SALICETI, Antonio Cristoforo.
– Nacque a Saliceto, in Corsica, il 26 agosto 1757 da Angelo Maria, un piccolo proprietario, e da Maria Francesca Aitelli. La famiglia aveva legami di parentela con Pasquale Paoli e ne aveva condiviso la lotta per l’indipendenza dell’isola dal dominio genovese. Il giovane Saliceti, che il padre voleva prete, fece i primi studi a Merosaglia, poi presso i barnabiti di Bastia. Tornò a Merosaglia come istruttore per poi iscriversi, ormai nel 1781, all’Università di Pisa, dove seguì i corsi di diritto e teologia. In Toscana entrò in contatto con Filippo Buonarroti e con Giuseppe Bonaparte, il fratello maggiore di Napoleone.
Terminati gli studi nel 1784, tornò sull’isola, dove giurò da procuratore presso il Consiglio superiore della Corsica. La carriera forense non fu però brillante, perché esercitò senza grande successo l’avvocatura presso il tribunale della Porta e solo nell’aprile del 1789 ottenne l’agognato incarico nelle magistrature locali con la nomina a giudice aggiunto a Sartena. Quell’incarico tuttavia mai esercitò, perché nel frattempo aveva partecipato alla stesura dei quaderni di doglianza del terzo stato di Corsica e nel mese di giugno venne eletto deputato di quell’Ordine all’assemblea di Versailles.
Per Saliceti, che giunse nella capitale solo alla fine di luglio – quando già gli Stati generali erano divenuti Assemblea costituente e la presa della Bastiglia aveva sepolto l’antico regime –, fu la grande occasione per restituire l’onore politico alla propria terra. Egli promosse la decisione del 30 novembre 1789 con la quale l’Assemblea costituente stabilì la piena integrazione della Corsica al territorio metropolitano e richiamò in patria Pasquale Paoli.
Il ritorno dall’Inghilterra dell’antico custode della libertà di Corsica – con una tappa a Parigi dove venne festeggiato dai circoli patriottici – fu un trionfo per Saliceti, che guardò a lui come al proprio punto di riferimento politico nell’isola. Paoli, d’altronde, non venne meno alle aspettative: nel settembre del 1790, divenuto presidente del Direttorio dipartimentale, gli volle testimoniare il proprio sostegno facendolo a sua volta eleggere procuratore generale sindaco, anche se Saliceti dovette cedere momentaneamente la carica ad altri poiché, ancora costituente, non gli era consentito di esercitarla. L’alleanza tra Paoli e Saliceti durò ben oltre il termine dei lavori della Costituente, perché nel settembre del 1791 i due si concertarono per far eleggere alla Legislativa Carlo Andrea Pozzo di Borgo anziché Giuseppe Bonaparte. Tuttavia, l’accordo finì per incrinarsi sotto il peso della radicalizzazione del processo rivoluzionario: restituitosi all’isola nel febbraio del 1792, Saliceti riprese l’incarico di procuratore generale sindaco e si scagliò contro le ambiguità della Corona.
Nell’estate del 1792, alla caduta della monarchia, le tensioni vennero allo scoperto: Saliceti fu eletto alla Convenzione al posto di Pozzo di Borgo, ma questi, pur rimasto monarchico, nel dicembre del 1792, grazie all’appoggio di Paoli, divenne a sua volta procuratore generale sindaco. Saliceti – che nel frattempo si era pronunciato, unico tra i deputati corsi, per la condanna a morte del re – denunciò il falso patriottismo di entrambi e ottenne dalla Convenzione l’incarico di recarsi in missione sull’isola. Sbarcatovi, il parallelo ingresso in guerra dell’Inghilterra esacerbò ancor di più gli animi: Saliceti, ormai sostenuto dai Bonaparte, convinse la Convenzione a chiamare Paoli e Pozzo di Borgo a Parigi perché giustificassero il loro operato. Per tutta risposta, questi organizzarono una consulta a corte, che destituì Saliceti dall’incarico di rappresentante della Corsica a Parigi.
Costretto a rientrare in Francia, assieme alla famiglia dei Bonaparte in fuga, fu testimone delle giornate parigine del 31 maggio e 2 giugno 1793 che segnarono l’espulsione dei deputati girondini e portarono alla protesta di molte città – tra le quali Marsiglia e Tolone – verso il fatto compiuto. Egli ebbe facile gioco a dimostrare come la Corsica ormai in rivolta partecipasse di una controrivoluzione in tutto il Mezzogiorno di Francia. Così, nel mese di luglio, mentre Saliceti era accanto al generale Jean-François Carteaux nella riconquista di Marsiglia, la Convenzione mise fuori legge Paoli e Pozzo di Borgo, i quali per tutta risposta cedettero l’isola agli inglesi.
