CHICHI (Chicchi; erronea la versione Chigi), Antonio
Figlio di Carlo e di Barbara Cassani, romani, nacque a Roma il 7 gennaio del 1743, e venne battezzato nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina il 12 dello stesso mese. Abitò tutta la vita nella piazza dopo il vicolo della Lupa come risulta dagli Stati d'anime della parrocchia di S. Nicola dei Prefetti, da cui appare che era architetto, che la famiglia era povera (non compare mai la figura di alcun servitore) e che morì celibe.
Finora il suo nome è conosciuto soltanto dalla firma che egli appose ai modellini in scala molto esatta, in sughero spesso dipinto, di costruzioni classiche di Roma e dintorni che vendeva ad amatori specialmente tedeschi. La sua firma appare sotto diverse forme: "Chichi", "Antonio Chichi", "Chichi architetto", "Chichi F [ecit]". La più estesa e completa si trova su una piccola tavoletta applicata allo zoccolo del modello del Pantheon nel Museo di Kassel: "Antonio Chichi, Architetto, Roma 1782".
Il langravio Federico II di Assia-Kassel durante il suo soggiorno a Roma nel 1777 deve aver visto i modelli del C. e aver fatto ordinazioni: negli anni seguenti fu acquistata la serie, originariamente di trentasei modelli, per la collezione di Kassel (la firma del Pantheon è del 1782). Dal 1786 un mercante di Lipsia, Rost, si era incaricato della vendita dei modelli in Germania (Anzeige aller Kunstwerke der Rostischen Kunsthandlung zu Leipzig, Leipzig 1786, pp. 43-46; la serie di trentasei opere di questo catalogo è identica a quella di Kassel della quale ne restano oggi trentatré). Nel 1790-91 il langravio Ludovico X di Assia-Darmstadt (più tardi granduca Ludovico I), tramite il consigliere aulico Reiffenstein che si trovava allora a Roma, acquistò dal C. un'altra serie uguale (vedi i conti di cassa del Gabinetto 1790-1830, conservati nel Hessisches Landesmuseum di Darmstadt; nelle collezioni di Darmstadt oggi sono conservati venticinque modelli). I resti di una terza serie, acquistata quasi contemporaneamente, sono conservati nel museo del castello di Gotha (Repubblica democratica tedesca): si tratta di dodici modelli che per tecnica e per alcune firme sono indubbiamente del Chichi. Nel 1798 il C. inviò alla mostra della Reale Accademia di belle arti e di scienze meccaniche di Berlino sette modelli dei quali oggi ne resta solo uno, nell'Accademia stessa: l'Arco diSettimio Severo con la firma su uno dei lati brevi dello zoccolo.
Fra i contemporanei del C., il primo che lo menziona indirettamente è il teologo di Würzburg Franz Oberthür che nel 1772 sitrovava a Roma. Oberthür infatti, parlando dell'architetto Augusto Rosa che egli considerava l'inventore della felloplastica, dice che aveva un rivale che lavorava nelle vicinanze di piazza di Spagna: vedi l'autobiografia dell'Oberthür, ms., p. 35, conservata nella Biblioteca universitaria di Würzburg; stampata con leggere variazioni nel Journal des Luxus und der Moden, XX (1805), pp. 288-290, dove, in una nota (del 1805quindi) si dice che il C. era l'unico architetto in sughero operante in Roma a quell'epoca. È questa l'ultima menzione; precedentemente il suo nome era stato citato da Goethe (Tagebuch der Italienischen Reise, 1º nov. 1786) e da Jean-Paul (Titan [1800-1803], I, Berlin 1827, pp. 21 s.).
Il C. morì il 30 sett. 1816 nella stessa casa in cui era nato e fu sepolto nella fossa comune della chiesa di S. Nicola dei Prefetti.
