CARCANO, Antonio
Probabilmente non appartenente alla nobile famiglia milanese di questo nome, nacque a Milano da Bartolomeo, alla metà circa del sec. XV.
Lavorava presso il tipografo Filippo di Lavagna nella sua città natale, quando questi intorno al 1472 intraprese la stampa dell'Opera medica seu Practica... di Giammatteo Ferrari de Gradi, docente nell'università di Pavia. In occasione di questo lavoro il tipografo si recò più volte a Pavia, probabilmente recando con sé qualcuno dei suoi allievi, che ebbero così modo di costatare come l'arte tipografica avesse in quella città, sede del famoso Studio, una grande possibilità di affermarsi. Nel 1475, preceduto di due anni da un altro condiscepolo, Giovanni da Sidriano, il C. si trasferì a Pavia.
Per il primo periodo, cioè almeno fino al 1478, egli non interruppe del tutto il suo rapporto di lavoro con il tipografo milanese, impiantando un'officina nella sua nuova residenza e lavorando saltuariamente nella capitale. Per sostenere le forti spese cui andò incontro nel creare ex novo la sua bottega, il C., che come allievo tipografo non doveva avere molte disponibilità finanziarie, ricevette un notevole prestito da Agostino e Zanino Riva, bidello quest'ultimo dell'università, il quale, grazie alle sue funzioni, gli assicurò l'introduzione nell'ambiente del commercio librario della città.
Mentre alcuni sostengono che il C., il quale a Pavia abitava in piazza Grande, nella parrocchia di S. Cristina, fu attivo in quella città anche anteriormente, il primo libro datato da lui stampato che si conosca è il commento di Giov. Antonio Sangiorgio, insegnante di diritto canonico all'università, Super IV libro Decretalium, dedicato ad Ascanio Maria Sforza, fratello del duca di Milano, edito il 24 maggio 1476, a spese del Riva. A proposito di questa opera sorse fra il C. e il socio una controversia, poiché il tipografo fu accusato dall'editore di voler stampare più copie di quante erano state stabilite nell'accordo. Nel febbraio del 1476, soprattutto grazie all'autorevole intervento dell'autore dell'opera, la lite fu appianata e fu fatto un nuovo contratto, che, ponendo clausole più precise, non dava adito a interpretazioni contrastanti. Nel febbraio dell'anno successivo i soci tirarono le somme e il C. si trovò ancora debitore per una notevole quantità di denaro, a garanzia della quale egli si dovette impegnare nominalmente a cedere tutta l'attrezzatura della bottega e anche i mobili di casa.
In questo primo periodo, sempre in società col Riva, il tipografo milanese stampò parecchie opere giuridiche, quali Consilia et responsa di Angelo degli Ubaldi, Repetitio capituli "Quivis" de pactis di Giorgio Natta, De iure emphiteutico di Giasone del Maino, Tractatus maleficiorum di Angelo Gambilioni di Arezzo insieme con il Tractatus iudiciorum di Bartolo da Sassoferrato, usando per quasi, tutte un bel carattere romano, che probabilmente ebbe in prestito dall'antico maestro, Filippo di Lavagna. Nei due anni successivi il C. continuò la sua attività stampando ancora opere giuridiche, come le Institutiones di Giustiniano, e di medicina, come l'editio princeps dell'Anatomia di Mondino dei Liuzzi e il Super capitulum Avicennae de generatione embrionis di Giacomo da Forlì, adottando però per esse caratteri gotici.
Quindici anni dopo essersi messo a lavorare in proprio, il 6 apr. 1480, il C. estinse il debito iniziale che aveva contratto con il bidello pavese. Egli rimase comunque in società col Riva, che continuava ad assolvere la funzione di editore, ed anche con un altro socio, Luchino Biscossi di Valenza, il quale aveva invece il compito della distribuzione. L'11 giugno 1482 il C., che aveva continuato a stampare opere giuridiche e mediche, strinse un contratto con Girolamo Duranti per l'edizione di un'opera di Avicenna, che non è stata identificata.
Il tipografo doveva fornire in cinque mesi quattrocento esemplari, la metà dei quali dovevano essere consegnati all'editore, che li avrebbe pagati e avrebbe fornito la carta sia per essi, sia per gli altri duecento; questi ultimi sarebbero rimasti di proprietà del tipografo. Poiché ambedue i soci si rivolgevano al medesimo pubblico, per non ostacolarsi nella vendita e per controllarsi a vicenda, ognuno doveva chiedere all'altro il permesso per la vendita dei propri esemplari.
