CAVAGNA SANGIULIANI, Antonio
Nacque ad Alessandria il 15 ag. 1843 da Giovanni Battista, conte di Gualdana, e da Ida Fenini; adottato nel 1853 dal cugino Antonio Sangiuliani, conte di Balbiano, ne assunse il cognome aggiungendolo al suo. Volontario nel regg. Lancieri Aosta, partecipò alla campagna del 1866; combatté valorosamente, anche se l’entusiasmo che l’aveva spinto si era andato spegnendo per la sfiducia nei capi e la vana attesa di un fatto d’armi che, dopo Custoza e Lissa, riabilitasse l’esercito italiano. Il 7 sett. 1866 il C. fu congedato con il grado di sottotenente e gli fu conferita la medaglia commemorativa per la campagna del 1866.
Conseguita la laurea in legge presso l’università di Roma (15 nov. 1871), si dedicò alla gestione dei suoi vasti possedimenti nel Pavese, e si occupò intensamente delle vicende politiche e amministrative locali. Fu assessore comunale di Voghera (1873), consigliere comunale (1885) e poi sindaco (1886) per molti anni a Bereguardo, presidente del Museo civico di Pavia, membro dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti nazionali; amministratore e presidente di molti asili, ospedali, congregazioni di carità.
Alla sua attività pubblica si ricollega un gruppo notevole di scritti legati allo studio delle condizioni economiche e sociali delle province lombarde. Tra essi si segnalano L’agricoltura in rapporto all’economia politica ed alla proprietà (Milano 1864) e un gruppo di monografie sulle ferrovie della Lombardia.
Cultore delle discipline storiche, dedicò la maggior parte della sua attività agli studi. Diede alle stampe circa duecento lavori (elenco completo in Bollea, 1914), ricchi d’informazioni documentarie per lo più inedite. La sua attività scientifica si rivolse specialmente alla illustrazione delle vicende storiche delle province lombarde, alla bibliografia statutaria italiana, alla storia locale e a quella artistica. Legati allo studio della storia dell’arte furono i suoi primi lavori: Dell’abazia di S. Alberto di Butrio... (Milano 1865) e Il portico di S.Celso in Milano (Milano 1865).
Questo scritto, con l’eco avuta nella stampa contemporanea, contribuì a salvare dalla demolizione il portico bramantesco di S. Celso; in append. all’opera il C. inserì una Proposta di Giunte provinciali e comunali d’antichità, progetto che precorreva nei dettagli il successivo Ufficio statale di conservazione dei monumenti. A queste prime opere fece seguito un gruppo di circa sessanta lavori relativi a monumenti della Lombardia, e particolarmente di Milano, Voghera, Pavia e della regione del Lario. Di molti edifici lombardi di notevole valore artistico il C. si occupò anche materialmente, salvandoli dalla distruzione e promuovendone il restauro.
Storico scrupoloso, coltivò approfondite ricerche di storia locale: frutto di esse furono numerosi lavori, fra i quali spiccano i volumi di Statuti italiani riuniti ed indicati dal conte A. Cavagna Sangiuliani (Pavia 1907), ricca raccolta di bibliografia statutaria elogiata e apprezzata dai contemporanei e valutata superiore in alcune voci alla classica raccolta statutaria del Fontana. L’opera non fu però completata, giungendo essa soltanto alla lettera “M”. Di grande rilievo appare inoltre un cartario diplomatico e storico della città di Voghera: Documenti vogheresi dell’Archivio di Stato di Milano (715-1284), volume XVII della Biblioteca della Società storica subalpina (Pinerolo 1910); il C. aveva iniziato la raccolta di tali documenti sotto la guida di C. Cantù, al quale fu legato da profonda amicizia. Opera anche essa relativa alla storia della città iriense è L’agro vogherese. Memorie sparse di storia patria (Casorate 1908), quattro volumi ai quali il C. dedicò un ventennio di attività. Altro nucleo della sua produzione storica fu lo studio dell’Ordine benedettino in Lombardia nei secc. XV-XVIII; all’abbazia di Bobbio dedicò più volte lo studio e l’attività di ricerca documentaria. Nel 1903 aveva pubblicato a Roma Antica e nobile famiglia Cavagna, Cavagnis di Voghera e Pavia.
