COSTA, Antonio
Nacque a Piacenza l'11 dic. 1703 dal conte Pierpaolo e Antonia Maria Costa; insieme con uno dei fratelli abbracciò la carriera ecclesiastica, che lo avrebbe condotto a occupare l'ufficio di canonico della cattedrale della sua città.
Il suo nome è legato all'identificazione ed all'inizio degli scavi della città di Velleia ed in particolare a due documenti scoperti in quella località e da lui ricostruiti e trascritti: la Tabula alimentaria e la Lex de Gallia Cisalpina. Della prima, venuta alla luce grazie a scavi casuali e dispersa per ignoranza degli scopritori, il C. ebbe notizia dal conte canonico Giovanni Roncovieri nel 1747: insieme essi si dedicarono alla ricerca dei frammenti ed alla ricostruzione della tavola.
La Tabula alimentaria, risalente ad epoca traianea, riportava un censimento di poderi i cui proprietari avevano contratto obbligazioni a modesto interesse con il Fisco di Roma: gli interessi pagati erano devoluti a trecento fanciulli di famiglie poco abbienti. Già il C., nel darne notizia al Muratori nel novembre del 1747, interpretava l'iscrizione in tal senso, facendo riferimento a testimonianze analoghe di Dione e di Sesto Aurelio Vittore, ma la ascriveva all'impero di Nerva. La Tabula alimentaria risultava, dunque, un documento di grande importanza per l'eterogeneità delle notizie da essa ricavabili: oltre a testimoniare la politica di assistenza sociale inaugurata da Nerva e proseguita da Traiano, essa forniva notizie circa l'estensione della circoscrizione municipale veleiate, la distribuzione fondiaria, la toponomastica e consentiva l'identificazione del sito in cui sorgeva la scomparsa città di Velleia. Di qui l'interesse del Muratori e del Maffei e le pressioni sul C. per riuscire ad ottenere una copia dell'iscrizione e darne la prima edizione.
Frattanto il C. ed il Roncovieri erano fatti oggetto di pressioni da parte della Comunità di Piacenza e dei governi di Torino e di Parma, desiderosi di ottenere per sé la tavola. Questa rimase in possesso dei due canonici fino al 1760, quando il C., nonostante il parere contrario del Roncovieri, la cedette al duca Filippo di Borbone, ottenendo in cambio un vitalizio e la carica di prefetto del Museo di antichità di Parma, fondato nel settembre di quell'anno. Rientrava nell'ambito delle sue competenze anche la direzione degli scavi di Velleia, avviati frattanto dal governo del ducato. Di questa attività rimangono un fitto carteggio con il ministro ducale Du Tillot ed alcune opere inedite, fra cui una Raccolta dei monumenti di antichità che col mezzo dei rr. scavi sisono tratti dalle viscere della città dei Veliati, compilata fra il 1760 ed il 1762, una Serie delle medaglie ritrovate fra le rovine dell'antica città dei Veliati, illustrata con tavole del pittore piacentino G. Premoli, e le Osservazioni del conte Antonio Costa sopra la lamina dissotterrata in Macinesso li 24 apr. 1760. Quest'ultima è una relazione riguardante una tavola bronzea trovata a Velleia, allora denominata con toponimo medievale Macinesso; quarta di una serie di almeno cinque tavole disperse, essa conteneva i capitoli XIX-XXIII della Lex de Gallia Cisalpina, in cui si stabilivano le competenze dei magistrati municipali e le procedure nell'applicazione delle norme sul danno temuto ed il debito. Data comunicazione del ritrovamento al Du Tillot, il C. si accinse alla ricostruzione e trascrizione del frammento, compiuta nel luglio del 1760. La trascrizione, in doppia grafia, originale e corsiva, era accompagnata da una traduzione in forma abbreviata e corredata di un'analisi puntuale dei contenuti, confrontati con altre testimonianze e leggi precedenti e successive; il C. suggeriva anche una collocazione cronologica della legge nel II secolo a.C., basandosi sulla grafia, la sintassi ed alcuni rimandi del testo.
Tale collocazione è stata spostata dagli studi successivi ad una data oscillante fra il 49 ed il 42 a.C., e l'edizione del C. è stata emendata e superata in numerosi punti; pur tralasciando le critiche mossegli dal Paciaudi, suo successore nella direzione del Museo di antichità, si può ricordare che anche recentemente si è sottolineato come i lavori del C. risentano di una formazione autodidatta superficiale e non bene assimilata. Purtuttavia la sua trascrizione del frammento della Lex de Gallia Cisalpina rimane il punto di partenza cui si sono rifatte, direttamente o meno, le successive edizioni.
Il C. mantenne il suo ufficio solo fino al 1763. L'arrivo a Parma di padre Paolo Maria Paciaudi, erudito di ben altra levatura, indusse il Du Tillot a conferire a questo la carica di prefetto delle antichità; il C. fu convinto a rassegnare le dimissioni per motivi di salute e venne collocato a riposo nel marzo del 1763.
Ritiratosi a Piacenza, vi morì il 21 luglio 1765.
Opere: Tutte le opere del C. sono rimaste inedite, ad eccezione della traduzione del frammento della Lex de Gallia Cisalpina, pubblicata nel 1788 da S. G. Pittarelli, Idea della spiegazione della Tavola alimentaria ..., Torino 1788, e di parti della Raccolta di monumenti..., pubblicata da O. Montevecchi(Documenti inediti sugli scavi di Veleia nel secolo XVIII, in Aevum, VII [1934], pp. 575-625). Presso la Biblioteca Palatina di Parma sono conservati i manoscritti della Raccolta dei monumenti di antichità che col mezzo dei rr. scavi si sono tratti dalle viscere della città dei Veliati (Fondo Parmense, mss. 702, 1246, 1247) e delle Osservazioni sopra la lamina dissotterrata in Macinesso li 24 apr. 1760 (ibid., ms. 1300); la Serie delle medaglie ritrovate fra le rovine dell'antica città dei Veliati si trova al Museo archeologico di Parma (ms. 57).
Fonti e Bibl.: P. De Lama, Tavola legislativa della Gallia Cisalpina, Parma 1820, pp. 3, 6; L. Pigorini, Origine e progressi del R. Museo d'antichità di Parma, Parma 1869, pp. 6-13; G. Tononi, Doc. ined. intorno alla scoperta di Velleia e gli illustratori delle sue antichità, in Atti e mem. delle RR. Deput. di storia patria per le prov. dell'Emilia, VI (1881), 2, pp. 121-166; H. Bédarida, Parme et la France, Paris 1928, p. 33; G. Monaco, Velleia. Note storico-topografiche, in Mem. dell'Acc. lunigianese di scienze G. Capellini, XVII (1936), 1, pp. 3-30; T. Sorbelli, L.A. Muratori e la tavola dei fanciulli e delle fanciulle alimentari di Velleia, in Studi veleiati. Atti e mem. del I Convegno di studi stor. e arch., Piacenza 1955, pp. 143-166, passim;E. Nasalli Rocca, La storiografia piacentina nell'età muratoriana, in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 8, VII (1955), pp. 223-239; Id., Il canonico A. C. e la Lex de Gallia Cisalpina, in Studi in anore di B. Biondi, Milano 1965, III, pp. 125-140; G. Negri, In margine alla Lex Rubria de Gallia Cisalpina, in Studi in on. di E. Nasalli Rocca, Piacenza 1971, pp. 414-416.