CARACCIOLO, Antonio
Della nobile famiglia napoletana, nacque da Emilio e da Caterina Filomarino nella seconda metà del sec. XVI. Compì studi giuridici e fu governatore della casa dell'Annunziata nel 1597 e nel 1615. Precedentemente a questa data, nel 1609 e nel 1611 era stato deputato nei Parlamenti tenuti in quegli anni. Nel Parlamento del gennaio 1617, in cui fu stabilito di inviare al sovrano Filippo III 1.200.000 ducati, fu uno degli otto avvocati designati a dirimere eventuali controversie.
Quando, nell'ottobre dell'anno dopo, il viceré, duca di Ossuna, i cui contrasti con i nobili e i popolari napoletani erano giunti a un punto critico, fece arrestare il cappuccino Lorenzo da Brindisi, inviato dalla città al sovrano, il C. venne il 4 novembre designato a sostituirlo, ma la reazione del viceré alla sua elezione fece sì non solo che egli non partisse, ma che fosse anche obbligato a nascondersi. Fu arrestato l'anno successivo, mentre si trovava a un appuntamento galante e rischiò così di essere giudicato per adulterio, scampando però in seguito abbastanza agevolmente al processo.
Giunto a Gaeta il card. Gaspare Borgia, dopo la sua designazione quale sostituto dell'Ossuna, mentre cominciava la resistenza di quest'ultimo alla presa di possesso del cardinale e Napoli era lacerata non solo dai contrasti fra il viceré e il sostituto, ma anche dal tentativo di coalizione, contro i nobili, del popolo e dell'Ossuna, le "piazze" nobili riuscirono ad ottenere dal viceré di poter procedere all'elezione degli ambasciatori da inviare incontro al card. Borgia.
Il C., eletto per Porta Capuana, chiese di essere l'oratore ufficiale e il suo nome fu imbussolato insieme con quello dell'altro candidato, Cesare Rocco. Fu sorteggiato il C., che il 23 maggio arrivò, primo degli ambasciatori, a Procida, dove intanto era giunto il cardinale. Questi accolse i delegati con molta deferenza e il C. mostrò nel suo discorso una forbita eloquenza, manifestando al cardinale Borgia il desiderio e l'aspettazione dei Napoletani che egli prendesse possesso della sua carica, sicura garanzia del ritorno della calma nella città.
Dopo un decennio in cui mancano notizie del C., questi nel 1630 perorò caldamente la causa degli avvocati, i quali si opponevano all'applicazione della prammatica del 16 dic. 1629, con la quale s'istituiva l'obbligo di superare un esame per esercitare l'avvocatura. In questa occasione subì uno scacco, poiché si finì per accettare l'imposizione. Nel 1631, quando buona parte dei nobili napoletani fu coinvolta nella controversia che vide il marchese di Campolattaro opposto al principe di Conca, egli perorò la causa di quest'ultimo tanto caldamente da finire in carcere.. Anche nel luglio dell'anno dopo, considerato un maestro in giurisprudenza e nell'eloquenza, fu coinvolto in una bega con la giustizia, per aver posto mano alla spada in una rissa. Nel 1634 il C., presidente della Real Camera, sostenne il viceré, conte di Monterey, nella invisa richiesta al Comune di Napoli di una contribuzione straordinaria e anche due anni più tardi appoggiò il viceré nell'imposizione: di altri tributi.
Il 27 febbr. 1638 il C., che aveva sposato in prime nozze Ippolita Rossi, si ammogliò per la seconda volta con Giulia Brancaccio, marchesa di San Sebastiano, assumendone il titolo. Divenuto il C. in quello stesso anno reggente della Cancelleria, Filippo IV, il 6 sett. 1645, gli concesse San Giorgio a Cremano, di cui prese possesso nel gennaio dell'anno successivo.
Scoppiata la rivoluzione di Masaniello (7 luglio 1647) e iniziati, dopo la morte del capopopolo, i combattimenti fra i rivoltosi e le truppe spagnole, durante la tregua che dal 23 agosto portò ai capitoli del 31 dello stesso mese, il C., insieme con gli altri reggenti, lasciò Castelnuovo, ottenendo dai popolari di poter raggiungere la propria abitazione, ma provocando per questo allontanamento le lamentele del vicerè, che biasimò la sua defezione e quella dei suoi colleghi. In seguito, pur avendo ottenuto dall'Annese il permesso di un viaggio a Sorrento per motivi famigliari, rimase a Napoli non derogando dalla sua fedeltà alla Spagna. Non sappiamo tuttavia come trascorse gli anni che vanno da questi avvenimenti al 10 luglio 1658, data della sua morte, avvenuta a Napoli.
Fonti e Bibl.: T. De Santis, Hist. del tumulto di Napoli, Leyden1652, pp. 242, 280; N. Toppi, De origine tribunalium, III, Napoli 1666, pp. 26 s., 128-32, 179, 181 s.; Privilegi e capit. con altre gratie concedute alla fed.ma città e Regno di Napoli dalli ser.mi ri Filippo II,Filippo III…, Milano 1719, p. 83; Privilegii et capit. con altre gratie concesse alla fid.ma città di Napoli et Regno per li ser.mi ri de casa de Aragona, Milano 1720, pp. 188 s.; F. Zazzera, Narraz. tratte dai giornali del governo di don Pietro Girone..., in Arch. stor. ital., IX (1846), p. 493; F. Capecelatro, Annali della città di Napoli, Napoli 1849 pp. 35, 74; Id., Diario, a cura di A. Granito, I, Napoli 1850, pp. 82, 184, 197, 222, 234, 258, 266, e Annot., pp. 106 s.; II, ibid. 1852, pp. 187, 202, 293, 477; [F. Bucca d'Aragona], Aggionta alli Diurnali di S. Guerra, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXVI (1911), pp. 138, 185 s., 189, 192, 367, 556, 788, 797; G. B. D'Addosio, Origine... della... Casa dell'Annunziata, Napoli 1883, pp. 586, 588; M. Schipa, La pretesa fellonia del duca di Ossuna, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXVI (1911), pp. 502, 734-36; XXXVII (1912), pp. 237, 349 s., 352 s.; F. Fabris, La geneal. della fam. Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. XXXIV.