CICOGNARA, Antonio
Attivo a Cremona, e presumibilmente a Ferrara verso la fine del Quattrocento, come pittore e miniatore.
Se si ammette la partecipazione alla decorazione del salone dei Mesi nel palazzo Schifanoia a Ferrara, la sua operosità risalirebbe almeno al 1469, Una Madonna col Bambino nella Pinacoteca di Ferrara (n. 64) porta la scritta "Antomi Cicognarii Pictura anno Domini 1480" e, anche se prodotto di bottega, indica che già a quell'epoca il C. aveva raggiunto una certa rinomanza. Infatti, a poca distanza di tempo, documenti del 6 giugno 1482 e del 7 dic. 1483 (Zanoni, 1955, p. XXVIII) testimopiano che egli era al lavoro a Cremona, come miniatore, per due importanti antifonari (tuttora conservati nella cattedrale) e per un Salterio per la cattedrale: una pagina degli antifonari con il Profeta Isaia entro lettera "A" (cod. IV c. 3 A. Zanoni, 1955, p. XLVIII, nn. 32) porta la sua firma e la data del 1483.
Notizie documentarie danno il C. presente a Cremona il 17 dic. 1486 e 31 maggio 1487 per lavori (perduti dal sec. XVIII) nella chiesa di S. Rocco e nello Spedale della Pietà (Zaist, 1774, p. 47). Da Cremona proviene una paletta con la Madonna, il Bambino, s. Caterina d'Alessandria e un'altra santa e la scritta "14-Antomi Cicognari-Opus-90" (Milano, già coll. A. Cologna, eredi Speroni: Sandberg Vavalà, 1937, fig. 1). Lo Zaist ricorda, anche, come al suo tempo già completamente guasti i resti di un S. Giacinto su un pilastro nella chiesa di S. Pantaleone, datati 1498.
Documenti riferiscono che nell'agosto 1500, a Lodi, il C., unitamente a Iacopo de Motti, fece la stima per dipinti eseguiti da Ambrogio da Fossano, detto il Bergognone, nel santuario dell'Incoronata (M. Gualandi, Memorie ital. risguardanti le belle arti, I, Bologna 1840, p. 172). Mancano ulteriori notizie del C., e nel tentativo di definire l'arte del pittore, partendo dalle sole due opere firmate, la Madonna di Ferrara e lapaletta di Cremona, gli studi critici sono pervenuti a risultati incerti con attribuzioni assolutamente discordanti.
Le due Madonne, datate a breve intervallo di tempo, appena un decennio dal 1480 al 1490, presentano differenze di qualità e di stile tanto sostanziali che si è finito col pensare (Longhi, 1934) all'esistenza di due pittori, con lo stesso nome, praticamente contemporanei. Una attenta disamina di tutte le varie attribuzioni da parte del Ragghianti (1939) ha anzi, portato a distinguerle in tre gruppi. Un gruppo principale (A), facente capo alla Madonna Speroni, caratterizzato da qualità più elevate, da riconoscere ad un artista di origine lombarda, ma vissuto anche a Ferrara e profondamente influenzato da questa scuola, con derivazioni da Piero della Francesca. Un secondo gruppo (B), di qualità molto inferiore, facente capo alla Madonna di Ferrara (e ad altra identica in collez. privata a Roma: ill. in Ragghianti), con l'aggiunta di un S. Girolamo della Galleria di Ravenna. Il Ruhmer (1957; 1960), sostenitore dell'esistenza di un solo C., ha proposto di collegare alla Madonna di Ferrara pure una serie di opere che si possono far risalire al frescante dei mesi di Giugno e di Luglio nel salone dei Mesi del palazzo Schifanoia. Si tratta essenzialmente dei lavori di quell'ignoto pittore che era stato denominato dal Venturi "Maestro dagli occhi spalancati". È chiaro che, se non si accetta tale collegamento:e neppure quello del S. Girolamo di Ravenna, il gruppo B si riduce alla meschina Madonna di Ferrara; in questo caso, pur non giungendo a tacciare di falsità la scritta, sembra ragionevole pensare che si tratti di un prodotto artigianale di bottega al quale, già in antico, la scritta sia stata apposta da qualche seguace del pittore nell'intento di valorizzare il quadruccio con il nome dei maestro.
