CARNEVALI, Antonio
Nato il 19 febbraio 1791 a Milano da Andrea e da Rosa Bastini, frequentò la scuola militare di Pavia, uscendone col grado di sottotenente il 3 giugno 1810; tenente nel 7º reggimento fanteria di linea, fece la campagna del 1813 in Germania con la Grande armata, restando ferito a Wittenberg; fatto prigioniero, poté ritornare in patria nel settembre dell'anno seguente. Nominato professore di matematica presso il collegio militare di S. Luca (6 marzo 1815) dopo il ritorno dell'Austria in Lombardia, ebbe il grado di sottotenente nel reggimento di fanteria "Principe d'Orange". Nel 1817 volontariamente abbandonò l'insegnamento che ricopriva e il servizio militare, per dedicarsi agli studi; conseguiti i diplomi per l'insegnamento delle matematiche e della fisica, esercitò presso il collegio delle Filippine e, dal 1827 al '47, fu apprezzato procuratore presso la nobile casa Bolognini.
Per la particolare competenza nell'impiego dell'artiglieria e del genio, il C. prese parte attiva alle Cinque giornate di Milano del 1848 come direttore di tutti i punti di difesa, nella qualità di membro del Comitato municipale di difesa (assieme a Luigi Torelli, Riccardo Ceroni, Antonio Lissoni, Augusto Anfossi); il Comitato, composto - a detta del Cattaneo - di vecchi militari, gente energica e libera da preclusioni politiche (Ambrosoli, p. XLII), e non di "cortigiani", diede il più utile concorso al Consiglio di guerra (formato da Cattaneo, Cernuschi, Terzaghi, Clerici), lavorando d'accordo con esso (Archiviotriennale delle cose d'Italia, p. 169).
Della sua esperienza di vecchio combattente napoleonico, come del suo sapere e dell'abilità tecnica sotto il profilo militare, diede prova in particolare il C., allorché venne deciso di completare la liberazione di Milano con la conquista delle porte e l'introduzione in città di centinaia di armati provenienti dal contado; per superare la difficoltà di avvicinamento alle porte - essendo le strade prese d'infilata dall'artiglieria austriaca - il C. inventò le barricate volanti (di cui fu esecutore il pittore Gaetano Borgocarati), dando il suggerimento "di riunire fascine legate con corde, e bagnate, così da formare dei grossi cilindri di circa tre metri di diametro da spingere avanti: le cosiddette barricate mobili" (Pieri, p. 193).
Falliti i tentativi di forzare dall'esterno o dall'interno porta Comasina, porta Ticinese, porta Romana, il 22 marzo vennero concentrati gli sforzi su porta Tosa (d'allora in poi porta Vittoria), la cui conquista divenne possibile per l'avanzata della colonna Manara al riparo di cinque barricate mobili (cfr. Il 22 marzo, 25 marzo 1848, p. 91; e la descrizione dei combattimenti in Pio IX, n. 1 del 1848, a opera di V. De Castro). Il C., chiamato dal Consiglio di guerra a far parte dell'azienda militare assieme ad altri, fu incaricato di formare i quadri della Legione mobile; membro del Comitato di guerra e responsabile del dipartimento VI (artiglieria, treno ed istruzione), dopo l'evacuazione da Milano del Radetzky aperse un arruolamento speciale per artiglieria e treno, e s'incaricò dell'insegnamento richiesto in queste due armi. Il 7 aprile del '48 venne nominato dal governo provvisorio maggiore d'artiglieria e direttore della scuola d'artiglieria e genio in S. Luca, all'organizzazione della quale però, alla data del 19 giugno, non era stato dato ancora compimento (Marchetti, 1848. Il Governoprovvisorio…, p. 390).
