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CERRUTI, Antonio

di Nicola Longo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 24 (1980)
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CERRUTI (Cerruto), Antonio

Nicola Longo

Nato a Borgo Ticino (prov. di Novara) il 13 marzo 1506 da umile famiglia, poté essere avviato agli studi quasi certamente per aiuto di qualche generosa protezione. Era dotato di notevoli capacità intellettuali che gli permisero, giovanissimo, di laurearsi in legge. Durante la giovinezza andò incontro a molte sventure testimoniateci dalle fonti e ricordate da lui stesso nelle sue opere: la famiglia, nonostante le ristrettezze economiche in cui si dibatteva, fu perseguitata dal fisco imperiale; i ladri derubarono più volte la casa, e in una di queste occasioni gli furono sottratti i manoscritti di tutte le sue opere; alcuni nemici attentarono, col tradimento, alla vita sua, del padre e del fratello. Per questi motivi, rivolgendosi per due volte al presidente del Senato milanese invocava giustizia e la restituzione dei suoi scritti.

Presto il C. abbandonò lo studio del diritto e la professione forense, che certamente non gli aveva offerto soddisfazioni né onori, per dedicarsi totalmente alla poesia. Fu così accolto fra i membri della Accademia dei Pastori dell'Agogna fondata da un certo Bartolomeo Taeggio a Novara nel 1550. Sappiamo con certezza che fu a Roma per otto anni al servizio di Alessandro Farnese e di altri illustri prelati. Ugualmente fu protetto da Pier Francesco Pallavicino, vescovo di Aleria, e fu suo ospite durante un viaggio in Corsica. Tornato a Novara, lo troviamo arciprete della cattedrale e cavaliere. A parte l'ode del 1543 a Gian Battista Pioto, la pubblicazione dei suoi versi ha inizio a partire dal 1550 forse in seguito ad un viaggio a Venezia, dove divenne amico di Ludovico Dolce e di Pietro Aretino.

Fu infatti la poesia a suscitare verso di lui la benevolenza o l'amicizia di personaggi come Paolo Giovio, Agostino Caccia, Bernardo Cappello, il Pioto, Gaudenzio Merula, dell'Alciati e di tanti altri. Così in quel 1550 si stamparono i Carminum libri che, dedicati a Cristoforo Marenduzzo, al futuro Filippo II di Spagna, a Francesco Mendoza e a Guidubaldo d'Urbino, contengono novantotto componimenti encomiastici (a Carlo V, a Cosimo de' Medici, a Paolo III, ecc.), politici (contro la Curia di Roma, per la vittoria dell'imperatore sulla lega protestante del 1547, per la restituzione di Parma a Ottavio Farnese), epitalamici (per le nozze di Camillo Castiglione con Caterina Mandelli, di Francesco Gonzaga con Caterina d'Austria, del Muzio con Faustina Sforza, di Guidubaldo d'Urbino con Vittoria Farnese).

Con un diploma imperiale datato 4 apr. 1552 (in cui tra l'altro egli viene definito probo di religione e di costumi, insigne nelle lettere, nel sapere e nell'arte poetica) il C. ottenne da Carlo V, dietro sua richiesta, che gli fosse concessa la cittadinanza milanese. Probabilmente dopo questa data divenne membro dell'Accademia de' Fenici di Milano. In questo stesso anno fu pubblicato il volume di versi intitolato Lusus con dedica al Pallavicino. Si tratta di componimenti scherzosi, amorosi, satirici, talvolta anche mordaci, scritti a Venezia e che dimostrano con evidenza come i modelli classici del C. siano sostanzialmente da individuarsi in Catullo, Ovidio, Tibullo, Orazio e Virgilio.

Delle sue qualità poetiche è facile oggi parlare in termini negativi sottolineandone manchevolezze e cadute sia sul piano dello stile che su quello dell'invenzione, soprattutto se si continua a voler confrontare questo tipo di poesia con i modelli della letteratura classica. Invece è più corretto limitarsi ad una valutazione storica per individuare in questo tipo di produzione poetica non solo l'esito finale di una tradizione erudita, ma l'autentica cultura in cui profondamente credevano questi intellettuali sostanzialmente isolati dal movimento più significativo della loro epoca.

