COCCHI, Antonio
Detto "il filosofo mugellano" perché mugellano d'origine, sebbene nato a Benevento il 3 agosto 1695. Medico all'isola d'Elba, si recò poi in Francia, in Olanda, in Inghilterra, conoscendovi il Newton, il Boerhaave e altri scienziati, e approfondendosi nelle medicine e nelle altre scienze. Tornato in Italia, ebbe cattedra a Pisa, a Firenze, e di nuovo a Pisa. A Firenze, ordinò lo spedale di Santa Maria Nuova e l'Orto Botanico. Nel 1734 fu con A. Micheli uno dei fondatori della rinnovata Società botanica fiorentina. Morì povero il 1° gennaio 1758 a Firenze.
Ebbe intuizione naturalistica potentissima. Lo dimostra l'opuscolo sulla tenia (Dei vermi cucurbitini dell'uomo) e il Discorso sopra la istoria naturale (Firenze 1748). Ma non minore fu la sua acutezza nello studio della medicina, dando per base al suo insegnamento e alla pratica di essa soprattutto l'anatomia (De usu artis anatomicae). Scrisse sul volvulo, sulla dietetica (Del vitto pitagorico per l'uso della medicina, Firenze 1743), sull'idroterapia (Dissertazione sopra l'uso esterno appresso gli antichi dell'acqua fredda sul corpo umano, Venezia s. a.). Ammiratore del Redi e del Boerhaave nella cura clinica dei malati, precorse anche i grandi clinici moderni con lo studiare prima la storia del malato e della malattia, poi secondando l'opera della natura. I suoi Consulti, 159 privati e 13 pubblici, sono mirabili anche per l'arte spontanea con cui sono scritti. Del suo sapere filologico sono documento i libri di scienza, per i quali attinse ai Greci e ai Latini e tradusse i Graecorum chirurgici libri. Ma si dilettò anche di letteratura non scientifica, traducendo in latino il romanzo di Senofonte Efesio Gli amori di Abrocome ed Anzia. Da un trattatello di Teofrasto, oltreché da un manoscritto di Giovanni della Casa, ricavò un esercizio letterario (Del matrimonio) che ebbe successo clamoroso. Altre opere notevoli in italiano sono una Lettera intorno all'educazione e al genere di vita degli Inglesi, una Lettera sull'Henriade del signor di Voltaire, una sul Paradiso perduto di Milton, e una prefazione alla Vita di Benvenuto Cellini, dal C. edita per la prima volta, di su manoscritti fiorentini, nel 1728. Ma un'idea della cultura e dell'ingegno del C. si potrebbe avere leggendo le sue Effemeridi, ancora inedite in centinaia di quaderni sparsi nelle biblioteche fiorentine. Redatte volta a volta in italiano, in latino, in greco, in ebraico, in arabo, in francese, in inglese, in tedesco, contengono di tutto: casi della vita, osservazioni scientifiche, giudizî letterarî, commenti su opere e su uomini.
Bibl.: F. Fossi, Discorsi e lettere di A. Cocchi, Milano 1824; A. Corsini, A. C., un erudito del Settecento, Milano 1928; Fabroni, Vitae ital., XI, p. 342; G. L. Targioni, Elogi di illustri toscani, IV, p. 328; P. Copparoni, Profili bio-bibliogr. di medici e naturalisti... dal secolo XV al... XVIII, Roma 1928.