La serie completa dei modelli del C. comprendeva i seguenti edifici secondo le diciture in uso ai suoi tempi: tempio della Fortuna Virile al Foro Boario; tempio di Antonino Pio e di Faustina; portico d'Ottavia; Adrianeo; resti del tempio di Minerva al Foro di Nerva; tempio di Castore e Polluce; tempio di Vespasiano; tempio di Saturno; tempio di Marte Ultore; basilica di Costantino; tempio di Venere e Roma; Pantheon; tempio rotondo al Foro Boario; tempio rotondo di Tivoli; cosiddetto tempio di Minerva Medica; cosiddetto tempio della Tosse presso Tivoli; cosiddette grotte di Egeria nella valle della Caffarella; Colosseo; teatro di Marcello; tomba dei Plauzi presso Tivoli; tomba di Cecilia Metella; tomba sulla via Appia (cosiddetto tempio della Salute); tomba a Porta Capena (cosiddetto tempio del Dio Redicolo); cosiddetta tomba degli Orazi e Curiazi presso Albano; piramide Cestia; arco di Costantino; arco di Settimio Severo; cosiddetto arco di Druso alla Porta Appia; arco di Tito; cosiddetto arco di Giano quadrifronte; arco degli Argentari; cosiddetta Porta Maggiore; cosiddetti Trofei di Mario; ponte Salario; sbocco dell'emissario del lago d'Albano presso Castel Gandolfo; cosiddetta villa di Mecenate presso Tivoli (tempio di Ercole Vincitore).
Il C. eseguiva i suoi modelli in sughero da solo, senza aiuti; come architetto era in grado di eseguire le misurazioni direttamente dagli edifici e di fare i calcoli per la riduzione in scala dei suoi modelli. Originariamente le misure in palmi romani venivano date sullo zoccolo di ogni modello e in alcuni casi sono conservate e leggibili. Sia le misure sia i numerosi dettagli dei modelli indicano che il C. fu fortemente influenzato dalle opere di G. B. Piranesi; probabilmente egli lavorò - come scolaro o come aiuto - per un certo periodo nella bottega di Piranesi; per il suo collega e rivale Rosa questo è provato dalla lettera di un viaggiatore inglese a Roma (M. Mc Carthy, Documents on the Greek Revival in Architecture, in The Burlington Magazine, CXIV[1972], p. 766, nn. 39-41).Riproduzioni in sughero di edifici sono note in Italia al più tardi dal sec. XVI e venivano usate non solo a fini scientifici ma soprattutto per l'arredo dei presepi. I modelli del C. sono ancor oggi utili come oggetti di studio per il gusto archeologico del periodo aureo del neoclassicismo; essi rappresentano, in terza dimensione, lo stato di costruzioni antiche che non esistono più o hanno subito forti mutamenti; gli esperimenti di ricostruzione autorizzano a considerare il C. come un vero e proprio architetto il quale aveva familiarità con i mezzi di studio e di ricerca disponibili ai suoi tempi.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina,Battesimi, XXVII, f. 147;Ibid., S. Nicola dei Prefetti, 13, Morti, VI (1802-24), f. 117; ibid., Stati d'anime,ad annos;E. Stenger, Phelloplastik,die Kleinkünst der Korkbildnerei, Charlottenburg 1927, III, pp. 9 ss.; L. H. Heydenreich, Architekturmodell, in Reallexikon zur deutschen Kunstgeschichte, Stuttgart 1937, p. 932; U. Häfner, Frühe Modelle antiker Architektur, in Museumskunde, s. 3, VII (1966), 1, pp. 1-7; E. V. Philippovich, Kuriositäten - Antiquitäten,ein Handbuch für Sammler und Liebhaber, Braunschweig 1966, pp. 489-494; The Age of Neo-Classicism (catal.), London 1972, pp. 480 s.; Kataloge des Hessischen Landesmuseums Darmstadt, III, A.Büttner, Korkmodelle von A. C., Darmstadt 1975; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 496 (s. v. Chigi).