Degli ultimi anni del C. non sappiamo nulla, se non che, tornato ancora a Roma, morì vicino ai Bagni di Viterbo. Ogni illazione sull'anno della sua scomparsa sarebbe azzardata allo stato della ricerca.

Opere: I. C. Ioanni Baptistae Ploto Ode, Borgolavezzaro 1543; Carminum libri quattuor..., Venetiis 1550; Ode tricolas tetrasphoros, Novariae 1557; Ad Petrum Franciscum Pallavicinum... Lusus, Mediolani 1552; Carmen precatorium pro D. Maximiliano ex Hibernia in Germaniam proficiscente (opera offerta dal C. a Carlo V, copia inedita nella Österr. Nationalbibliothek di Vienna, Hist. prof. 1023 e contenente altri quattro componimenti del C., citato in Tabulae); Laude Lauretana (ms.in miscellanea della Raccolta Campori della Biblioteca Estense, edita da A. Professione).

Fonti e Bibl.: G. Merula, Terentianus dialogus..., ex Forolebetiorum 1563, p. 33; B. Burchelato, Charitas sive convivium dialogi cum septemphysic., Tarvisii 1593, p. 152; A. Possevino, Bibl. selecta..., Venetiis 1603, p. 521; L. A. Cotta, Museo novarese, Milano1701, pp. 68-70; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, II, Venezia 1735, p. 131; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., VII, 3, Roma 1785, p. 169; T. Vallauri, Storiadella poesia in Piemonte, Torino 1841, I, pp. 212-214, 277-278; C. Morbio, Storia della città ediocesi di Novara, Milano 1841, p. 230; Tabulaecod. manuscript. in Bibliotheca palat. Vindobon. asservatorum, VI, Vindobonae 1873, p. 110; G. B. Finazzi, Notizie biogr. novaresi, Novara 1890, pp. 36-37; A. Professione, Una laude lauretana, in Misc. stor. novarese per R. Tarella, Novara 1906, pp. 215-229; A. M. Viglio, Un poeta latino novarese del sec. XVI(A. C.), in Boll. stor. per la prov. di Novara, III (1909), pp. 8-23, 49-75; "Misc. novarese" di L. A. Cotta a cura di G. Pagani, in Boll. stor. per la provincia di Novara, VIII (1914), p. 186; E. W. Dienna. A. C., in Annali dell'Ist. Sup. di Magistero del Piemonte, II (1928), pp. 172-177.

Vedi anche
Novara Comune del Piemonte (103 km2 con 102.862 ab. nel 2008), capoluogo della provincia omonima. Sorta in posizione sopraelevata rispetto alla Pianura Padana (162 m s.l.m.), presso il torrente Agogna, si è prima sviluppata in funzione della via commerciale che legava Milano a Vercelli e dell’area di scambi ... Venezia Comune del Veneto (415,9 km2 con 268.993 ab. nel 2008, detti Veneziani), capoluogo di regione e di provincia. L’insediamento storico della città, posta al centro dell’omonima laguna, è tradizionalmente suddiviso in sei ‘sestieri’ (Cannaregio, Castello, Dorsoduro, San Marco, San Polo e Santa Croce) e ... Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ... Antonio Gherardi Pittore e architetto (Rieti 1644 - Roma 1702). Seguace di Pietro da Cortona, fu abile decoratore (affreschi con arditi effetti prospettici nel soffitto di S. Maria in Trivio a Roma, 1670 circa). Notevoli anche le sue architetture, per gli effetti scenografici assai originali ispirati ai modi di G. L. ...
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Vocabolario
cèrro
cerro cèrro s. m. [lat. cĕrrus]. – Albero delle fagacee (Quercus cerris) che cresce nell’Europa merid., nella regione danubiana e nella penisola anatolica, alto da 2 a 25 m, con foglie oblunghe, ghianda allungata, tronca, con cupola a squame...
cerruto
cerruto agg. [der. di cerro], ant. – Ricco di cerri: costretti furono a ritirarsi sotto ’l c. colle (Boccaccio).
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