COSTANTINI, Antonio
Figlio naturale di Giovanni Battista secondo il Rasi, padovano di nascita secondo il Bartoli, figlio naturale di Costantino secondo il Guetillette (e la scuola francese) per il quale "Gradelin fort âgé l'avait eu d'une jeune gouvernante" verso il 1694, fu soprannominato il Tegna "peruna certa sua troppo tenace economia di vivere". Recitò a Venezia come Arlecchino nella compagnia di G. Imer, dove è segnalato nel 1734.
Famoso più per le sue doti acrobatiche che per quelle di attore, su di lui pesa il giudizio del Goldoni, riferito dal Rasi, che non riteneva il C. valesse qualcosa come interprete, pur riconoscendo che "era gran saltatore e giuocava mirabilmente sopra la corda". Più perentorio il Campardon, che non gli dedica che poche righe e gli nega ogni successo in Francia.
Nella primavera del 1735 fu sostituito nel suo ruolo dal Campagnani: il C. si recò allora in Russia, al servizio dell'imperatrice Anna, probabilmente sulla scia della compagnia di Tommaso Ristori che, dopo quindici anni di permanenza alla corte polacca, negli anni 1733-1735 si fermò appunto in Russia con un repertorio che comprendeva quaranta scenari espressamente scritti per adattarsi al nuovo contesto.
Nel 1739 inizia anche per il C. l'avventura parigina. La successione artistica al grande Thomassin, Tommaso Visentini, morto nell'agosto di quell'anno, creava problemi al Nouveau Théâtre Italien e restava irrisolta, essendosi alternati senza successo nel ruolo Vincenzo Visentini, il figlio, Térodac e Catolini, oltre Toscano che pare avesse abbandonato per altre ragioni: a sostituire Catolini fu chiamato proprio il C., che il 21 nov. 1739 debuttò con un canovaccio italiano, Les fourberies d'Arlequin.
Il non più giovanissimo Arlecchino si esibì dunque in una pièce "composée d'un continuel jeu de théâtre, de différents déguisements et de lazzis dans le goût pantomime", adatta a far risaltare le sue doti d'acrobata, ballerino e musicista, ma lungo una strada che allontanava sempre più il tipo da quello elaborato dalla commedia dell'arte italiana. La virtuosità saltatoria tendeva ad avere la meglio sul gioco scenico che era stato dei "vecchi" Biancolelli o Fiorilli: la nuova generazione di Arlecchini è contraddistinta proprio dall'abilità metamorfica in scena, ma nell'avvicendarsi di volti differenti il tipo tende a scomparire.
Le nuove caratteristiche del personaggio, che secondo il Mercure de France (cit. da Parfaicte) il C. riusciva a interpretare con "beaucoup d'intelligence et de légéreté", piacquero molto e per qualche mese si fecero rivivere vecchi canovacci italiani come l'Arlequin bouffon de cour in tre atti, andato in scena sempre nel novembre del 1739. Nasce però anche un nuovo tipo di canovaccio, detto comédie de fatica, costruito appositamente sulla misura di "un premier acteur comique en lui donnant beaucoup de travail, étant obligé d'occuper presque toute la scène": così ne Les métamorphoses d'Arlequin del 3 dicembre il C. "joue lui seul, les trois quarts de la pièce".
l 23 dicembre andò in scena Arlequin médecin volant e il 1º genn. 1740 l'Arlequin amoureux par complaisance, in tre atti, di cui il giorno dopo venne rappresentata una replica abbreviata in un atto unico con il titolo Arlequin barbier paralitique; il4 gennaio fu la volta della pièce italiana in tre atti L'adultère innocente (L'innocente venduta e rivenduta), il 1º febbraio de Le double dénouement ou Arlequin Scandeberg, sempre in tre atti, l'11 maggio di Arlequin au deséspoir de ne pas aller en prison, che fu un fiasco nonostante la bravura del C., e l'11 giugno de Le naufrage d'Arlequin.
La fortuna del C. era dovuta però ad una preferenza che il pubblico accordava più all'attore che al genere delle rappresentazioni, e riusciva comunque a far fronte alla situazione finanziaria del Nouveau Théâtre, che era deficitaria, molto meno delle parodie e dei balletti di madame Rolland. D'altronde, il regno parigino del C. fu breve: si interruppe bruscamente con l'esordio, il 10 apr. 1741, di Carlo Bertinazzi, che sarebbe divenuto il celebre Carlin e avrebbe ripreso e continuato per quasi vent'anni il repertorio del Riccoboni. Il 5 ag. 1741 erano comunque ancora insieme nelle Fourberies de Scapin, il C.sostenendo il ruolo di Scapin e Carlin quello di Pantalone.
Il C. lasciò Parigi nel 1742 e tornò in Italia: ma ben presto fu chiamato al servizio dell'elettore di Sassonia e re di Polonia, e a Dresda e a Varsavia seppe rinnovare le sue fortune e la sua fama. A Dresda morì nel 1764.
Fonti e Bibl.: Th.-S. Gueullette, Notes et souvenirs sur le Théâtre Italien…, a cura di J.-E. Gueullette, Paris 1938, passim;F. S. Bartoli, Notizie istor. de' comici ital., IPadova 1782, ad vocem; E. Campardon, Les Comédiens du Roi de la Troupe italienne pendant les deux dernières siècles, Paris 1880, ad vocem; L.Rasi, I comici ital., I, Firenze 1897, ad vocem;G. Attinger, L'esprit de la commedia dell'arte dans le théâtre français, Paris 1950, pp. 342 s., 352, 354; M. Brahmer, La commedia dell'arte in Polonia, in Ricerche slavistiche, III (1954), pp. 184-195, e in Atti del II Congresso internaz. di studi italiani..., 1958, pp. 355-359; X. de Courville, Lélio premier historien de la Comédie Italienne et premier animateur du théâtre de Marivaux, Paris 1958, pp. 45, 49; A. Nicoli, Il mondo di Arlecchino, Milano 1965, pp. 100 ss.; F. e C. Parfaict, Dict. des théâtres de Paris, Genève 1967, I, ad vocem; Enc. d. Spett., III, coll. 1563-1569.