Nel frattempo, Saliceti non aveva lasciato nulla di intentato per restituire la Corsica alla Repubblica: nel settembre del 1793 aveva appoggiato il progetto di Napoleone Bonaparte di allontanare gli inglesi dal porto di Tolone. Da lì, agli inizi del 1794, nominato commissario all’Armée d’Italie, promosse l’occupazione di Oneglia, enclave sabauda in territorio genovese, per attaccare la Corsica. Il progetto – che dette a Saliceti l’opportunità di avvalersi di Filippo Buonarroti come commissario nazionale nel piccolo centro ligure – non venne ostacolato neppure dalla caduta di Robespierre (agosto 1794): nonostante fosse legato al fratello minore di questo, Augustin, ugualmente messo a morte, Saliceti ottenne dalla Convenzione termidoriana l’incarico di avviare una spedizione in armi contro la Corsica inglese. Il progetto tuttavia non prese forma e a gennaio del 1795 venne richiamato a Parigi. Qui rimase presto coinvolto nella repressione contro gli ultimi montagnardi, avviata a seguito della fallita insurrezione popolare del pratile anno III (maggio 1795): sfuggì all’arresto riparando a Genova, da dove tornò a Parigi solo in ottobre, a seguito dell’amnistia promulgata dalla Convenzione dopo che questa aveva sventato, grazie al generale Bonaparte, l’insurrezione monarchica del vendemmiaio anno IV (ottobre 1795). Agli inizi del 1796 i due corsi si ritrovarono assieme nell’Armée d’Italie – l’uno al comando, l’altro in qualità di commissario civile – e i risultati delle operazioni militari andarono ben oltre le più rosee previsioni.
Il trionfo sugli austro-piemontesi consentì la conquista dell’alta Italia, ma anche una pronta digressione in terra toscana, dove la presa di Livorno permise a Saliceti di lanciare un’azione militare, guidata dal generale Antonio Gentili, che nel mese di ottobre strappò l’isola agli inglesi. Nel frattempo Saliceti si era conquistato grande fama in Italia, perché rappresentò sin dagli inizi il vero punto di riferimento politico dei patrioti locali, i quali, grazie al suo sostegno, ipotizzarono di poter presto procedere all’unificazione dell’intera penisola. Al termine della campagna d’Italia, Saliceti, nel frattempo eletto in Corsica nell’aprile del 1797 al Consiglio dei Cinquecento, era tuttavia già tornato a Parigi, dove partecipò da sinistra agli anni del Direttorio. Favorevole al giro di vite contro i monarchici nel fruttidoro dell’anno V (settembre 1797), membro del circolo neogiacobino del Maneggio, principale tramite tra i gruppi democratici di Francia e d’Italia, sembra che nel 1799 fosse contrario al colpo di Stato del 18 brumaio, con il quale, nel novembre del 1799, Bonaparte pose fine alla repubblica direttoriale.
Tuttavia, la sua presa di distanza dal vincitore – se mai vi fu – risultò di breve durata, perché già ai primi del 1800 Bonaparte lo chiamò a progettare una spedizione in armi in Sardegna. L’impresa non fu nemmeno abbozzata, perché in Corsica Saliceti dovette affrontare le rivolte dei circoli vicini a Paoli, venendone a capo l’anno successivo solo con un’amnistia. Nel frattempo, la vittoria di Marengo (giugno 1800) aveva consentito a Bonaparte di tornare in Italia e, mai dimentico di come Saliceti vi disponesse di larghi consensi, lo volle con sé per organizzare amministrativamente la penisola. Sul finire dell’ottobre 1801 venne nominato commissario straordinario a Lucca, dove in qualche mese appena scrisse e fece approvare la nuova costituzione della piccola Repubblica.