Nel 1484 il C., citato spesso, anche negli atti notarili, come Antonio de Stampis, pubblicò il Pillularium, trattato di farmacologia del medico vercellese Pantaleone Confienza, il quale indicò al tipografo in un non identificato commento di Giacomo da Forlì su un'opera di Galeno, il modello sul quale egli doveva esemplare la nuova edizione. Con ogni probabilità sono opere prodotte dal C. in quello stesso anno le Quaestiones IV librorum metereologicorum Aristotelis e la prima edizione degli Statuti di Pavia. L'anno successivo si dovettero alla sua arte tipografica le Commentationes in aphorismos Hippocratis di Giacomo da Forlì, delle quali egli vendette a Francesco de Capitaneis, altro docente nello Studio pavese, settantacinque copie, impegnandosi a non stamparne altre per diciotto mesi.
Nel 1486 il C., associato ad Epifebo Baldizzoni, divenne bidello dell'università, in sostituzione del defunto Giangiacomo Belloni, ma due anni dopo, il 30 maggio 1488, fu sostituito da Vincenzo de Binago, che tenne l'ufficio fino al 1490, quando il C. fu reintegrato, rimanendo in carica fino al 1492.
Il 1º nov. 1490 venne alla luce per i suoi tipi la Lectura super usibus feudorum.
Il contratto per questo libro fu stipulato il 5 agosto dello stesso anno e con esso il C. si impegnava a stampare mille copie dell'opera, il cui editore era Pietro Grassi, insegnante nello Studio; il bidello Franco de Burgo si assumeva l'incarico di correggere le bozze e inoltre il tipografo era obbligato ad assumere come lavorante Ambrogio de Lovate, bidello speciale del Grassi, il quale doveva evidentemente impedire al C. di tirare più copie di quelle convenute.
L'ultima opera di cui si abbia notizia del C., che fra il 1490 e il 1497 aveva prodotto altre diciotto edizioni fra cui la seconda edizione dell'Anatomia di Mondino dei Liuzzi, è la Repetitio super titulo "De rebus Ecclesiae alienandis vel non" di Andrea Barbazza. Poiché nel 1497 la sua attività, intensa fino ad allora, si interruppe bruscamente, si era creduto che il C. fosse morto in quell'anno. Visse invece almeno fino all'agosto del 1525, come è dimostrato dall'accurato saggio a lui dedicato da T. Gasparrini Leporace.
Dagli atti conservati nell'Archivio notarile di Pavia, egli risultava abitante, nel 1497, nel rione di Porta S. Pietro al Muro, nella parrocchia di S. Maria in Pertica, e comparve come testimone (qualificato come "olim stampatore", a conferma, se ce ne fosse bisogno, della cessazione della sua attività) in atti del 1503 e del 1508. Il 25 ag. 1525 fece insieme con la moglie, il cui nome pare fosse Lucia de Cudebobus, una donazione fra vivi in favore di un loro figlio adottivo.
Le edizioni, tutte di opere giuridiche e mediche, di uso didattico per lo Studio pavese, finora attribuite al C. sono sessanta ed esse, pure se infarcite di numerosi errori, arrivano per la scelta dei caratteri e per l'inquadratura delle pagine a buoni risultati di estetica tipografica.
Fonti e Bibl.: [M. Boni], Lettere sui primi libri a stampa. Lettera seconda, Venezia 1794, p. LXV; S. Comi, Memorie bibliogr. per la storia della tipogr. pavese del sec. XV, Pavia 1807, pp. XVII, XXI, 6, 9 s., 12 s., 15, 18, 21, 28, 32, 35, 40 s., 45 s., 51, 53 s., 57, 60 s., 65, 70, 72 s., 77, 80, 83, 85, 91, 94, 117-19, 121; E. Motta, Filippo di Lavagna..., in Archivio storico lombardo, s. 3, X (1898), p. 39; R. Maiocchi, Ticinensia, Pavia 1900, pp. 41-48, 51 s.; G. Fumagalli, Una novissima riproduzione..., in La Bibliofilia, II (1900-1901), p. 207; R. Maiocchi, L'introd. della stampa a Pavia, in Boll. della Soc. pavese di st. patria, II (1902), pp. 85 s.; Catalogue of books printed in the XV. Cent. now in the British Museum, VII, London 1935, pp. 995-99; T. Gasparrini Leporace, La prima edizione del "Pillularium"…, in La Bibliofilia, LI (1949), pp. 146-52; Id., Le due prime edizioni degli Statuti di Pavia,ibid., LII (1950), pp. 1-12; Id., Notizie e documenti inediti sul tipografo A. C., in Miscell. di scritti di bibliogr. ed erud. in memoria di Luigi Ferrari, Firenze 1952, pp. 327-56, tav. XXIII (con gli annali tipografici del C.); D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1953, p. 96; C. Santoro, Gli inizi dell'arte della stampa, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, p. 876.