, un'impronta di originale e spontanea ispirazione (in particolare si ricorda Armi e brio del 1938, entrata a far parte del repertorio bandistico in tutte le sfilate militari).
Il 4 marzo 1956, quale riconoscimento dei suoi meriti artistici e quasi a coronamento della lunga e meritoria attività direttoriale, fu nominato accademico effettivo di S. Cecilia; nello stesso anno, al termine di un lungo ricovero in clinica per il sopraggiungere di una grave malattia, compose il poema Squilli di vita; nel 1957scrisse la sua opera più ambiziosa e complessa, il trittico sinfonico in tre movimenti, Mondo astrale, da lui stesso diretto nel febbraio 1958, nonostante le precarie condizioni di salute, in occasione del suo venticinquesimo anno di servizio nella Guardia di finanza. In questo suo ultimo lavoro rivelò la sua abilità di orchestratore, riuscendo a mettere in rilievo una ricca gamma di effetti strumentali sostenuti da una multiforme e varia tavolozza ritmico-armonica.
Tra le sue composizioni, oltre a quelle citate, si ricordano: Notturno per archi, Scherzo per archi (Napoli 1923); Preludio per orchestra, Danza per orchestra (ibid. 1924); Poema lirico in un atto (La leggenda d'Azalea, ibid. 1924);poema sinfonico per orchestra Alle fonti del Clitunno (Roma, 1925); Mattinata siciliana, impressioni per grande banda (Catania 1925); Carovane, Serenità, Partenza e liriche per canto e pianoforte (ibid. 1925) e trascrizioni varie di autori italiani e stranieri.
Attivo fino agli ultimi giorni di vita, morì a Roma il 9 maggio 1958.
Fonti e Bibl.: Notizie e mat. docum. forniti dalla famiglia; critiche in L'Intervista (Catania), 6 e 11 luglio 1925; M. Incagliati, Il nuovo dirett. della banda del Governatorato, in La Tribuna (Roma), 14 marzo 1926; critiche e recens., ibid., 16 marzo, 22 ag. 1926 e 7 febbr. 1934; I "Pini" per banda, in Il Giorn. d'Italia, 17 giugno 1926; B. Zajotti, Il concerto della banda cittadina, in Gazz. di Venezia, 30 apr. 1928; Concerto settecentesco della banda municipale, ibid., 27 ag. 1929; La manifestazione musicale ai Giardini pubblici. Due nuove esecuz. della banda municipale, ibid., 14 ag. 1930; La Nona sinfonia eseguita dalla banda municipale, ibid., 25 luglio 1931; Festa d'arte al Pincio, in Il Popolo di Roma, 28 febbr. 1933; M. Incagliati, Una nuova composizione del m. A. D., in Il Messaggero, 18 genn. 1936; V. Di Donato, Esecuzioni bandistiche, in Rass. dorica, VII (1936), p. 166; E. Bareis, 350 Musiker dreier Länder in der Stadthalle, in Stuttgarter Neues Tagblatt, 11 ott. 1937; V. Crialesi, Musica e poesia sotto il cielo dell'Urbe, in L'Avvenire d'Italia, 22 febbr. 1937; G. Kandler, Italien. und ungarische Militärmusik in Berlin, in Deutsche Militär-Musiker Zeitung, 9 ott. 1937; Id., Ein militär-Musikfest befreundeter Nationen, ibid., 16 ott. 1937; W. Steinhauer, Drei Nationen musizierten, in Berliner Zeitung am Mittag, 4 ott. 1937; Il grande successo della banda della Guardia di finanza, in Cronaca prealpina, 9 dic. 1937; Due concerti a Trento del rinnovato complesso bandistico della Guardia di Finanza, in Corriere tridentino, 17 e 18 ag. 1946; C. De Alberti, A. D. La banda moderna e la sua evoluzione, Roma 1949; A. Dell'Isola, Ricordo del maestro D., in Il Finanziere (Roma), 30 maggio 1958, pp. 4 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Supplemento, p. 248; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Appendice, Roma 1928, p. 77; Enc. della musica Rizzoli Ricordi, II, p. 263.