Il terzo gruppo (C), secondo la classificazione proposta dal Ragghianti, comprende dipinti con evidenti caratteri ferraresi cosseschi, ma con accenti piuttosto dell'Italia centrale e, per questa stessa definizione, si distacca, dal Cicognara. Le opere dei gruppo sono pertanto da rifiutare.
Rimangono a rappresentare il C. pittore i dipinti più sotto elencati, che, pur con qualche riserva, costituiscono un gruppo sufficientemente omogeneo e coerente. Iniziato all'arte in ambiente lombardo (cremonese), il C. è da supporre al lavoro a Ferrara già nel 1469 tra i pittori chiamati alla decorazione del salone dei Mesi nel palazzo Schifanoia, dove gli si attribuisce (Longhi) in parte la zona superiore del mese di Agosto;operando in stretta vicinanza con i pittori ferraresi, non può essersi sottratto all'influenza del Cossa, e specialmente del giovane Ercole de Roberti (cui si deve la zona mediana, immediatamente sottostante, nel mese di Agosto). Né va dimenticato che allora esistevano a Ferrara grandiosi e ammiratissimi affreschi di Piero della Francesca, e che il C., anche miniatore, avrà certo avuto contatti diretti con la fiorente "officina" di artisti dei minio che alla corte estense stavano impreziosendo famosi codici, quali la Bibbia di Borso, il Breviario di Ercole I, e tanti altri capolavori della miniatura.
Trasferitosi a Cremona, queste esperienze ferraresi hanno continuato a costituire importanti elementi formativi della sua arte. Ancora nel 1490 sono chiaramente visibili, nella Madonna Speroni, come ha segnalato il Salmi (1926), accenti nettamente ferraresi, che sempre si riscontrano puntualmente in lavori assegnabili al C. di quell'epoca; come la S. Caterina con devota dell'Accademia Carrara di Bergamo, la S. Lucia con lamadre davanti alla tomba di s. Agata (P. Hendy, European and American paintings in the I. S. Gardner Museum, Boston 1974, pp. 54 s.) e la Adorazione del Bambino con due santi oranti della Pinacoteca di Cremona (M. Gregori, in Paragone, VI [1955], 12, p. 27).
Del C. miniatore sono documentati, come si è visto, gli interventi (1482-83) in due antifonari della cattedrale di Cremona; a questi si collegano strettamente un foglio con il Profeta David in lettera "G", nella Pinacoteca civica di quella città e due miniature con la Resurrezione a Berlino (Kupferstichkabinett, n. 2608: in lettera "R" con stemma di famiglia cremonese: vedi P. Wescher, Beschreibendes Verzeichnis der Miniaturen..., Leipzig 1931, pp. 138 s.) ed a New York (ill. in Ruhmer, 1960). Di un codice sacro firmato e datato 1490, simile a quelli dì Cremona e citato nel 1885 dal Caffi come esistente nel monastero del Sacro Monte sopra Varese, si sono perdute le tracce.
Le ricerche più recenti (Ferrari, 1958, con bibl.) hanno chiarito definitivamente che non è attendibile un preteso passo della Chronica di D. Bordigallo (sec. XVI), secondo il quale il C. avrebbe miniato un mazzo di carte da tarocco per il cardinale Ascanio Sforza. Tuttavia, anche se la notizia non è autentica e forse deriva da un falso, l'arte del C. miniatore si riconosce in alcune carte da tarocco eseguite a completamento dì un famoso mazzo di arte lombarda, di origine viscontea e a lungo conservato presso nobili farniglie bergamasche (D'Otrange, 1954). Le sei carte attribuibili al C., secondo la prima felice intuizione del Toesca (1912) sono ora divise tra l'Accademia Carrara di Bergamo (Stella, Luna, Mondo: vedi Accad. Carrara, La raccolta Baglioni... [catal.], Bergamo 1976, p. 44 e figg. 56-58) e la Pierpont Morgan Library dì New York (Soli, Temperanza, Forza: Moakley, 1956).
