CAVAGNARI, Antonio
Nacque a Bettola (Piacenza) il 3 febbr. 1839 da Giuseppe e da Caterina Mazzoni. Laureatosi in giurisprudenza all’università di Padova, fu quindi per un breve periodo combattente garibaldino. Pur conservando qualche interesse per l’attività politica (sara poi eletto consigliere comunale a Padova), si dedicò prevalentemente alla carriera accademica che svolse tutta presso la facoltà di giurisprudenza dell’università di Padova, divenendovi professore straordinario di filosofia del diritto nel 1879 ed ordinario nel 1883. Sempre alla facoltà di giurisprudenza di Padova fu anche professore incaricato di diritto costituzionale, occupando per un trentennio la cattedra lasciata vuota dal Luzzati.
La sua produzione filosofico-giuridica è vasta, ma resta legata a un indirizzo genericamente razionalistico ed eclettico, che, se è significativo per individuare le caratteristiche di una parte della cultura accademica della fine del secolo, ha lasciato poche tracce nella storia della cultura giuridica moderna. Rappresentativa di queste particolarità dei suoi scritti è l’opera maggiore, il Corso moderno di filosofia del diritto (3 voll., Padova 1882-1907).
Fra le altre opere vanno ancora ricordate: Il nuovo diritto degli individui e dei popoli, ibid. 1869; Odierno indirizzo della filosofia del diritto, ibid. 1870; Elementi naturali, storici e filosofici del sistema del diritto, ibid. 1876; La filosofia del diritto e la proprietà letteraria, ibid. 1883; La psicologia dello Stato, ibid. 1901.
L’orientamento del C. è determinato, prevalentemente anche se non esclusivamente, da una ripresa della tematica della scuola storica del diritto, il cui merito gli appare essere consistito nell’aver “ripreso il principio storico e di averlo elevato ad origine della scienza del diritto”. Le sue indagini non si sviluppano tuttavia nell’analisi dell’oggetto specifico del diritto e dei sistemi giuridici, ma tendono a sviluppare un’analisi puramente speculativa di principi generali (la natura, la storia, la ragione) che ci pare elemento sufficiente a collocarlo non fra i giuristi, ma fra i tardi epigoni (ristretti fra l’altro ad un ambito puramente accademico) del pensiero idealistico tedesco.
Per quanto riguarda le valutazioni storiografiche del pensiero filosofico e giuridico, l’opera sua più significativa rimane quella, già citata, dedicata a La psicologia dello Stato. In essa il C. distingue tre fondamentali “dottrine dello Stato” che chiama rispettivamente meccanica, organica, psicologica. Della prima tendenza individua come rappresentante Montesquieu, “dappoiché egli intende costruire e moderare i poteri come si pongono freni alle macchine. Per infrenare i poteri ha bisogno di contrapporli, per contrapporli di dividerli” (pp. 15 s.). Rappresentante della stessa tendenza è B. Constant, “dacché concepì l’ordinamento sociale come una costituzione che egli rassomiglia al meccanismo di un orologio” (ibid., p. 19). Rappresentante della teoria “organica” è, invece, secondo il C., John Locke, e di quella “psicologica” Rousseau, “poiché condanna la forza, proclama la libertà e la sua inalienabilità e fonda i suoi principi sulla libertà della ragione” (ibid., p. 17). Da questa parziale tipologia egli deriva come cqnclusione teorica una difesa, debole peraltro, dello Stato di diritto e una critica implicita, ma significativa del sistema parlamentare.
Sono valutazioni da cui emerge con evidenza come il conservatorismo del C., pur ammantato di modernità liberale, si traduce in una tendenza astrattamente speculativa che acquista un significato “ideologico” consistente nell’occultamento delle scelte di organizzazione che lo “Stato liberale” proprio in quel periodo andava compiendo.
Ricordiamo ancora fra gli scritti rilevanti: Nuovo sistema di rappresentanza politica, in Studi giurid. dedicati ed offerti a F. Schupfer, Torino 1898, III, p. 17-42; Spiritualismo e materialismo nel diritto, in Arch. giuridico, VI (1870), pp. 343-448; Genesi ed evoluzione dell’ideale giuridico dell’umanità, in Annuario della R. Univ. degli studi di Padova, 1894-95.
Il C. morì a Padova il 2 dic. 1913.
Bibl.: Necrologio di V. Polacco, Notizie biografiche del rimpianto Prof. A. C., in Annuario della R. Univers. degli studi di Padova, 1913-1914, pp. 331 ss.; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto ital., a cura di P. Del Giudice, II, Milano 1923, p. 358; R. Orecchia, La filosofia del diritto nelle università ital., Milano 1967, pp. 86 s.; Id., Maestri ital. di filos. d. diritto..., Roma 1978, pp. 39-42.