Passato in Piemonte con le truppe lombarde al ritorno degli Austriaci a Milano dopo l'armistizio Salasco, tenne l'insegnamento presso il deposito degli ufficiali lombardi a Ivrea e poi ad Aosta e, dopo lo scioglimento del corpo, fu posto a riposo - a domanda - col grado di maggiore del genio; ottenuta la cittadinanza piemontese prese dimora in Pallanza presso il R. Collegio, lasciando poi alla città il suo gabinetto scientifico e ritirandosi nel '60 a Caravate (Varese).
Dagli atti d'archivio non risulta che abbia ricoperto la carica di sindaco di Caravate fino al '65; né è stato possibile trovar traccia, presso il Museo del paesaggio di Verbania-Pallanza, di documenti e cimeli relativi al C.; un quadro raffigurante il C. si conserva presso il Museo del Risorgimento di Milano.
Il C. morì a Caravate di Varese il 23 maggio 1866.
Fonti e Bibl.: Milano, Museo del Risorg., Archivio del Governo Provvisorio della Lombardia;Ibid., Carte Cattaneo.Sono da vedere inoltre i periodici milanesi del 1848-49 (e in particolare Il 22marzo e Pio IX e l'Arch. triennale delle cose d'Italia, II, Capolago 1851, pp. 169 ss.; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpina italiana…, Milano 1845, I, pp. 45 ss.; F. Turotti, Storia dell'armi. ital. dal 1796 al 1814, Milano 1855-1856, III, pp. 667-70; L. Tettoni, Cronaca della rivoluz. di Milano, Milano 1848, p. 131; L. Torelli, Ricordi intorno alle Cinque giornate di Milano…, Milano 1876, p. 138; C. Casati, Nuove rivelazioni su i fatti di Milano nel 1847 - 1848tratto da documenti inediti, Milano 1885, II, p.177; C. Cattaneo, Tutte le opere, IV, a cura di L. Ambrosoli, Milano 1967, passim;A. Vannucci, I martiri della libertà italiana, Milano 1887, II, p. 348; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848-49, Milano 1887, pp. 114, 125, 501, 517; Id., Le Cinque giornate milanesi del marzo 1848…, Milano 1889, pp. 114 s.; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio austriaco, I, L'Italia settentrionale, Torino 1892, pp. 443 s.; Gli avvenimenti militari del 1848 e '49, a cura di G. Fabris, I, Il 1848, Torino 1898, p. 170; La presa di porta Tosa. Milano 18 marzo 1893, Milano s. data, (ma 1893); N. Brancaccio, Quadro delle milizie che guerreggiarono sotto Napoleone, in Memorie stor. militari, I(1909), pp. 125-30, 513 s.; B. Emmert, Contributo a una bibliografia d. storia militare del primo Regno d'Italia, in Il Risorgimento italiano, III(1910), pp. 194-214; E. Verga, La "Porta Tosa", in L'Ambrosiano, 18-23 marzo 1923; C. Spellanzon, Storia del Risorg. e dell'Unità d'Italia, III, Milano 1936, pp. 733, 750, 760; IV, ibid. 1938, p. 15 (riproduce un ritratto del C.); A. Vacca Maggiolini, Da Valmy a Waterloo, Bologna 1939, II, pp. 311-26; N. Giacchi, Gli uomini d'arme [italiani] nelle campagne napoleoniche, Roma 1940, pp. 198-202 (per la battaglia di Wittenberg); A. Monti, Il 1848 e le Cinque giornate di Milano…, Milano 1948, p. 210; L. Marchetti-M. Parenti, Il Quarantotto milanese nelle immagini…, Novara 1948, p. 107; L. Marchetti, 1848. Il Governo provvisorio della Lombardia, Milano 1948, pp. 74, 89, 217, 305, 390; F. Curato, L'insurrezione e la guerra del 1848, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, pp. 363 ss.; P. Pieri, Storia milit. del Risorgimento, Torino 1962, p. 193; G. De Paoli, La scuola milit. napoleonica di Pavia, in Boll. ital. di studi napoleonici, III (1964), 8, pp. 19-47; A. Pirotti, Le armi ital. negli eserciti di Napoleone, in Riv. militare, XX (1964), pp. 349-354; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 257 s.