CROCI, Antonio
Figlio di Giovanni e Maria Zolla, nacque a Mendrisio, in Canton Ticino, il 7 apr. 1823 ultimo di quattro fratelli (Ambrogio, Giuseppe, Luigi). Nel 1841 risulta ammesso, dietro attestato di Carlo Amati, alla scuola di prospettiva dell'Accademia di Brera (Milano, Archivi d. Accademia di Brera, Elenco generale degli allievi ammessi allaAccademia1841-1852), dove nel 1842 Si classificò secondo al concorso di seconda classe per l'architettura e nel 1845 ottenne l'accessit al concorso di seconda classe per il rilievo di ornamenti (Atti dell'I. R. Accademia di Belle Arti in Milano, Milano 1843, p. 39; Milano 1845, p. 48).
La sua carriera è difficile da ricostruire, data anche la recente distruzione dell'archivio privato che era conservato dagli eredi (Reichlin-Reinhardt, 1972, p. 219). È possibile (Béha, C., in Schweizerisches Künstlerlexikon) che abbia soggiornato qualche tempo in Roma. Note biografiche stese nel 1937 da un bisnipote, Ambrogio Croci e dall'architetto ticinese Costantino Scala, che del C. era stato assistente durante i lavori per il castello di Valrose a Nizza, segnalano una sua permanenza in data imprecisata in Turchia e gli attribuiscono la costruzione a Smirne di una moschea e di una sinagoga (Corriere del Ticino, 12 ott. 1937, e lettere manoscritte presso la Biblioteca cantonale di Lugano). Il soggiorno in Turchia, dove è tradizione che il C. abbia lavorato per la corte, è confermato anche dalla Gazzetta ticinese del 18 dic. 1858, che informa di un rientro dell'architetto da Costantinopoli per discutere in Svizzera l'applicazione di una sua invenzione, non meglio specificata, per agevolare il traffico ferroviario su dislivelli. Una nota "domiciliato a Smirne" si trova infine in una genealogia della famiglia Croci, stesa in data imprecisata su un foglio con l'intestazione "Municipalità di Mendrisio" e conservata nell'Archivio cantonale di Bellinzona (Fondi Diversi n. 1143). Sono invece privi per il momento di conferme documentarie gli ulteriori spostamenti del C. in Russia e in Argentina, segnalati dallo Scala e da Ambrogio Croci (pare che nel distrutto archivio dell'architetto si trovassero disegni datati Buenos Aires 1871).
Nel 1861-65 il C. lavorò al restauro della parrocchiale tardogotica di Ernen, dove le sue proposte furono probabilmente attuate solo in parte (l'intervento è stato distrutto da un recente ripristino: vedi W. Ruppen, Pfarrkirche St. Georgs Ernen, Basel 1976; Die Kunstdenkmäler der Schweiz, Id., Kanton Wallis, II, Basel 1976, pp. 14-26). Nel 1858-68 costruì in stile neogotico la parrocchiale di S. Anna a Lax presso Ernen (ibid., pp. 421 428). Occasioni professionali di particolare rilievo sembrano legate a rapporti con la famiglia von der Wies, concessionaria di ferrovie in Russia, che gli affidò lavori per le proprie residenze a Nizza e a Trevano nei pressi di Lugano.
Il ruolo dei C. è, in entrambi i casi, discusso: per l'ideazione del castello di Trevano prevale l'attribuzione a Bernardino Maraini, ed anche per il castello di Valrose a Nizza, grandiosa villa in stile Tudor che i von der Wies fecero costruire sulla Costa Azzurra a partire dal 1864, risulta la presenza di più professionisti: Biasini, Mareni, e gli architetti russi Makaroff e David Ivanovich Grimm, che possono essersi limitati, però, al disegno del solo teatro.
Almeno per Valrose, una partecipazione del C. è indubbia, ed è confermata da documenti negli archivi della università di Nizza (il castello e gli edifici nel vasto parco che lo circonda sono oggi sede di facoltà scientifiche) e dalla testimonianza di Costantino Scala, che gli attribuiscp la direzione dei lavori e l'intera progettazione del complesso (lettera ms. da Nizza, 10 genn. 1937, conservata presso la Biblioteca cantonale di Lugano).
