CRIVELLI, Antonio
Nacque a Milano il 2 febbr. 1783 da un'agiata famiglia originaria di Fagnano Olona (Varese). Conseguito. la laurea in ingegneria nell'università di Pavia verso l'anno. 1805, fu nominato professore di fisica dapprima a Milano, presso il liceo di S. Alessandro, e successivamente, verso. il 1809, a Trento. In quest'ultima città prestò anche servizio militare come ufficiale del genio e, nel 1810, ebbe la nomina ad ingegnere aggiunto nel Consiglio delle miniere del dipartimento dell'Adige. Durante la permanenza a Trento, per primo in Italia, fece esperimenti sull'innesco delle armi da fuoco con polvere fulminante ed ebbe la possibilità di verificarne l'efficacia con i cannoni dei bastioni della città. Verso il 1815, dopo la Restaurazione, il Consiglio di reggenza delle province lombarde lo nominò professore di scienze matematiche a Bergamo, da dove fu successivamente chiamato a Milano.
Nel 1817 chiese ed ottenne dal governo austriaco il permesso di fare un viaggio in Persia; ma a causa della guerra di questa nazione con la Russia, il C. cambiò itinerario: dapprima si diresse in Crimea, poi a Costantinopoli e infine percorse tutta la Grecia. Nel corso della sua permanenza in Turchia venne a conoscenza di un metodo di - fabbricazione delle lame di Damasco. Tornato in Italia, sperimentò con successo la formula appresa, per cui ottenne una medaglia d'oro dall'Istituto lombardo di scienze e lettere. Secondo il procedimento del C., la damaschinatura delle lame era ottenuta con un complicato sistema di saldatura, sulla superficie grezza della lama, di lamine di acciaio e ferro dolce. Pur non essendo questo procedimento quello seguito in Oriente, una commissione della Camera aulica di Vienna affermò che le lame fabbricate dal C. erano le migliori del mondo. Dopo questo pubblico riconoscimento, il C. ricevette nel 1824 la medaglia d'oro al merito civile e un dono personale dall'imperatore d'Austria Francesco I.
Stimolato dal successo, il C. tentò la fabbricazione dell'acciaio e, a questo fine, fece costruire a sue spese un forno in una piccola officina a Lecco. I risultati furono talmente buoni che fu affermato che gli acciai provenienti dall'officina di Lecco erano tra i migliori del mondo, potendo contendere la supremazia a quelli prodotti in Inghilterra.
La sua attività si profuse nei campi più disparati: fece esperienze sui gas e sulla comprimibilità dell'aria, inventò degli specchi ustori di forma conica (da lui provati in presenza del viceré d'Italia), si occupò di problemi di combustione, mise a punto una speciale lampada, denominata "idrobarometrostatica", capace di mantenere costante il livello dell'olio chealimentava lo stoppino, si occupò di serrature e tentò di riprodurre, alla maniera degli antichi Egizi, il procedimento di imbalsamazione dei cadaveri.
L'Istituto lombardo di scienze e lettere riconobbe i suoi lavori con numerose medaglie e attestati e lo nominò membro della commissione per l'esame delle invenzioni. Si spense a Milano a soli 46 anni, il 18 ag. 1829, minato nel fisico dall'eccesso di lavoro.
Tra i suoi scritti, pubblicati per la maggior parte a sue spese, citiamo: Nuovo apparecchio per ottenere una più efficace combustione dell'idrogeno attraverso la combinazione con l'ossigetto, Milano 1818; Sull'arte di fabbricare le sciabole di Damasco, ibid. 1821; Sul difetto di sicurezza delle serrature, ibid. 1821; Descrizione di una nuova serratura, sicura perché costruita senza combinazione, ibid. 1821; Descriz. di una lampada idrobarometrostatica, ibid. 1827.
Bibl.: Diz. di geografia, storia e biografia, Milano 1879, sub voce; E. Malatesta, Armi e armaioli, Milano 1939, sub voce; C. Panseri, Sull'arte di fabbricare le sciabole di Damasco, Milano 1963; Diz. biogr. univ., Firenze 1842, sub voce; Nouvelle Biogr. génerale, XI, Parigi 1855, sub voce; Biographie universl. ancienne et moderne, IX, sub voce.