CESENA, Antonio
Nacque a Varese Ligure, presso La Spezia, presumibilmente al principio del sec. XVI. Presi gli ordini religiosi divenne, in data imprecisabile, parroco del paese natale. Si può arguire che fosse legato da vincoli di dipendenza e di devozione con la potente famiglia Fieschi, poiché in qualche modo il C. si compromise, comunque marginalmente e non al punto da essere coinvolto nella repressione di cui fu successivamente oggetto la fazione, nel tentativo insurrezionale capeggiato nel 1547 da Gian Luigi Fieschi contro la famigliadei Doria egemone in Genova e contro il sistema delle alleanze internazionali della Repubblica, fermamente legata alla Spagna. Dopo la morte di Gian Luigi Fieschi e il conseguente fallimento della congiura, il C. fece ammenda delle proprie simpatie politiche recandosi a Genova, in quello stesso anno 1547, a quanto pare anche in rappresentanza della Comunità di Varese Ligure, "per far riverenza, giurar fedeltà, render ubbidienza e procurare il ben comune", come lo stesso C. ricordava nella sua cronaca.
Non si hanno su di lui altre notizie biografiche; sulla sua personalità e sulla sua cultura rimane invece un modesto documento storiografico, una Relazione dell'origine della terra di Varese descritta dal rev. p. A. Cesena l'anno 1558, una copia manoscritta della quale è conservata nella Bibl. civica di La Spezia. Di tale manoscritto, risalente alla fine del sec. XVI, e del suo contenuto, dà notizia, pubblicandone alcuni brani, il Cerulli, dopo che vi aveva fatto un rapido riferimento il Formentini.
Il C. esordisce affermando di aver "ricercato col mio debole ingegno d'investigare, e sapere il principio della terra di Varese patria mia, li primi abitatori di essa, di dove abbino avuto origine, li nomi dei luoghi, e poi, successivamente le cose occorse, il che è stato molta difficultà per non avere alcun altro davanti di me di tal materia scritto". Un compito al quale gli strumenti critici del C. si dimostrano del tutto impari: incapace di dipanare l'intrigo di tradizioni orali a cui soprattutto fa riferimento, incontrollata nelle fantasiose discussioni toponomastiche, la Relazione non è più che un farraginoso repertorio di leggende e costumanze locali. L'intenzione erudita del resto appare piuttosto come lo schermo di una più coltivata preoccupazione apologetica, l'esaltazione della famiglia Fieschi, alla quale, anche dopo la rovina, il C. rimase devoto. La Relazione tenta dunque di ricostruire, sullo sfondo delle vicende politiche italiane, per cui il C. va largamente debitore al milanese B. Corio, la storia di questa famiglia egemone nella Lunigiana, dalle remote contese tra i Fieschi e i Pinelli sino alla morte di Gian Luigi di Sinibaldo, con la quale appunto i Fieschi cessarono di esistere come fazione di qualche rilievo politico nella vita della Repubblica ligure. Anche in questo caso, peraltro, lo spirito critico fa difetto al C., indotto dai suoi personali sentimenti ad un giudizio del tutto spropositato del ruolo politico dei Fieschi: così, a proposito di Gian Luigi il Vecchio, il fondatore delle fortune politiche della famiglia, l'entusiasmo induce il C. a ritenere che quegli "con la sua prudenza maneggiava non solo Genova ma anco quasi tutta l'Italia".
L'operetta si conclude con la "rovina della illustrissima casa Fiesca", la quale, secondo il C., "è cosa da essere in eterno pianta". All'origine di questa luttuosa conclusione, la congiura di Gian Luigi Fieschi il Giovane. E qui la diretta nozione che il C. ebbe degli avvenimenti avrebbe potuto arrecare il contributo di una testimonianza di prima mano, seppure minore, alla conoscenza dell'episodio, se il cronista nella intenzione di giustificare i protagonisti e di non riaprire vecchie piaghe, e forse anche per qualche preoccupazione personale, non fosse stato indotto a tacere troppe cose, ad accantonare i momenti politici della contesa, per sottolineare quelli, in definitiva irrilevanti, della personale animosità tra il capo della congiura e Giannettino Doria.
Bibl.: U. Formentini, Il Borgo rotondo di Varese, in Boll. ligustico, III (1951), 1, pp. 13ss.;E. Cerulli, Un cronista varesino del '500: A. C., in Giorn. stor. della Lunigiana, n. s., VI(1955), pp. 22 s.