Bibliofilo d’eccezione, il C. raccolse alla Zelada di Bereguardo, sua dimora in provincia di Pavia, una importante biblioteca, contenente circa 85.000 volumi di interesse storico e archeologico, una collezione di 5.000 carte topografiche e geografiche d’Italia, manoscritti inediti, pergamene (secc. XIII-XVI), 3.000 codici membranacei e cartacei, circa 15.000 opuscoli; l’importanza di tale insigne raccolta fu riconosciuta unanimemente in campo nazionale e internazionale.
Perché questo ingente patrimonio culturale potesse essere ampiamente conosciuto e utilizzato, il C. stese alcuni cataloghi parziali della biblioteca, divulgando e facilitando la consultazione di carte, codici e libri da lui posseduti. Aveva a lungo lavorato al progetto di un catalogo unitario toponomastico della biblioteca, e a tal fine aveva steso tutta la schedatura; l’opera fu interrotta dalla morte. Rimangono perciò solo i cataloghi parziali: di essi sono a stampa Le carte pavesi, primo volume dei Regesti di carte storiche lombarde (Pavia 1906), e gli Statuti italiani (ibid. 1907); solo manoscritto le Carte storiche lombarde. Nel 1920 la biblioteca della Zelada veniva acquistata dalla Bibl. della Univers. of Illinois di Urbana (cfr. Manuscripts and printed docum. of the Arch. Cavagna Sangiuliani…, a cura di M. M. Sexton, Urbana 1950; in elaborazione il catalogo degli stampati).
Quale riconoscimento delle sue qualità personali il C. ebbe medaglie d’oro e d’argento, decorazioni italiane ed estere, onorificenze accademiche e civiche fra le quali le commende dei SS. Maurizio e Lazzaro e del S. Sepolcro.
Nel 1867 il C. aveva sposato Beatrice Vecchi; rimasto vedovo sposava nel 1885, in seconde nozze, Maria Gramignola, nipote di Tommaso Grossi, dalla quale ebbe quattro figlie. Morì a Milano, ove si era trasferito dalla dimora consueta di Pavia, il 5 apr. 1913.
Fonti e Bibl.: Torino, Biblioteca Reale, A. Manno, Il patriziato subalpino, III (dattiloscritto), pp. 273 ss.; E. Salviani, Cenni biografici dei conte A. C. S., Milano 1871; P. Lugano, Il conte A. C. S. ed i suoi studi intorno all’Ordine benedettino, in Rivista storica benedettina, IV (1906), pp. 594-597; L. C. Bollea, La biblioteca Cavagna Sangiuliani (Zelada) in alcuni cataloghi, in Riv. storica italiana, XXXVI (1909), 1, p. 1; F. Gabotto, Cenno biobibliografico del conte A. C. S., Pinerolo 1910; F. Guasco di Bisio, Dizion. feudale degli antichi stati Sardi, Pinerolo 1911, pp. 331, 774; La morte del conte A. C. S., in La Perseveranza, Milano, 7 apr. 1913; G. Romano, Il conte A. C. S., in Boll. della Soc. pavese di storia patria, I (1913), pp. 218-221; Biblioteca Cavagna Sangiuliani, in Minerva Jahrbuch der Gelehrten Welt, 1914, p. 1142; L. C. Bollea, In mem. del conte A. C. S. ..., Pavia 1914 (con bibliogr. completa, e lettere del C. del 1866); A. Manno, Un gentiluomo alessandrino di altri tempi, in Alexandria, II (1934), 3, p. 90; V. Spreti, Enciclopedia stor-nobiliare ital., II, p. 393.