L'arte del C., anche nel campo della miniatura, si manifesta di. esuberante fantasia decorativa e preziosità di colori, secondo precedenti lombardi, fedele ad una tradizione operativa cremonese risalente anche a Gerolamo da Cremona, con echi padovani mantegneschi, ma senza mai abbandonare accenti ferraresi. Basta ricordare a questo proposito le palesi affinità delle carte da tarocco. con le incisioni dei cosiddetti "tarocchi del Mantegna", di origine probabibnente ferrarese. Sono assegnabili al C. o alla sua scuola anche le opere seguenti. Pitture: Ferrara, Pinacoteca nazionale: Madonna con Bambino e s. Rocco, affresco già in S. Michele (attribuzione dei Salmi); Firenze, Settignano, villa "I Tatti": Angeli che piangono s. Caterina (F. Russoli, La coll. Berenson, Milano 1962, p. LXXII); Milano, vendita Finarte, 1968: S. Margherita e offerente, tempera su tavola, frammento (catal. 4, n. 8, tav. 20). Miniature: Arezzo, Arch. capitolare del duomo: Salterio scritto da Martignoni da Cremona (1502), opera di seguace (Salmi); Milano, Biblioteca.Trivulziana: Breviarium Romanum, cod. 394 con riflessi dei Cicognara (Sciolla, 1966);Modena, Biblioteca Estense: Breviarium Romanum, Lat. 612, n. 5.10, opera di miniatore ferrarese vicino al C. (13. Fava-M. Salmi, Imss. miniati della Bibl. Estense..., Firenze 1950, pp. 162 s.); Montreal, Museum of Fine Arts: carta da tarocco (Temperanza); Napoli, Bibliot. nazionale: Breviarium Romanum, ms. I, B. 52, opera di miniatore cremonese, vicino al C. (Salmi; Muzzioli); U.S.A. coll. priv.: Graduale di Ludovico de Gazis, opera di miniatore cremonese, con riflessi del C. (Sciolla, 1966).
Sono invece andate perdute le tavolette con la Madonna e con S. Omobono conservate in S. Antonio Abate di Cremona (sagrestia).
Sono da rifiutare infine le seguenti attrib.: Bologna, Pinac. naz.: Madonna e Bambino, (già Santini), del "Maestro dagli occhi spalancati"; Boston, Museum of Fine Arts: Madonna e Bambino, n. 9 (assegnata al Bramantino, attribuita al C. da Hendy, 1931);Copenaghen, Statens Muscum for Kunst: Madonna e Bambino, n. 11 (forse del Canavesio, attribuita al C. da G. M. Richter, in Apollo, XIX [1934], p. 128); Cremona, Pinacoteca: Madonna del Capitolo, n. 74 (M. Monteverdi, in Commentari, XIV [1963], p. 42); Ferrara, palazzo Schifanoia: affleschi nei mesi di Giugno e Luglio, attribuiti al C. dal Ruhmer del "Maestro dagli occhi spalancati"; Ibid., Pinac. naz.: Padreterno (già nel monastero di S. Antonio), attribuito al C. dal Ruhmer, opera di artista ferraiese più tardo del "Maestro dagli occhi spalancati"; Madonna con Bambino e s. Scolastica (dallo stesso monastero); Londra, National Gallery: parti di polittico con Santi, n. 584 (già ad Edimburgo, attribuzione di A. Venturi, in L'Arte, XXVIII [1925], pp. 100 s.), del "Maestro di Pratovecchio" (Longhi, 1952); Ibid., coll. Wallace: dittico con Annunciazione (attribuzione di Hendy, 1931); Ibid., mercato antiquario: Madonna con il Bambino in.trono e due angeli (già a Roma, gall. Sangiorgi, 1910, attribuzione Ragghianti), opera del Cossa, e due Madonne col Bambino (attribuzione Sandberg Vavalà, 1937, fig. 67); Nonantola (Modena), abbazia: Ascensione (attribuzione del Ruhmer), opera di ferrarese più tardo del "Maestro dagli occhi spalancati"; Parigi, Museo Jacquemart-André: Trionfo di s. Orsola, n. 1015, di scuola ferrarese; Ravenna, Galleria dell'Accademia: dittico con Annunciazione, n. 184-185 (A. Martini, La Gall. dell'Accad. ..., Venezia 1954, pp. 50-54, 62-65). attribuzione di E. Sandberg Vavalà (1937); Venezia, coll. Cini: S. Giovanni Battista (già Stroganoff), attribuzione di Sandberg Vavalà (1937, fig. 5), opera di Marco Zoppo.
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