CARDONA, Antonio
Figlio secondogenito di Ugo Folch visconte di Cardona, se ne ignorano data e luogo di nascita, probabilmente avvenuta in Catalogna, alla cui nobiltà la famiglia apparteneva. Dopo la morte del re aragonese Martino il Vecchio, partecipò, con il fratello primogenito Juan Ramón Folch conte di Cardona e ammiraglio di Aragona, al Parlamento generale che si tenne a Barcellona nel settembre 1410 per esaminare la questione successoria. Già in questa assemblea parteggiò con il fratello a favore di Giacomo d'Aragona conte di Urgei, uno dei pretendenti alla successione, al cui partito aderiva la loro famiglia. Mantenne tale posizione ancora nel Parlamento di Tortosa del marzo 1412, ricusando alcuni dei giudici ai quali era stato demandato di risolvere la successione nei possedimenti della Corona aragonese. Nel maggio successivo si recò a Caspe, dove doveva avvenire l'elezione di Ferdinando I di Castiglia, ed espose davanti ai giudici lì riuniti, quale ambasciatore del conte di Urgel, i diritti che questi avanzava alla successione. Successivamente, però, si avvicinò alla corte del nuovo sovrano. Il 16 febbr. 1414 sposò una dama di corte, Eleonora de Villena, sorella di don Enrico, e la cerimonia si svolse nell'ambito dei festeggiamenti per l'incoronazione della regina Eleonora.
Alfonso V il Magnanimo, quando nel 1416, appena succeduto a Ferdinando I, si preoccupò di richiamare in patria dalla Sicilia, dove era viceré e dove si erano manifestati pericolosi fermenti autonomistici, il fratello, l'infante Giovanni duca di Peñafiel, incaricò della delicata missione proprio il Cardona. Egli pare fosse già stato nell'isola presso l'infante, per ordine del quale sarebbe appunto allora tornato in Spagna. Nel maggio 1416 il C. è di nuovo in Sicilia. Il 24 il duca di Peñafiel ordinava infatti al maestro portolano, in esecuzione di una disposizione ricevuta da Alfonso, di versare al C. 4.000 fiorini d'oro, parte in restituzione di un mutuo e parte in adempimento di un impegno assunto in suo favore dal defunto re Ferdinando. Il 16 e il 27 luglio il C. è a Catania dove assistette, alla presenza dell'infante, alla lettura di due sentenze pronunciate contro Bernardo Cabrera.
Con la notizia della morte di Ferdinando, il C. aveva portato in Sicilia gli ordini del nuovo re, che includevano il passaggio dei poteri dalle mani di Giovanni di Peñafiel a quelle dello stesso C. e del vescovo di Lerida Domenico Ram. Il 1º ag. 1406 Alfonso il Magnanimo li nominò infatti suoi viceré in Sicilia. Il 18 agosto il C. fu inoltre nominatocastellano del castello Ursino di Catania. Sostituito il Ram nel 1419, il C. fu poi affiancato da due viceré, Ferdinando Velasti e Martino Torres, e mantenne la carica fino al 1421.
Si crede che successivamente sia tornato in Spagna, ma nel 1435 un Antonio Cardona, conte di Caltabellotta e gran giustiziere del Regno, è uno dei quattro luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, nominati dal viceré Ruggero Paruta che si doveva assentare dal Regno. Rimane però dubbio se si tratti sempre dello stesso personaggio, o di un altro membro della stessa famiglia. Dubbio ancora maggiore riguarda la presenza di un Antonio Cardona nel 1462 al servizio del re Giovanni II contro i ribelli catalani. Per questo caso sembra si possa pensare all'Antonio Cardona conte di Reggio nel 1452.
Da Eleonora de Villena il C. ebbe Pietro, conte di Golisano.
Fonti e Bibl.: G. Zurita, Anales de la Coronade Aragon, Zaragoza 1610, III, ff. 3r, 57r, 64rv, 101r, 126v-128r; IV, f. 113v; Il "Codice Chigi" un registro della cancelleria di Alfonso I d'Aragonare di Napoli per gli anni 1451-1453, a cura di J. Mazzoleni, Napoli 1965, p. 342; B. Aldimari, Hist. geneal. della famiglia Carafa, III, Napoli 169, p. 241; G. E. Di Blasi, Storia cronologica dei viceré luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, Palermo 1842, pp. 39 ss., 55 s.; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle provincemerid. d'Italia, I, Napoli 1875, p. 187; V. Orlando, Ricerche sulla storia di Sicilia sotto Ferdinando di Castiglia, Palermo 1922, pp. 187 s., 197 s.; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, p. 329; V. D'Alessandro, Politica e società nella Sicilia aragonese, Palermo 1963, pp. 301, 306 s.