Nell’aprile del 1802, nominato ministro plenipotenziario presso la Repubblica ligure, si spostò a Genova, dove ugualmente sovraintese alla nuova Costituzione e ritrovò Antonio Maghella, un patriota della prima ora che egli volle nel Magistrato supremo cittadino. Autentica longa manus di Bonaparte in Italia, Saliceti rimase a lungo a Genova e la sua azione fu decisiva, perché, a seguito della nascita dell’Impero dei francesi (dicembre 1804), la Repubblica ligure scegliesse, nel giugno del 1805, l’annessione a Parigi. Poi fu il tempo di raggiungere Giuseppe Bonaparte, posto sul trono di Napoli nel febbraio del 1806 a seguito della fuga in Sicilia del re Borbone. Ministro di polizia e della guerra sin dal mese di aprile, nulla risparmiò nella repressione delle trame borboniche – che gli costarono un attentato nel quale rimase illeso – e nella campagna in armi contro il brigantaggio in Calabria.
Autentico uomo forte del nuovo ordine francese, egli fu chiamato a gestire, tra il maggio e l’agosto del 1808, il passaggio delle consegne tra Giuseppe – che aveva lasciato Napoli per cingere la corona di Spagna – e Gioacchino Murat, sul capo del quale Napoleone aveva trasferito la corona. I rapporti con il nuovo sovrano cominciarono bene: nell’ottobre del 1808 strappò l’isola di Capri agli inglesi e rafforzò il sistema di polizia cittadina designando prefetto di Napoli il ligure Maghella. Per i meriti acquisiti nell’azione di governo, ambedue furono presto chiamati a Roma per partecipare ai lavori della Consulta straordinaria incaricata, dal maggio del 1809, di predisporre l’integrazione amministrativa dei territori pontifici nell’Impero. Di lì a breve, entrambi dovettero però rientrare a Napoli per sventare la minaccia sulla capitale di una flotta anglo-sicula, nonché una ripresa in forze del brigantaggio.
Suscitò pertanto più di una preoccupazione l’improvvisa morte di Saliceti, la notte del 23 dicembre 1809 a Napoli, subito dopo aver cenato con Maghella. L’autopsia, che pure escluse l’ipotesi dell’avvelenamento, non tacitò le voci che pronte si rincorsero sul fatto che il ministro di polizia fosse rimasto vittima dello stesso Maghella, disposto a tutto pur di divenire l’interlocutore privilegiato del re Gioacchino.
Opere. Réponse [...] au libelle et aux délations de M. Buttafoco [...] contre M. de Paoli et les patriotes corses, Paris 1790; Réponse [...], imprimée et publiée en Corse, le 14 juin dernier, aux faits calomnieux contenus dans la lettre du 15 mai dernier, écrite par les membres du conseil du département de Corse rebelles, Paris 1793; Compte rendu à la Convention nationale, en exécution du décret du 21 nivôse an III [...] pour ses cinq missions en Corse, à l’armée dirigée contre Toulon, à l’expédition d’Oneille, près l’armée d’Italie, et à Toulon, pour y diriger les opérations militaires d’une opération secrète..., Paris an III [1795]; Discorso pronunciato dal cittadino S. ministro plenipotenziario della Repubblica francese presso la Repubblica ligure in occasione dell’istallazione del Senato ligure, Genova 1802; Rapporto del ministro della Polizia generale, sulla congiura ordita nell’anno 1807, contro l’armata francese nel regno di Napoli, e contro [...] S. M. Giuseppe Napoleone, s.l. s.d. [Napoli 1807].
Fonti e Bibl.: J. Rambaud, La fin de S., in Revue napoléonienne, X (1910), pp. 167-170; Id., Naples sous Joseph Bonaparte, Paris 1911, pp. 228-236; A. Ambrosi, S. après la reaction thèrmidorienne, in Bulletin de la Société des sciences historiques et naturelles de la Corse, XLIV (1924), pp. 207-232; D. Spadoni, I corsi in Lombardia sul finir del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, in Archivio storico della Corsica, IX (1933), in partic. pp. 214-218; G. Simonetti, Cristoforo Saliceti e la Repubblica di Lucca, ibid., XIII (1937), pp. 340-350; J. Godechot, S. ministre du royaume de Naples sous Joseph Bonaparte et Murat, in Studi in memoria di Nino Cortese, Roma 1976, pp. 255-272; J. Defranceschi, La Corse française (30 novembre 1789 - 15 juin 1794), Paris 1980; A. De Francesco, Vincenzo Cuoco. Una vita politica, Roma-Bari 1997, pp. 111-114; F. Paoli, Christophe Saliceti: un conventionnel corse de Paris à Naples, Biguglia 2014; P. Conte, Le Commissariat d’Oneille: au-delà de Buonarroti (1794-1796), in Annales historiques de la Révolution française, 2017, n. 388, pp. 75-101.