Di attribuzione sicura ma di incerta datazione è la villa Argentina di Mendrisio, costruita in stile neopalladiano per la famiglia Bernasconi, arricchitasi con affari in Sudamerica. Sempre a Mendrisio, il C. partecipò, senza successo, nel 1861 al concorso per la ricostruzione della parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano, fornì il disegno di un gonfalone per la chiesa di S. Maria e iniziò dopo il 1872 la costruzione del Carlasc, villino destinato a propria residenza personale sull'area di un antico castello (G. Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, II, Lugano 1975, pp. 228, 247, 316, 319; da verificare l'attribuzione della cappelletta neogotica della Madonna, situata in vicolo Industria: ibid., p. 557). Secondo Ambrogio Croci (nota biogr. sul C. in Corriere del Ticino, 12 ott. 1937) gli si devono inoltre l'albergo Mendrisio, poi trasformato in ricovero per gli anziani, l'albergo Bellavista sul monte Generaso in Canton Ticino e una non meglio specificata villa in stile moresco a Cernobbio.
Un posto a parte spetta alla collaborazione, nel 1874-75, con Vincenzo Vela per il progetto non eseguito del monumento a Carlo II duca di Brunswick, da erigersi a Ginevra in ringraziamento dell'eredità che quest'ultimo aveva lasciato alla città.
A rigore, il monumento avrebbe dovuto esser costruito sulla base di uno schizzo steso attorno al 1849da C. Pistrucci, ispirato alle arche degli Scaligeri in Verona ed allegato al testamento dei duca. Il Vela, che accettò la conunissione nel dicembre 1873e che prevedeva di trarne una delle sue opere di più largo respiro, commissionò personalmente al C., col quale svolse un sopralluogo a Verona, la definizione delle parti decorative e la redazione di un modello che mettesse meglio in valore le parti scultoree riducendo l'architettura a funzione di supporto. Sulla maquette, pronta già nell'agosto 1874e conservata oggi nel museo Vela di Ugornetto in Canton Ticino, si aprirono contestazioni con la municipalità di Ginevra e con gli esecutori testamentari del duca, che terminarono solo con arbitrato federale del 7nov. 1878. Il Vela ottenne un congruo indennizzo, ma non riacquistò il controllo sulla commissione; il C., la cui presenza non era mai stata ratificata dai committenti ed aveva dato luogo a giudizi piuttosto duri (una replica degli esecutori testamentari, del 10 febbr. 1878, conservata tra le carte del Vela negli Archivi federali di Berna, J. I. 110, lo accusava di mancare dell'erudizione necessaria ad una corretta redazione del progetto), era stato scartato già nel 1875a favore dell'architetto ginevrino Jean Franel. Sulla questione, in cui la proposta del C. fece più che altro le spese di una puntuale adesione alle volontà del Vela, vedi in particolare T. Dénes, La vraie histoire d'un monument genevois, in Musées de Genève, febbraio 1973, 132, pp. 1-7; Id., Le roman fleuve d'un monument genevois, ibid., gennaio 1974, 141, pp. 9-15
Il C. mori a Mendrisio il 2 dic. 1884.
Bibl.: F. Bernasconi, Le maestranze ticinesi nella storia dell'arte, Lugano 1926, pp. 190 ss.; H. Jenny, Kunstführer der Schweiz, Küssnacht am Rigi 1934, pp. 491, 514; G. Martinola, Lettere di V. Vela, Lugano 1940, pp. 14-20; G. Germann, Die Villa Croci in Mendrisio, in Neue Zürcher Zeitung, 6 genn. 1971; B. Reichlin-E. Reinhardt, A.C., architetto..., in I nostri monum. storici, n. 4, 1972, pp. 207-20; G. Martinola, Invent. delle cose d'arte e d'antichità del distretto di Mendrisio, Lugano 1975, I, pp. 220, 228, 247, 316 s., 319; II, pp. 25, 221 ss., 557; N. Scott, V. Vela 1820-1891, New York-London 1979, pp. 401-26; G. Martinola, Idiletti figli di Mendrisio in 25ritratti, Locarno 1980, pp. 84 s.; Schweizerisches Künstlerlexikon, I, p. 329; M. Guidi, Diz. d. artisti ticinesi, Roma 1932, p. 100.